Lettera aperta al Dott. Liccardo segretario generale EFPA Italia
di
Luciano Martinoli
Egr. Dott. Liccardo
Ho letto con molto interesse le sue dichiarazioni a proposito dell' "analfabetismo finanziario" dei risparmiatori, tema sollevato dai recenti scandali legati al fallimento delle 4 banche. Sono solo parzialmente d'accordo con la sua tesi e mi lasci spiegare le motivazioni rivolgendomi a lei come unico rappresentante "visibile" ai risparmiatori di quel complesso sistema che è la finanza e che soffre, a livello globale, di un analogo analfabetismo che mi lasci etichettare strategico.
Da molti anni il sistema finanziario mondiale è quasi totalmente svincolato dall'economia. La finanza, sistema "circolatorio" dell'economia e responsabile della pronta ed efficace allocazione del denaro, ha ormai dinamiche tutte sue. Prova ne è lo sviluppo che ha avuto in questi anni laddove l'economia è stata in crisi profonda. Dunque un sistema totalmente autoriferito, interessato esclusivamente alla creazione di titoli a partire da una qualsiasi attività indipendentemente dalla bontà (capacità di generare reddito) della stessa. Inoltre la finanza è molto spesso (troppo?), in buona o cattiva fede, opaca.
La mia affermazione, che potrebbe suonare molto forte, è supportata da innumerevoli fatti, vicini e lontani, nel tempo e nella geografia. Si potrebbero citare i mutui sub-prime americani, che non tenevano conto delle capacità reddituali dei contraenti contando sul valore degli immobili ipotecati (un pura scommessa) e la conseguente creazione di derivati, i salvataggi delle banche tedesche, incapaci di valutare il merito dei loro crediti, ma anche i titoli azionari dei nostri "campioni di borsa", restii o poco capaci nel definire quella robustezza progettuale (come ormai rappresentiamo da quattro anni) che è l'unica garanzia (non quella patrimoniale a cui badano le agenzie di rating) per le performance del titolo a lungo termine. E perchè non citare, a quest'ultimo proposito, il recente caso della nostra Cassa Depositi e Prestiti, braccio armato del governo per interventi nell'economia reale, che proprio in questi giorni ha annunciato la definizione del suo Piano Strategico (Business Plan) che verrà realizzato con "risorse sociali" (risparmio postale, risorse del governo ed europee, insomma soldi di tutti), ma non ha reso pubblico lo stesso piano. In un momento storico, proprio a causa dei fallimenti bancari che lei stesso citava, in cui si fa appello alla responsabilità ma anche indirettamente alla trasparenza che consente migliori controlli (entrambi invocati a gran voce anche dal governo) quale migliore atto a supporto del risparmio consapevole (e il suo buon uso) se non quello di rendere disponibili le modalità di realizzazione dei suoi progetti (anche considerando che CDP dalla commissione europea è considerata una "National Promotional Bank")
.
.
Dunque sono d'accordo con lei riguardo la necessità di "conoscere, imparare e studiare per essere consapevoli nelle proprie scelte" d'investimento ma perchè non lo fanno anche i promotori, e con loro tutto il mondo della finanza che costruisce i prodotti del risparmio, nel comprendere e illustrare le qualità dei sottostanti e non solo i tecnicismi finanziari?
Per "riportare il sistema ad un grado di normalità" non basta allora quell'educazione finanziaria del mondo dei risparmiatori spesso evocata in questi giorni. E' necessaria anche una educazione strategica del mondo della finanza tutta che sia in grado di comprendere, ma anche stimolare, quella progettualità del sottostante legato all'economia reale (dunque sopratutto le capacità delle aziende) che è l'unico modo di costruire titoli su attività solide.
Egregio dr. Martinoli, La ringrazio per avermi segnalato la Sua lettera aperta, cui rispondo volentieri per punti.
RispondiElimina1) prima di tutto chiarisco che non ho fatto alcuna dichiarazione, ma Advisor online ha pubblicato un mio pezzo - che non intende rappresentare la voce ufficiale di Efpa Italia - sul tema dell'educazione finanziaria, cui sono particolarmente affezionato per avere svolto per molti anni l'attività di promotore
2) svolgere professionalmente tale lavoro non può prescindere dal dedicare - ad ogni occasione di contatto - almeno un po'del proprio tempo all'educazione del cliente
3) proprio per questo motivo ho maturato negli anni la passione per quella che ritengo non certo l'unica direzione da intraprendere, come da Lei giustamente rilevato, per uscire da questa profonda crisi di sistema, ma sicuramente una delle più importanti.
4) E' tanto vero che l'educazione finanziaria dei risparmiatori non basta, che dalle prime esperienze di questo tipo in Italia, ad una delle quali collaborai (si trattava dell'opuscolo "Risparmiare informati" che vide la luce successivamente alle vicende Parmalat e bond argentini), sono passati ben oltre 10 anni e quasi nulla è cambiato
5) Nel mio intervento ho proposto la creazione di un network per la buona educazione, lei parla di educazione strategica rivolta a tutto il mondo della finanza, non mi pare che siano visioni agli antipodi, ma anzi convergenti.
Credo che riprenderò l'argomento nel prossimo periodo, grazie degli spunti forniti