di
Francesco Zanotti
Leggo sul Sole24Ore di oggi un articolo di Antonio Patuelli (Presidente ABI) dal titolo: La rivoluzione del credito e i capitali privati per la ripresa.
A me,
invece che una rivoluzione, sembra il capitolo forse decisivo di quel processo
involutivo che ha costruito l’attuale crisi e che si chiama: rinuncia al fare impresa.
Innanzitutto
la rivoluzione è solo normativa: l’integrazione dei sistemi bancari a livello
europeo. Non è certo una rivoluzione nel modo di fare banca. Cioè: nei prodotti
e nei servizi che la banca offre.
Forse
questa rivoluzione verrà dopo la rivoluzione normativa … a sostegno e
significazione della rivoluzione normativa … Ecco: no! Infatti, qual è la
strategia che deve, secondo il Presidente Patuelli, accompagnare, significare la rivoluzione normativa? Il rafforzamento patrimoniale. Detto da lui
esplicitamente: serve a poter sostenere le perdite.
Ecco
la involuzione, la perdita del senso di fare impresa, la patologia imprenditoriale
che genera la crisi.
Lo
ripeto, perché anche a me sembra incredibile. La strategia è: aumentare il
patrimonio per sostenere le perdite generate dalle sofferenze. Aumentarlo sempre
di più per poter sempre di più sostenere le perdite … che, sotto sotto, si immaginano crescenti.
Ma una
impresa ragiona al contrario: cerca di sviluppare un nuovo sistema d’offerta
per trasformare le perdite in utili.
Questo
atteggiamento imprenditoriale “normale” è possibile per le banche? Certamente sì!
Anzi è esiziale non adottarlo.
Basta
che le banche si dotino di metodologie di valutazione dei clienti di tipo
strategico, invece che patrimoniale, economico e finanziario. Non solo per
saper scegliere meglio i clienti, ma per generare lo sviluppo del loro sistema
di clienti. Infatti le metodologie di valutazione strategica hanno come
obiettivo la valutazione dei progetti di Futuro delle imprese. E, come tali,
sono di stimolo alle imprese perché generino progetti di sviluppo alti e forti.
Una
rivoluzione sarebbe quella di fare veramente l’impresa: usare metodologie di
valutazione strategica che generano una nuova progettualità imprenditoriale nei
territori.
La banca
che diventa catalizzatore di sviluppo. Che genera la ripresa, non sta ad
aspettare che ci pensi qualche di minore. Se le banche non attivano questa
rivoluzione non risolveranno il loro problema di fondo che non è tanto la solidità
patrimoniale (che, pure, serve), ma il fatto che gli stanno morendo i clienti.
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