di
Francesco Zanotti
Dovrebbero essere infiniti i punti interrogativi.
Perché il proporre ad un imprenditore di fargli il Business Plan è quanto di
più deleterio ci possa essere. Dobbiamo dire allora che il Business Plan non
serve? Ovviamente no! E, quindi? Quindi concedetemi dieci righe per fare una
proposta alternativa.
L’attività fondamentale e quotidiana di un
imprenditore è la progettualità strategica. Ad ogni istante, di fronte ad ogni
evento, l’imprenditore ripensa alla sua azienda nella sua complessività, Ne
immagina il futuro e attiva le azioni che ritiene possano realizzare questo
futuro. Se così è, la proposta “Ti faccio io il Business Plan” automaticamente
comunica all'imprenditore che il fare il Business Plan non riguarda, non ha
niente a che fare con la vera progettualità strategica che lui fa ogni giorno.
Si comunica, invece, che il fare il Business Plan è un adempimento burocratico
etero imposto. Ad esempio, imposto dalle banche. Ed ha il significato di tutti
gli adempimenti burocratici: ci scrivo quello che mi dicono di scrivere. E che
mi costi il meno possibile.
Gli investitori istituzionali non bancari (in
debito e capitale) hanno netta la percezione della “artificialità” dei Business
Plan attuali, tanto è vero che si fanno un loro Business Plan dell’impresa per
decidere se finanziarla o meno. Ma anche così, non cavano un ragno dal buco perché
sostituiscono a imperativi burocratici la visione di qualche esperto di settore
che è tanto sganciata dalla progettualità imprenditoriale quanto una imposizione
burocratica.
Allora la progettazione strategica va affidata
al genio italico? Metà sì e metà no. Metà si perché il genio italico è storicamente
eccellente. Metà no perché oggi il genio italico degli imprenditori sembra
mediamente essersi impantanato. Altrimenti sarebbe da mo’ che si sarebbe
scatenata la ripresa. Ed allora? Allora … poiché sono andato già al di là delle
dieci righe promesse, la risposta sul prossimo post.
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