Anche un segnale di
profonda impotenza ...
Egregio dottore,
Mi riferisco alla
sua trasmissione di ieri sera che, pur animata dalla sua passione e sensibilità
sociale, si è conclusa con il nulla. Solo accuse e rivendicazioni …
Come si sarebbe
dovuta concludere? Con le indicazioni di un Grande Progetto da tutti condiviso,
emozionante, mobilitante. Tanto da iniziare a dividersi i compiti da fare …
Illusione? No! Glielo dimostro provando a descriverle un grande progetto
immediatamente realizzabile. Salvo la volontà.
Il punto di partenza
devono essere le imprese. Converrà che o le imprese guadagnano (diciamo più
tecnicamente producono cassa), oppure tutti i problemi rimangono insolubili …
Non c’è occupazione, non c’è acquisto non ci sono tasse.
Bene allora
l’obiettivo da perseguire è che le imprese ricomincino a guadagnare molto. Poi
discuteremo come distribuire questo guadagno. Ma se non c’è, tutto diventa
inutile.
Bene, come si fa a
far si che le imprese riprendano a guadagnare? Per rispondere a questa domanda
andiamo a dare una occhiata alle imprese che oggi continuano a guadagnare: cosa
le distingue? Le distingue un differenziale di identità: vendono prodotti
migliori di quelli dei concorrenti e sanno produrli meglio. Le imprese che non
guadagnano hanno perso questo differenziale di identità. E cerano di
ricostruirlo con un'arma esiziale: la riduzione di prezzo. Esiziale perché è
l’arma più “copiabile”. E se tutti la usano si scatena un perverso circolo
vizioso.
Allora, per far
aumentare la produzione di cassa delle imprese (uso questa espressione, invece
di quella più generica di “guadagno”) occorre che queste riprogettino la loro
identità strategica (quello che vendono) e la loro identità organizzativa (il
modo in cui lavorano).
Ma questo è
possibile?
Sì, perché nel mondo
stanno emergendo mille potenzialità per definire nuove identità. Ma a queste
potenzialità si risponde con la conservazione. Facciamo due esempi di questo
rifiutare l’innovazione per la conservazione: uno eclatante ed uno più tecnico.
L’esempio eclatante è quello della FIAT.
Il suo successo è stato generato dal proporre sul mercato auto che avevano un
profondo significato “esistenziale”: erano una proposta a quei tempi
praticabile per aumentare le possibilità di trasporto individuale. Oggi è
necessaria una nuova modalità di trasporto individuale per due ragioni
pesantissime.
La prima è che
l’esigenza crescente di mobilità individuale (per tutti i popoli della terra)
non può essere soddisfatto dal tipo di auto che si costruisce oggi. Infatti, ad
esempio, le nuove generazioni vogliono una mobilità mondiale e non provinciale
come le generazioni precedenti. E considerano sempre meno l’auto come strumento
di autorealizzazione.
La seconda è che,
anche se si volesse provare a proporre questo tipo di auto, ci si scontrerebbe
con una crescente problematicità ambientale.
L’esempio più tecnico è quello delle piccole e medie
imprese fornitrici di semilavorati.
Oggi esse, invece di diventare promotrici di innovazione presso i produttori
finali, si combattono a colpi di sconti.
Cercando una
sintesi: il problema della perdita della capacità di produrre cassa è causato
da un rifiuto verso l’innovazione profonda.
L’innovazione
tecnologica rischia di essere una pietosa illusione. Se non si vuole modificare
l’identità profonda delle imprese, si immagina che l’innovazione tecnologica
possa permettere di continuare a “far funzionare” l’identità del passato. Forse
in qualche modo l’innovazione tecnologica può fare anche questo. Ma non è
risolutivo: può venire immediatamente copiato dai tecnici dei concorrenti.
Come permettere alle
imprese di vincere la sfida dell’innovazione profonda? Fornendo sia alle
imprese sia alle banche, che ne sono il riferimento e il sostegno fondamentale,
nuove risorse cognitive per riuscire a individuare i segni, abbondantissimi, di
nuovi e futuri mondi possibili. Nuove risorse cognitive per saper progettare
concretamente nuovi mondi possibili.
Con queste nuove
risorse cognitive le imprese riusciranno a sviluppare progetti di impresa
profondamente innovativi che aumenteranno la loro capacità di produrre cassa.
Queste nuove risorse
cognitive dovrebbero essere fornite dalle banche che dovrebbero usarle per
valutare i nuovi progetti di impresa.
Ma quali sono queste
nuove risorse cognitive?
Facciamo un esempio.
Oggi lo schema di riferimento di tutti è la competizione. Esso costringe a
guardare ai concorrenti e cercare competitività. Se si usasse lo schema di
riferimento della creazione di nuovi mondi, invece che ai concorrenti si
guarderebbe ai segni del tempo futuro e si progetterebbe come “sfruttarli”,
magari proprio insieme ai propri competitors che non sono solo i concorrenti,
ma tutti coloro che operano all’interno della catena di valore nella quale è
impegnata l’impresa.
Ma è proprio solo un
esempio. Oggi sono disponibili mille nuove risorse cognitive che non vengono in
nessuno modo usate e potrebbero essere decisive per scatenare la voglia e la
prassi di progettazione di nuovi mondi. In generale, queste nuove risorse sono
costituite da nuove conoscenze di strategia d’impresa e di organizzazione che
sono del tutto sconosciute alle attuali classi dirigenti economiche. Sono state
usate, anche se in forma embrionale ed intuitiva dalla classe imprenditoriale
(non solo economica, ma anche sociale, politica e culturale) che ha costruito
questo paese dopo la guerra.
Trasmissioni come la
sua potrebbero proporre l’esistenza e diffondere queste nuove risorse cognitive
e stimolare le classi dirigenti a definire progetti per diffonderle
ulteriormente e farle usare diffusamente. Immagini se alla sua trasmissione
fossero stati presenti Marchionne e qualche banchiere importante ai quali si
sarebbero proposte queste idee … In mezzo ad interlocutori politici e sociali
che avrebbero potuto scoprire il problema del rifiuto dell'innovazione, dell'ignoranza di mille conoscenze … Sarebbe certamente un passo importante per
sviluppare socialmente un grande progetto per fornire al
sistema imprenditoriale e finanziario italiano nuove risorse cognitive per
progettare un nuovo mondo.
La ringrazio per
l’attenzione. Mi consideri a disposizione per ogni approfondimento.
Nessun commento:
Posta un commento