di
Luciano Martinoli
luciano.martinoli@gmail.com
l.martinoli@cse-crescendo.com
E' appena iniziato il 46° World Economic Forum di Davos dove i "potenti della terra" si sono riuniti per discutere dei grandi problemi, economici e non solo, della nostra epoca e cercare di risolverli.
Ci riusciranno? La società iperconnessa e ipercomplessa del III millennio consente di essere governata in maniera dirigistica? Vi è una gerarchia di "sistemi" grazie alla quale uno di essi, ad esempio quello politico, può "dirigere" tutti gli altri (economia, clima, educazione, ecc.)?
Ci aiuta a dare una risposta un grande pensatore del secolo scorso, Niklas Luhmann, sul pensiero del quale abbiamo tradotto un libro a breve disponibile .
Egli, attingendo al pensiero avanzato di altre discipline, predispone un impianto teorico altamente convincente per spiegare l'attuale realtà sociale e le sue dinamiche. Una società "senza centro, nè alto, nè basso" che costituisce e sviluppa continuamente sistemi sociali che fanno da "ambiente" l'uno con l'altro e che si sviluppano autonomamente e indipendentemente tra di loro. Sono perturbabili e "irritabili" con stimoli esterni ma certamente non "governabili" nel senso in cui comunemente si attribuisce a questa parola.
A che servono allora eventi come quelli di Davos?
Luhmann confronta le mimiche e le promesse dei politici che pretendono di poter influenzare l’economia (capitalista) con le danze della pioggia degli indiani Hopi e attribuisce la stessa importante funzione a entrambi, cioè “diffondere l’impressione che qualcosa è stato fatto piuttosto che semplicemente aspettare che le cose cambino per conto loro.” Per lo più la politica funziona simbolicamente quando arriva alla pretesa di governare altri sistemi sotto le condizioni di differenziazione funzionale. Non solo forniscono il conforto di una sensazione che “qualcosa è stato fatto”, ma, e forse in modo ancora più importante, assumono un elevato significato sociale. Una danza della pioggia era certamente un evento rilevante nella vita religiosa nativa americana.
L'evento di Davos è di alto prestigio internazionale.
Proprio come qualcuno potrebbe, presumibilmente, guadagnare un alto stato sociale nella comunità nativa americana rappresentando un ruolo principale in una danza della pioggia, essere un oratore in un meeting a Davos non mancherà di migliorare notevolmente il suo curriculum. Sia la danza della pioggia che il summit creano tutti i tipi di “perturbazione”. Essi sono inevitabilmente sia l’oggetto di conversazione della cena di una famiglia indiana che la copertura mediatica delle reti televisive nell’ora di punta. Pertanto una danza della pioggia e un summit (Davos, G8, ecc.) non sono così di interesse per meteorologi ed economisti come lo sono per antropologi e sociologi.
Dunque Davos è inutile?
Sì se si pensa che possa influenzare economia e clima (e 45 anni di scarsi risultati successivi a questo evento ne forniscono un'ampia dimostrazione!), no se visto dall'ottica dei sistemi sociali e la loro evoluzione "autopoietica".
Ma allora cosa bisognerebbe fare per "governare" l'economia, qualsiasi cosa possa significare questo verbo? Ben altro, come diciamo dalle pagine di questo blog, e una illustrazione di dettaglio sarà disponibile proprio nel libro dal quale ho preso questi corsivi.
E' chiaro però come sia urgente, in ogni caso, che le classi dirigenti si dotino di "risorse cognitive" totalmente diverse da quelle usate dai partecipanti ai meeting di Davos.
Questi Summit ? Ritengo siano perfettamente inutili, sono solo un tassello dell'ennesimo solito, trito e ritrito puzzle del potere, e di altri giochini che- onestamente- non fanno altro che sdrenarelaminkiaallepersone
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