di
Francesco Zanotti
Le risorse cognitive di cui disponiamo sono il
nostro patrimonio e il nostro limite.
Oggi la risorsa cognitiva che viene utilizzata
universalmente è lo schema dell’analisi competitiva di M. Porter. Anche chi non
lo conosce lo usa. Infatti, chi non pone la competitività come obiettivo? Ecco,
il porsi la competitività come obiettivo significa usare lo schema di analisi
di M. Porter. Non significa usare le leggi del mercato, ma le leggi ipotizzate
da uno specifico modello teorico, quello di Porter appunto.
Ora vorrei fare vedere cosa significa usare come
riferimento questo modello: si genera la crisi che stiamo vivendo.
Infatti, qual è il posizionamento competitivo che
si è spinti a cercare dallo schema di M. Porter?
Quello in cui la forza dei concorrenti è la minore
possibile. Quello in cui i concorrenti potenziali sono inesistenti, così come
le tecnologie alternative a quelle che l’impresa sa usare. Quello in cui il potere
negoziale dei clienti e dei fornitori è il più basso possibile.
Ma un posizionamento di questo tipo è molto
simile a quello di una istituzione. Cercare un posizionamento competitivo ottimo
significa, allora, ambire a diventare una istituzione.
Ma il cercare di diventare un’istituzione
significa rinunciare completamente alla imprenditorialità. Cioè a quel fare
impresa che è costruire nuovi mondi: nuove antropologie prima di nuove
funzionalità dei prodotti.
Cercare di diventare una istituzione significa cercare
di conservare il mondo attuale, proprio oggi quando il mondo attuale (i sistemi
economici, in particolare) sta perdendo di senso e di funzionalità. E
conservare un mondo che sta perdendo di senso è la causa profonda della crisi
che stiamo vivendo.
Certo la crisi non è solo colpa esclusiva dello
schema di Porter, ma una bella parte di colpa ce l’ha!
Altre risorse cognitive stanno impedendo la
strada alla costruzione di una nuova stagione di imprenditorialità. Ne
parleremo.
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