di
Francesco Zanotti
Guardando dentro le cose si scoprono gli
altarini.
Guardando dentro l’aumento del PIL (non solo in
Italia) si vede che un grande contributo è dato dalla vendita di auto. Ma,
grazie a cosa è aumentata questa vendita?
Leggiamo il Sole 24 Ore di ieri (Fca, boom di
vendite in USA). I fattori che hanno favorito il boom di vendite sembrano
essere: la domanda cumulata, tassi di interesse bassi, credito facile e benzina
a buon mercato. Nessuno di questi fattori è gestibile dai produttori. Quindi i
produttori di auto sono in balia di fattori esterni. La controprova sta nel fatto che il miglioramento delle vendite è di tutti i produttori, non solo Fca. Ora, questi fattori esterni non potranno rimanere positivi in eterno. Soprattutto il combinato disposto
di credito facile e tassi bassi è certamente effimero. Anzi è pericoloso perché
è proprio questo combinato disposto che crea bolle.
Il mercato delle auto in Italia “risuona” con
quello USA.
Sarebbe più tranquillizzante se i fattori di
sviluppo del mercato fossero generati dai costruttori di auto. Ad esempio, una
nuova proposta di modalità di trasporto individuale e auto che realizzassero
questa proposta.
Invece i costruttori non cambiano il concetto di
auto e gestiscono ancora le strutture produttive con quella filosofia organizzativa
che si chiama WCMS (World Class Manufacturing System) pretendendo che essa
porti alla qualità totale. Da questo punto di vista il crescente numero di richiami
che tutte le case automobilistiche (escludendo i casi patologici di cui dirò
alla fine, Toyota, la creatrice del WCMS in testa) stanno attuando a man bassa
mette in discussione questa pretesa modalità perfetta di produrre. Il mio amico e Senior Partner di CSE Crescendo,
Luciano Martinoli, ha addirittura ipotizzato che i “richiami” siano “fisiologici”.
Mi ha detto “Sai che i sistemi software sono soggetti a continui aggiornamenti.
Lo sono perché stanno diventando sempre più complicati e non siamo in grado di
progettare sistemi così complicati esenti da errori. Molti errori sono
scopribili solo con l’uso. Da qui i continui aggiornamenti per correggere
errori che l’uso evidenzia. Ora io credo che per le auto stia accadendo la
stessa cosa. Sono diventati oggetti così complessi che è impossibile una
progettazione perfetta. I costi dei richiami non dovrebbero essere considerati
costi eccezionali, ma i normali costi di una progettazione che non può che
essere continua.” Aggiungo io: ma questo dovrebbe far riflettere sul concetto
stesso di impresa. Alla vita dell’impresa, compresa quella produttiva, non
possono che partecipare anche i clienti, oltre che, ovviamente, i dipendenti. I
clienti non sono solo titolari di esigenze che occorre interpellare per conoscerle.
Essi non sono esterni, ma sono parte integrante del processo progettuale e
produttivo
Arriviamo ai bilanci. Come dice Luciano, i costi
di richiamo dovrebbero essere inseriti tra i costi “naturali”, abbassando drasticamente
l’EBITDA.
Sommando questa considerazione col fatto che l’aumento
degli acquisti è in qualche modo drogato dalla finanza, quali sono i margini e
i flussi di cassa reali del fare auto?
La domanda diventa inquietante quando si scopre
che il numero uno al mondo Volkswagen, quasi da un giorno all’altro, si trova
sull’orlo del fallimento. E nel fallimento ci cadrà come una pera cotta (il
lettore ricordi questa previsione). Non se ne convincono solo tutti coloro che
non riescono a non abbandonare una cultura della conservazione. E non sopportano
la realtà che in una società che sta cambiando radicalmente pelle: i giganti del
passato perderanno inevitabilmente di senso.
La conclusione è che il settore auto riuscirà a
sopravvivere solo grazie al fatto che viene mantenuto dalla collettività, come
sta accadendo a troppe imprese.
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