di
Francesco Zanotti
Caro Dottore,
ho letto con attenzione il
suo articolo di oggi sul Sole 24 Ore nel quale propone una analisi stringente
(e anche brillante, se mi consente) del dilemma a cui si trovano di fronte le
Banche Centrali: “sadomonetarismo” (le strette creditizie) o “metadonismo”
(generare liquidità a iosa).
Ed è, aggiungo io, un
dilemma che somiglia molto a quello, più antico, dell’asino di Buridano: tutt'e due le alternative hanno le loro buone ragioni. E si rimane lì incerti su quale
adottare. Rischiando (le imprese) di drogarsi o morire di fame.
Io credo che quando ci si
trova di fronte a due poli opposti, ma entrambi attrattivi, è inutile cercare
di scegliere. Occorre guardare da un’altra parte, come suggeriva Einstein.
In questo caso occorre
guardare al “sottostante” della finanza: l’economia reale.
L’espansione della base
monetaria ha senso solo se serve a finanziare lo sviluppo dell’economia.
Ma come si genera lo
sviluppo dell’economia?
La nostra opinione, certo
eterodossa, è che tocca alle banche. Non certo fornendo soldi (anche), ma
conoscenza. Mi spiego.
Le imprese possono superare
la crisi solo attraverso progetti di futuro alti e forti che permettano loro di
costruire nuovi prodotti ed erogare nuovi servizi che siano ologrammi di una
nuova società. Niente di meno.
E come si fa a far sì che le
imprese possano dotarsi di questi progetti di futuro alti e forti? Occorre che
si forniscano loro nuove risorse cognitive (in particolare le conoscenze e le
metodologie di strategia d’impresa) per guardare diversamente il mondo e per
saper, poi, progettare un nuovo mondo.
Se le banche non vogliono
disperdere in sofferenze le risorse che hanno investito o investiranno,
dovranno fornire loro queste risorse cognitive alle imprese. Nessun altro può
farlo.
Per altro, anche le banche
hanno bisogno di ridisegnare il loro “mestiere”. Rimanendo ancorate solo e
soltanto ai servizi finanziari, non riusciranno a sviluppare un nuovo sistema
bancario. Aggiungendo ai servizi finanziari, servizi di conoscenza ci
riusciranno.
Le banche parlano tanto di
“responsabilità sociale”. Ma, poi, finiscono per fare “charity” o mecenatismo.
Io credo che la loro vera responsabilità sociale sia quella di trovare il modo
di aiutare le imprese a costruire sviluppo.
Nel passato bastava fornire
soldi. Oggi è necessario che forniscano anche conoscenza.
Mi piacerebbe molto poter
pubblicare sul nostro Blog una sua risposta. Manderemo, poi, questo post ai
protagonisti del sistema bancario per raccogliere anche le loro reazioni.
Così ne nascerà un piccolo
librettino da mandare ai Responsabili delle Banche Centrali per aiutarle ad
uscire dalla scomoda situazione del tipo “asino di Buridano” in cui come lei ha
così ben descritto, si trovano.
Grazie ed un cordiale saluto
Francesco Zanotti
Oggi 29/12/2014 il sig. Longo ha scritto sul Sole 24 ore commentando del calo dei tassi dei titoli italiani:
RispondiEliminaIl mondo sembra girare alla rovescia: più uno Stato si indebita, più il mercato lo premia.
Commento: Ha studiato recependo passivamente il "pensiero unico" liberista. Non ha quindi capacità critica delle cose che dice.Voto 0.