di
Francesco Zanotti
Hanno due visioni del mondo e svolgono due
attività completamente diverse.
L’imprenditore crede che sia possibile costruire
mondi diversi dall’attuale e si impegna a farlo. Crea imprese, mercati e
partecipa a creare società che prima non esistevano.
I manager invece gestiscono imprese, mercati e
società esistenti. La cultura della competizione è una cultura manageriale, non
imprenditoriale.
I manager vengono dopo. Dopo che gli
imprenditori hanno creato imprese, mercati e società, tocca ai manager portarli
a maturazione.
E a un certo punto, però, i manager devono
lasciare. Perché imprese, mercati e società invecchiano e perdono di senso.
Insistere sulla cultura del funzionamento e della competizione accelera il
processo di perdita di senso e impedisce di vedere le potenzialità di creare
nuove imprese, mercati e società.
Oggi a chi tocca? Oggi tocca di nuovo agli
imprenditori, come nel dopoguerra. Le imprese, i mercati e il modello di
società creati in quegli anni stanno perdendo di senso. La crisi è frutto del
non prendere atto di questa perdita di senso e insistere in miglioramenti nel
funzionamento di sistemi (imprese, mercati e società) che hanno perso di senso.
Ovviamente con “imprese” intendo tutte le
imprese: da quelle industriali a quelle di servizio, banche in testa.
Particolarmente difficile è il caso della banca,
settore in cui l’azione imprenditoriale non si è mai sviluppata. Anche gli “imprenditori”
che hanno preso in mano qualche banca, l’hanno fatto con il più puro (ma
modesto) agire manageriale.
Nessun commento:
Posta un commento