di
Francesco Zanotti
Intervista sul Sole 24 Ore sui produttori di viti
e bulloni. Non faccio nomi perché il farlo è un modo efficacissimo per
nascondere i contenuti in dinamiche polemiche.
Il ragionamento riguarda le misure di protezione
che chiedono i produttori di viti e bulloni. Già il chiedere protezione è segno
di debolezza. Ma vediamo le ragioni per cui si chiede protezione, cioè dazi, soprattutto
contro i cinesi.
Cito la frase chiave che, purtroppo, mi sembra davvero
senza senso “Certo è che la Cina sta minando la nostra capacità competitiva,
che anche in un campo come viti e bulloneria, degli elementi di fissaggio, richiede
qualità, altra precisione e innovazione.”
Perché senza senso? Perché, per definizione, non
si può minare la capacità competitiva di un concorrente. Mica gli si
distruggono gli stabilimenti o si sabotano le produzioni. Una frase che potrebbe
avere senso è: le imprese cinesi hanno una capacità competitiva maggiore della
nostra.
E in cosa consiste questa maggiore capacità
competitiva? Se i clienti di questo mercato cercano qualità, altra precisione e
innovazione significa che non basta il prezzo. E significa che le imprese
cinesi sono più brave proprio in qualità, precisione e innovazione. Ed allora
che senso ha cercare di tenerle fuori dal mercato? Vogliamo che i nostri utilizzatori
di viti e bulloni siano costretti ad
accettare una minor qualità, precisione e innovatività?
Altro discorso sarebbe se si volesse impedire
che scarsa qualità, imprecisione e scarsa innovazione fossero una tentazione
irresistibile per gli utilizzatori di viti e bulloni.
Ma così dice l’intervistato non è perché i
fattori competitivi sono qualità, precisione e innovazione.
E, poi, se gli utilizzatori di viti e bulloni
preferissero il prezzo a qualità, precisione e innovazione significherebbe che sono
in guai profondi perché a loro volta non saprebbero garantire ai loro clienti
qualità, precisione e innovazione.
Se si vuole una economia di mercato occorre
accettare di misurarsi su qualità, precisione e innovazione. E se non si riesce
a costruire un differenziale verso i nostri concorrenti su questi parametri,
allora sta proprio qui il problema.
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