di
Francesco Zanotti
Carlo Calenda, Vice Ministro per lo Sviluppo, propone oggi sul Sole 24 Ore la sua “scaletta” di un Piano industriale per l’Italia.
Ecco, manca il cuore
di questo Piano: il ruolo dell’impresa.
Mi spiego.
A parte il fatto che
si tratta di idee che circolano da anni e che se non fossero firmate da un vice
ministro nessuno avrebbe pubblicato, tutto il Piano è fondato sull'ipotesi che
il nostro sistema industriale sostanzialmente vada bene così come è!
Parla, è vero, di
competitività dell’offerta, ma dice che la si ottiene agendo sul sistema non
sull'impresa: taglio del costo del lavoro, dell’IRAP, investimenti pubblici e
spending review.
Come a dire: le nostre
imprese sono pronte a conquistare il mondo se le liberiamo dai lacci e dai
lacciuoli che le incatenano.
Ecco .. non è vero.
Oggi siamo in crisi perché il sistema di prodotti e servizi che producono ed erogano
le nostre imprese sono sempre meno “interessanti”. Sono espressione di una
società che ha esaurito la sua funzione storica: la società industriale.
Il vero problema è che le imprese, mediamente,
non vanno bene così come sono. Devono, prioritariamente, riprogettare la loro
identità strategica. Non si può partire dall'alto occorre partire dal basso.
Occorre un Piano per l’Italia che sia un
piano di riprogettazione della identità delle nostre imprese.
Si tratta di un Piano che deve fondarsi sulla
conoscenza: solo dotando le imprese di conoscenze e metodologie di strategia d’impresa
riusciranno in questo sforzo.
Si tratta di un Piano che rivoluziona il
ruolo delle banche delle Associazioni di categoria, delle Camere di Commercio …
Oltre alla impostazione presentata, non
riesco certo a indicare, in questa sede, quelli che credo debbano essere i contenuti
di un Piano industriale per l’Italia. Sarà oggetto di una nostra pubblicazione.
Mi conceda, però, caro Viceministro, di concludere
che oggi di un Piano industriale per l’Italia non solo non abbiamo la “scaletta”,
ma neanche l’indice!
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