di
Luciano Martinoli
Si è tenuta il 25 e 26 Marzo presso Palazzo Mezzanotte la conferenza di presentazione delle aziende quotate nell’indice Star della Borsa di Milano. Lo scopo della conferenza era, citando le parole degli stessi organizzatori:
… offrire agli analisti e agli investitori italiani e internazionali l’opportunità di fare il punto sui risultati raggiunti e sulle prospettive future delle piccole e medie imprese italiane che rappresentano l'eccellenza del tessuto imprenditoriale italiano.
Non erano presenti tutte le 68 aziende dell’indice STAR alle sessioni di presentazioni pubbliche e quindi il campione può non essere significativo.
Dalle presentazioni pubbliche alle quali abbiamo assistito, come CSE Crescendo, ci è sorto spontaneo e legittimo il quesito sulle prospettive future in quanto queste non erano chiaramente esplicitate.
Sono stati illustrati, infatti, interessanti risultati passati, descrizioni di prodotti innovativi, raggiungimento di importanti quote di mercato. Tutti ingredienti che, immagino, volevano far intendere che si potrà desumere un altrettanto luminoso futuro e da qui generare una fiducia sulle proprie capacità di fare altrettanto domani.
Ma non si è parlato di mille altre cose che sarebbe indispensabile conoscere.
Non si è parlato del significato strategico dei prodotti innovativi: quanto, perché e rispetto a cosa sono innovativi. E che potenzialità di generare cassa hanno.
Non si è parlato della potenzialità di generare cassa dei mercati (ma sarebbe stato necessario parlare di settori industriali e non mercati) nei quali si è aumentata la quota di mercato. Non sarà che questo aumento di quota di mercato è accaduto a spese delle prospettive di generazione di cassa?
Non si è capito quali sono le unità di business fondamentali. Collegandosi a prima: ma i prodotti innovativi sono tali da costruire nuove industry?
Non essendo definite esattamente le unità di business non si è potuto capire quale sia il posizionamento strategico che esse hanno nelle loro industry.
Non si è capito quale il tipo di portafoglio strategico al quale da origine l’insieme delle unità di business.
Insomma, le imprese non hanno fornito una loro descrizione strategica che fosse necessaria e sufficiente a supportare le previsioni patrimoniali, economiche e finanziarie.
Siamo convinti però che a queste, come ad altre, aziende non manchi la volontà e il coraggio di fare bene. Ciò che è assente è il linguaggio e gli strumenti, quelli della strategia d’impresa, che possano fornire le parole precise per descrivere e progettare il futuro, per chi ovviamente vuole costruirlo e non subirlo. Ma prima ancora che per l’esercizio di rappresentazione, tali linguaggi e strumenti devono servire a stimolare la capacità di immaginare un futuro diverso e fare chiarezza su come realizzarlo.
Il domani nebbioso, che costringe ad accontentarsi di piccoli passi opportunistici, è la misura della mancanza di tali strumenti per descrivere non cosa accadrà, ma ciò che si vuole far accadere, trasformando un orizzonte buio carico di minacce e rischi in uno luminoso ricco di opportunità. La differenza tra un’azienda che domani ci sarà ancora e una che soccomberà è proprio questa, ma dalle parole usate nella Conference non è dato capire la distinzione di una dall’altra.
Infine la dimostrazione che questa voglia di racconto, lato aziende, e ascolto, lato investitori, non trovi le parole giuste per esprimersi è dimostrata dal successo degli incontri privati, one-to-one, tra le parti. Molte più aziende hanno voluto, o sono state chiamate, a tali incontri proprio perché si è consapevoli dell’incapacità di una descrizione precisa del proprio futuro, sperando che sia svelabile (forse) con una interlocuzione puntuale e personale.
Ci auguriamo per la prossima edizione una partecipazione più massiccia e con maggiori e più precisi contenuti sul futuro da parte delle singole imprese con la presentazione di veri Business Plan che utilizzano lo stato dell’arte mondiale delle tecnologie di strategia d’impresa. A beneficio degli investitori ma anche di tutti gli altri portatori di interessi. Non, o non solo, per sottoporsi al formale adempimento informativo degli azionisti o per attirarne di nuovi, ma anche per richiedere il supporto al proprio “progetto di futuro” della maggioranza degli stakeholder.
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