"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 7 febbraio 2012

Il piccolo risparmiatore e la cecità della grande azienda

Gratuita arroganza del "grande" verso il "piccolo" o semplice "ignoranza"?
Emersione spontanea della natura da "istituzione" ( e non da azienda) o drammatica incapacità di progettazione? 
di
Luciano Martinoli
luciano.martinoli@gmail.com


Supponete di essere un piccolo risparmiatore disponibile a prestare denaro alle aziende. Il vostro scopo è quello di investirlo al fine di realizzare un guadagno lecito e minimizzando il rischio di perdere il capitale. Si presenta al vostro cospetto il rappresentante di un'azienda che vi chiede un prestito.

Cosa gli chiedereste per capire se l'operazione soddisfa gli obiettivi che vi siete prefissati (guadagno e tutela del capitale)?
Penso che chiunque, dopo essersi assicurato dell'identità del soggetto e della sua solidità ATTUALE, pretenderà di capire cosa ci deve fare con quei soldi, ovvero leggere un piano convincente che illustri in che modo quel prestito realizzerà lo sviluppo dell'azienda, condizione necessaria per restituire il capitale prestato e remunerarlo.

Purtroppo questo banale e semplice percorso sembra non essere stato scelto da Enel nel suo piano di sottoscrizione di obbligazioni per i piccoli risparmiatori.
Come mai?

La cronaca.
Non vi saranno sfuggiti i numerosi messaggi pubblicitari apparsi in questi giorni un po' dovunque (TV, radio, giornali). Uno slogan che mi ha colpito è "...forti dei nostri progetti". Incuriosito sono andato sul sito Enel per conoscerli.
Campeggia lo spot gia visto e l'annuncio del piano con il link al prospetto informativo . Quest'ultimo è una pagina che punta a diversi documenti: rating degli analisti (immancabili in questo caso), avvisi agli obbligazionisti, e altre informazioni tecnico giuridiche. Poi sul lato destro della pagina vi sono, sotto "documenti", il profilo dell'azienda, il bilancio (del 2010 !) e documenti correlati. Di fianco, sotto la voce "Link correlati", Modello di Governance, Comunicati Stampa, Ricerca e Sviluppo, Presentazioni.
Ma il piano dove è?
Mi tuffo nella pagina Presentazioni e scopro che contiene tutte le presentazioni tenute ufficialmente dal gruppo su argomenti sia di natura economico-finanziaria sia tecnica dal 2000 e passa in poi. Inizio una ricerca a ritroso e trovo una presentazione del 15 Marzo 2011 dal nome 2010 Results & 2011-2015 plan.
"Finalmente", mi dico, "il piano dal quale capire cosa vogliono fare dei miei soldi e come me li restituiranno. Ma perchè nasconderlo?".
Purtroppo la mia attesa e ricerca rimane delusa. Il piano è qualitativamente scadente, non contiene nessun riferimento a ciò che la letteratura di strategia aziendale suggerisce debba essere indirizzato in un piano d'affari, è ricco di risultati del passato e povero di intenzioni sul futuro.
Ahimè le sorprese non finiscono quì. Per scrupolo di completezza guardo anche il video di presentazione dell A.D. Fulvio Conti . Ecco alcuni passaggi:

 "Questa emissione ci consetirà di ottimizzare ulteriormente il nostro profilo di scadenza del debito per migliorare la componente del debito obbligazionario del nostro portafoglio".

Se non capisco male fanno un nuovo debito per mettere a posto vecchi debiti? A me, piccolo risparmiatore a cui è rivolta l'offerta, non suona tanto bene. Forse ci sarà una motivazione tecnica, ma perchè non la spiegano?

  "...il piano industriale che stiamo predisponendo (2012-2016) e che presenteremo ai mercati finanziari a Marzo..."

...ma l'offerta scade il 26 Febbraio! Dunque prima vogliono i soldi e poi mi diranno cosa se ne faranno? O ritengono che io non sia in grado di capire i loro piani, che è roba per tecnici, superspecialisti e io, povero piccolo risparmiatore ignorante, non sono in grado di capire? Però i miei soldi gli fanno comodo!

Alcune considerazioni.
Enel, come quasi tutte le aziende, italiane e non, ignora la conoscenza dei più banali linguaggi e metodi della strategia aziendale, unico strumento per descrivere il business e i piani futuri (le intenzioni). Ancora una volta la lettura del passato, bilanci e loro interpretazione, viene colpevolmente scambiata per interpretazione del futuro, colpa ancora più grave se si considera che la stessa Enel ammette di operare in un mercato turbolento e ricco di discontinuità.
Temo che questo atteggiamento cerchi di nascondere la natura di "istituzione", più che di azienda, che l'Enel, almeno nei suoi vertici, in fondo è convinta di avere. A che servono i piani se poi, qualora le cose vadano male, ci pensa lo Stato italiano da cui siamo posseduti?

Ci si lamenta tanto delle agenzie di rating, ma non si fa nulla per affrancarsi dal loro mefitico respiro. In ogni emissione di obbligazioni invece di mostrare un piano d'impresa si citano i rating. Ma come fanno questi signori ad emettere giudizi? Guardando i piani delle aziende giudicande? Se sì fateli vedere anche a noi, altrimenti il pensar male, considerate anche le figuracce delle tre "sorellastre" (S&P, Moody's e Fitch), è lecito.

Non va sottaciuto il ruolo degli organi di vigilanza del mercato finanziario. E' accettabile un comportamento del genere? Non dovrebbe essere posta come precondizione far precedere ad una qualsiasi richiesta di risorse un piano di sviluppo come unica strada per motivare tali richieste e giustificarne la possibilità di restituzione e remunerazione?

La presentazione del piano aggiornato successiva alla chiusura delle sottoscrizioni è un atto di arroganza, al meglio, di inaccettabile leggerezza, nel caso peggiore. Arroganza perchè si ritiene che i piccoli risparmiatori, di cui pure si richiedono le risorse, non siano degni di conoscere tali piani. Leggerezza perchè si pensa che i business plan siano un adempimento burocratico, necessario alla ritualità del "mercato" e i suoi sacerdoti (gli analisti) e dunque di scarsa utilità "pratica".

Purtroppo vi è un dubbio ancor più drammatico dietro questi comportamenti: che il piano del futuro non ci sia affatto. 
E che futuro può avere un'azienda che non ha un piano per realizzarlo?

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