"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 18 agosto 2016

Crescita zero e banche

di
Cesare Sacerdoti
c.sacerdoti@cse-crescendo.com

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In un’intervista pubblicata ieri su Linkiesta,http://www.linkiesta.it/it/article/2016/08/17/crescita-zero-falso-problema-il-guaio-dellitalia-sono-le-banche/31489/, l’economista Tommaso Monacelli afferma, tra l’altro,: “Nel quadro di strettissimi margini di flessibilità che il governo si vuole prendere, dare più soldi ai pensionati o ridurre dei costi del lavoro non farebbe nessuna differenza. Scelga a caso lei una delle misure, metta in un’urna tante palline e ne prenda una. Non farebbe alcuna differenza”.
Non si può che essere d’accordo: le soluzioni per uscire dalla crisi che ci vengono proposte dalle varie parti sociali non sono che un togliere da una parte per mettere dall’altra. E questo vale spesso anche nei piani di risanamento delle Società.
Ma così non si genera sviluppo complessivo: tutt’al più si migliora la condizione della parte beneficiata, ma a spese di qualcun altro.
L’unica soluzione, a nostro avviso, è quella di generare vero sviluppo, aiutando le imprese (in senso lato) a generare nuovi piani industriali, con nuovi prodotti-servizi che creino nuovi mercati, non ancora esplorati o almeno non così affollati per cui si debba entrare nella fatale logica della competitività.
Monacelli punta il dito contro le banche affermando che “L’inefficienza del mercato del credito sia un problema di 20-25 anni dell’Italiae, continua “Non è sorprendente che un sistema bancario così inefficiente, quando arriva una recessione forte, accumuli un problema di Non performing loans tanto grave. Il problema degli Npl italiani, che è la causa fondamentale del perché l’Italia va così male da sette-otto anni, non è dovuto tanto alla recessione forte, ma al fatto che la recessione forte ha colpito un sistema bancario già fortemente inefficiente.”
Ma, secondo noi, la soluzione non va trovata nella riforma della contrattazione del lavoro: anche in questo caso si tratterebbe di porre le basi di un vantaggio per qualcuno (le banche e come ricaduta il sistema industriale) a scapito di altri (i lavoratori).
Aiutiamo, invece, le banche a essere motore di sviluppo delle aziende clienti, mettendosi al loro fianco nella creazione di nuovi piani industriali e supportandole con nuovi modelli di Business Plan.
In questo senso noi abbiamo proposto “Un cammino di sviluppo imprenditoriale del sistema bancario” scaricabile da questi blog.
Solo così, riteniamo, si può uscire dalla crisi e generare un nuovo sviluppo del sistema Paese, senza penalizzare nessuna parte sociale


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