di
Francesco Zanotti
Il rapporto tra banca ed impresa è spesso
(sempre più spesso?) concentrato sui processi di ristrutturazione del debito. Oggi
sarà siglata una nuova moratoria per i debiti a lungo termine che costituisce
un ulteriore supporto a questo processo di ristrutturazione nella speranza di
costruire sviluppo.
Ma attenzione a non avvitarsi nella
contabilità del declino!
Con diligenza le banche, prima di
accettare di ristrutturare il debito, vogliono vederci chiaro: vogliono piani industriali precisi e dettagliati, ma che … dicano cosa? Sostanzialmente quanto
l’impresa riuscirà a snellire la sua struttura di costi permanentemente
(riduzioni del personale, nuovi canali di acquisto di materie prime etc.) o temporalmente
(ad esempio, attraverso la cassa integrazione).
Per studiare questi business plan non
servono conoscenze (modelli e metodologie) di strategia d’impresa, ma
competenze contabili e finanziarie.
Purtroppo, però, la via della riduzione
strutturale o temporale dei costi non può risolvere il problema perché è
fondata su di alcune ipotesi che non possono realizzarsi.
L’altra ipotesi irrealistica è l’attesa della ripresa. Ma la domanda è: ripresa di cosa? Della capacità del mercato di
riprendere ad assorbire i prodotti o i servizi di prima, magari ai prezzi di
prima? Anche questa è una ipotesi del tutto irrealistica. La crisi attuale è
proprio la crisi di un sistema di prodotti e servizi che deve essere
ristrutturato profondamente. Stanno cambiando radicalmente le esigenze delle
persone che vivono nei paesi industrialmente avanzati. E’ impossibile, per
indisponibilità di energia, acqua e materie prime, immaginare di diffondere lo
stesso stile di vita (cioè attraverso gli stessi prodotti, sistemi di
produzione, distribuzione e trasporto) nel resto del mondo. Forse anche nei
paesi che si stanno sviluppando si comincia a desiderare un altro stile di vita
rispetto allo stereotipo attuale dello stile di vita occidentale.
Allora, invece di una progettualità
“contabile”, espressa da pile di fogli excel, è necessaria una progettualità
strategica espressa in progetti d’impresa ad alta emozionalità.
Questa nuova e più intensa progettualità
strategica deve creare nuovi prodotti e servizi capaci di generare nuovi
mercati che riconoscono a questi nuovi prodotti e servizi un valore elevato.
Detto diversamente: è necessaria una
progettualità strategica che permetta all’impresa di presentarsi sul mercato
con proposte alle quali il mercato riconosce un più alto valore.
Più semplicemente: una progettualità strategica
che non si proponga tanto (anche) di agire sui costi, ma intensamente e
permanentemente sui ricavi ed i margini.
E’ solo questa nuova progettualità
strategica che potrà ripristinare una sana capacità dell’impresa di generare
cassa e, quindi, sia di ripagare i debiti che aumentare occupazione, salari e
stipendi.
Non dimentichiamo che la somma di tante
“ristrutturazioni riduttive” (di dipendenti, di salari etc.) genera una
riduzione dei consumi e, quindi, recessione. Ed alle banche interessano anche discorsi di “sistema” perché guardando
solo al ”micro” (una singola impresa per volta) e spingendo a “ristrutturazioni
riduttive” rischiano di appoggiare progetti di ristrutturazioni di una certa
tipologia di clienti che hanno come ipotesi la perdita della capacità di produrre valore di un’altra categoria di
clienti (i loro fornitori o chi si aspetta un rilancio dei consumi).
Per non fermarmi alle dichiarazioni di
principio, per rilanciare una nuova progettualità strategica, è necessario
diffondere presso le banche e le imprese conoscenze (modelli e metodologie) di
valutazione e progettazione strategica.
Noi ci stiamo provando rendendo
disponibile un Rating Progettuale dei business plan. E’ un sistema che permette
alla banca di valutare la qualità dei business plan: se descrivono un credibile
progetto di sviluppo. E’ un sistema che contiene un modello di business plan
che serve alle imprese ad aumentare la loro consapevolezza e progettualità
strategica.
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