di
Francesco Zanotti
Lo dice Silvano Ravazzolo rispondendo alle domande di Mario Gerevini sul Corriere di oggi. Egli si è trovato ad essere, insieme al fratello Gianfranco, il più grande azionista della Popolare di Vicenza. Niente arrosto perché i soldi per comprare le azioni li ha dati ai due fratelli la stessa banca.
Ulteriore tassello paradossale della disastrosa
storia di non molte, per ora, banche locali.
Ma la ragione di questo disastro?
Tutti mi diranno: la malandrinità. Cioè: è colpa
di qualche bandito isolato.
Credo non sia così. Credo che sia peggio. Credo sia
colpa di una profonda ignoranza unita ad una infinita presunzione. Dobbiamo
dircelo: l’attuale classe dirigente bancaria non ha la più pallida idea delle
sfide che deve affrontare una banca. Non dispongono delle conoscenze necessarie.
E questo non vale solo per qualche piccolo Ras di provincia. Vale soprattutto
per il gotha dei banchieri. Non conoscono, ad esempio, nulla di strategia d’impresa,
cioè dell’ambito di conoscenza che permette di progettare il futuro delle
banche e di capire il futuro delle imprese clienti.
Che ci dobbiamo attendere quindi? Domanda
sbagliata. Dobbiamo chiederci cosa è possibile fare. E io credo che la risposta
non possa essere: sostituiamo le classi dirigenti bancarie. La soluzione può
solo essere: forniamo loro le conoscenze di cui non dispongono.
Dobbiamo attivare un progresso cognitivo, non un
progresso punitivo.
Se poi ci saranno davvero stati atti banditeschi,
toccherà alla magistratura occuparsene.
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