di
Francesco Zanotti
… o
sciocchezze pericolose? Decida il lettore. Il tema riguarda la competitività. In
particolare, quel pezzo di competitività che è il costo del lavoro per unità di
prodotto.
Viene considerata
una priorità il ridurlo. Solo, si dice, diminuendo il costo del lavoro per
unità di prodotto si riesce a diventare più competitivi.
Allora
prendiamo il vero ed inevitabile obiettivo di fondo: aumentare la capacità
delle imprese di produrre cassa. La riduzione del costo del lavoro deve portare
ad aumentare la capacità di produrre cassa. Altrimenti non serve a nulla.
Bene,
nessuna riduzione ragionevole del costo del lavoro porta ad un aumento dei
flussi di cassa.
Ridurre il
costo del lavoro non porta neanche a vendere di più perché mentre noi si riduce,
gli altri non stanno a guardare: cercano di diminuire anche loro. E si innesca
una battaglia di costi e prezzi che non aumenta, ma diminuisce la capacità di
produrre cassa. Di più: si attiva anche una stretta cognitiva. Tutti pensano
solo a come far funzionare meglio le imprese di oggi e nessuno pensa a progettare
le imprese di domani.
Se poi
qualcuno chiede dove si prendono i soldi per ridurre, ad esempio, il cuneo
fiscale, ci si sente rispondere che si può attivare una dura Spending Review.
Ma, domanda ingenua: visto che la spesa pubblica fa parte del PIL, non è che,
se lo Stato spende meno, si riduce il PIL?
Auguri
Italia.
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