di
Francesco Zanotti
Una delle verità che si danno per scontate è che per superare la crisi servono gli investimenti e per stimolare investimenti è necessario un clima di fiducia.
Sciocchezza
agostana. Per mille ragioni che provo a raccontare.
Innanzitutto
fiducia verso chi o verso cosa?
Fiducia
nella possibilità della ripresa. Ma qui è il gatto che si mangia la coda: la
ripresa è generata della fiducia. Ma perché vi sia fiducia è necessaria la ripresa.
Come la mettiamo?
Fiducia
nel governo. Ma che significa? Che il
Governo creerà la condizioni per la ripresa? Ma il gatto non smette di
mangiarsi la coda: il governo farà quello che si ritiene importante per la
ripresa solo se prima ci sarà la ripresa che genererà le risorse necessarie.
Poi,
tagliamo la testa al toro: se ripresa significa la ripresa di questa economia
scordiamocelo. Come abbiano scritto in un post precedente,
questa
ripresa non arriva e non arriverà.
Ed allora?
La fiducia
non è il punto di partenza. E’ un “sentimento” che emerge quando si individua
una strada e la si percorrere con determinazione. A mano a mano che si procede lungo
quella strada, la fiducia si rafforza.
Allora
il “primum movens” è la voglia di costruire un nuovo mondo, una nuova economia
ed una nuova società. Poi questa voglia diventa progetto. E sono i progetti che
attirano investimenti. Progetti alti e forti attirano investimenti quasi indipendentemente
dalla situazione sociale, politica ed istituzionale. I progetti che hanno
generato il miracolo economico italiano sono nati addirittura durante la
seconda guerra mondiale e si sono sviluppati in un Paese fatto di rovine
materiali, sociali, politiche ed istituzionali. Certo progetti di continuità
(acquisto una impresa, aumento la capacità produttiva, rinnovo i macchinari)
hanno bisogno di un sistema Paese che funzioni. Ma, poi, non basta neanche perché
sono destinati a fallire in ogni caso.
I
progetti di sviluppo alti e forti garantiscono una occupazione alta e forte forniscono
le risorse per riformare il sistema Paese.
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