di
Francesco Zanotti
Ho letto un paio di giorni fa sul Corriere una intervista a Piero Gnudi, il nuovo Commissario dell’ILVA.
E’ un intervista fatta
di luoghi comuni. Come può fare solo un commercialista figlio del potere
politico.
Mi limito a riferire
delle risposte date alla domanda chiave del giornalista (Fabio Tamburini): ma
il fatto che l’ILVA abbia bisogno di liquidità, non significa che è una azienda
decotta?
Risposta: certamente
no! E le ragioni per cui il dott. Gnudi pensa questo sono sostanzialmente due.
Una più preoccupante dell’altra.
La prima: “L’azienda è
estremamente efficiente. E’ in crisi per difficoltà esterne.”. Cioè: intende
dire che se eliminiamo le “difficoltà esterne”, comincerà a produrre cassa?
Intende dire che, se si facesse l’impossibile (fare in modo che nessuno reclami
più sulle sue modalità di produrre acciaio) tornerebbe a produrre cassa? No,
perché non dispone di una informazione simile. Non c’è un piano che spieghi
come la presunta efficienza sia capace di fare generare cassa all'impresa!
Se poi pensiamo che
l’estrema efficienza (per altro non dimostrata) riguarda solo l’attuale
processo produttivo e non quello nuovo che è vitalmente indispensabile, allora
la sua risposta è definitivamente senza senso.
La seconda affermazione
parte da una negazione del concetto di impresa. Gnudi sostiene che il rifare
uno stabilimento come quello comporterebbe un investimenti di 15 Mld. E che
questo stabilimento monstre è situato in una location interessante (al centro
del Mediterraneo etc.). Ma dicendo questo dimostra al massimo che lo
stabilimento è utile. Non che il far funzionare quello stabilimento potrà
generare cassa. Sostiene, insomma, in qualche modo, l’istituzionalità dello
stabilimento. Ma se lo stabilimento dell’ILVA va mantenuto dalla collettività perché
è utile alla stessa collettività che deve garantire risorse per farlo stare in
piedi, allora non ha senso considerarlo una impresa da lasciare alla
responsabilità di un azionista privato.
Ma che c’entra il
fatto che il dott. Gnudi sia un Commercialista? C’entra perché la strategia
d’impresa (il patrimonio di conoscenze e metodologie che servono per costruire
un nuovo progetto d’impresa) non è nella disponibilità di un commercialista. Ne
ha molte altre, importantissime, ma non questa. Insomma, l’essere
commercialisti non è il titolo più adatto a guidare il rilancio strategico di
una impresa. A riconferma sta il fatto che la sua priorità è trovare un
azionista forte basandosi sulla sciocca teoria della inevitabilità delle
concentrazioni.
Occorre riconoscere
che la scelta è stata generata dal fatto che il dott. Gnudi fa parte del club
di quelli che hanno il patentino della autorevolezza. Figlia della vicinanza
politica ed amicale. E non è necessario specificare oltre, perché tutto è noto
a tutti.
E quell’“attempato” politicamente scorretto? Mica è un delitto essere attempati. No! Lo
diventa solo se si tradisce il ruolo sociale fondamentale (confermato dalle
neuroscienze) di chi è attempato: quello di fare sintesi. E ci si imbarca in un
estenuante lavoro di rilancio industriale che è certamente (cognitivamente) più
adatto a persone più giovani. Io credo che il Presidente di una società debba
essere una persona attempata, l’Amministratore delegato una persona giovane.
Se
leggete l’intervista, vedete che la sintesi non è il valore fondamentale che
ispira il dott. Gnudi: non capisco questo, quell'altro neppure …
Conclusione:
noi cittadini (direttamente o con la mediazione delle banche) aspettiamoci di
dover tirar fuori ancora per lungo tempo tanti soldi.
Un commercialista non può occuparsi di strategie d'impresa? e chi dovrebbe occuparsene?
RispondiEliminaIl problema non è chi se ne occupa ma le conoscenze e le metodologie che utilizza. Chiunque voglia occuparsi di strategia deve garantire che conosce lo stato dell'arte delle conoscenze e delle metodologie di strategia d'impresa. La strategia d'impresa è un'area di ricerca e di conoscenza come le altre. Si evolve, progredisce ...
RispondiEliminaLeggendo i Buisness Plan delle aziende più importanti di questo paese, si deduce facilmente che lo spettro di conoscenze e metodologie utilizzate è molto più povero delle metodologie e delle conoscenze disponibili.
Come a dire: chiedo ad un medico che conosca l'anatomia, ad un commercialista che conosca il fisco .. a chiunque voglia occuparsi di strategia che padroneggi le migliori conoscenze e metodologie di strategia d'impresa.