"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 5 novembre 2013

Lettera aperta al Direttore Generale Banca d'Italia

(Dott. Salvatore Rossi dopo l'intervento a Genova al convegno 
"Chi ha rubato il futuro ai giovani"?)
di
Luciano Martinoli
e
Francesco Zanotti


                                                                                           

Egregio Direttore

Abbiamo letto con grande interesse le sue affermazioni circa l’esigenza di una più efficace valutazione del merito del credito come fondamento di un nuovo rapporto tra banca ed impresa. Ci permettiamo di farle pervenire, a questo proposito, una prospettiva inedita ed una proposta.

La prospettiva inedita: il ruolo delle risorse cognitive.
Si potrebbe immaginare che l’esigenza da Lei espressa possa essere soddisfatta usando le attuali metodologie di valutazione in modo più attento, con più competenza. Forse anche con più passione sociale e civile.
Ma noi crediamo che questa via, se pur necessaria, rischia di non essere in alcun modo soddisfacente. Per una ragione ed una meta ragione.


La ragione è che il merito del credito si deve spostare, inevitabilmente, dalla valutazione del passato, alla valutazione del futuro. Sono meritevoli di credito le imprese che, certamente, hanno i conti “in ordine”. Ma questo non basta, come molti iniziano ad ammettere. La certezza che nel passato si è creato valore non comporta che lo si creerà nel futuro. Per “valutare” cosa accadrà nel futuro occorre valutare i Progetti di Futuro delle imprese (li si chiami Piani Industriali, Progetti Strategici, Business Plan, sempre progetti di futuro sono). Ora il passaggio dall’esame dei conti passati alla valutazione dei progetti di futuro non è affare banale: le attuali metodologie di valutazione, pur applicate nel modo più rigoroso e professionale, non sono “ontologicamente” (non permettono di coglierne l’essenza profonda) in grado di dire nulla sulla qualità dei progetti di futuro. La conseguenza, allora, è che le banche, per ottemperare alle sue indicazioni si devono dotare di una nuova competenza valutativa che oggi non è ancora nella loro disponibilità.

La meta ragione è che non basta neanche più valutare. Infatti, i progetti di futuro devono avere una nuova intensità. Occorre trasformare radicalmente le imprese esistenti. Esse non possono più pensare di sopravvivere continuando a fare le cose del passato, solo cercando di farle meglio dei concorrenti. Anche l’innovazione tecnologica non basta. I progetti di futuro devono contenere innovazioni di senso. Occorre costruire una nuova generazione di imprese che producano manufatti radicalmente diversi, attraverso altrettanti nuovi processi produttivi, con un impatto ambientale profondamente diverso. Occorre far emergere sistemi di servizi altrettanto diversi.
Queste nuove imprese devono essere capaci di un aumento rilevante della loro capacità di produrre cassa in modo da aumentare significativamente la qualità e la quantità della occupazione, di aumentare il gettito fiscale pur con un abbassamento delle aliquote fiscali. Per generare Piani di Futuro eccellenti le imprese si devono dotare di una nuova competenza progettuale che oggi non è nella loro disponibilità.
Le imprese, però, non riusciranno a dotarsi da sole di questa competenza.
Ed allora diventa imperativo categorico, e nuova area di business per le banche, fornire alle imprese questa nuova competenza progettuale.

In sintesi, a noi sembra che per realizzare nella lettera e nello spirito le sue esortazioni, (ci permettiamo di aggiungere: per realizzare quella vocazione sociale che le nostre banche hanno così viva) il sistema bancario debba dotarsi, in proprio, di una nuova capacità valutativa e debba supportare le imprese nel dotarsi di una nuova competenza progettuale.

A questo punto, diventa rilevante il discorso  delle risorse cognitive.
Ogni grande progresso è, prima di tutto, un progresso delle risorse cognitive (delle conoscenze, usando un linguaggio meno “tecnico”) in uso.
Se quello che è necessario è un grande cambiamento nella filosofia e nella prassi del fare banca, allora il sistema bancario potrà farlo solo dotandosi di nuove risorse cognitive.
Ma quali? La nostra risposta è che esiste tutto un intero patrimonio di risorse cognitive che sono decisive, ma non sono conosciute e, quindi, non vengono utilizzate dal sistema bancario. Ci permetta un paragone banale: è come se le banche dovessero scalare la cima della montagna, perigliosissima, dello sviluppo, ma ci provassero a mani e piedi nudi.
Intendiamo riferirci alle conoscenze ed alle metodologie di strategia d’impresa.

Per supportare le banche non ad attuare impossibili strategie di difesa del patrimonio e del risparmio loro affidato, ma diventare catalizzatori di un nuovo sviluppo del nostro sistema economico (l’unico modo per “difendere”, anzi rendere fecondi patrimonio e risparmio) abbiamo attivato un progetto di ricerca. Attraverso di esso abbiamo raccolto le più avanzate conoscenze e metodologie di strategia d’impresa a livello internazionale. Poiché le abbiamo giudicate importanti, ma ancora troppo eterogenee, poco concretamente utilizzabili e ispirate ad una visione del mondo non esattamente imprenditoriale, ne abbiamo costruito una nuova sintesi e ne abbiamo ricavato strumenti operativi che “contengono” tutte queste conoscenze: 
  • un Modello di Business Plan assolutamente inedito. Esso propone una serie di “caselle” da riempire che guidano, cognitivamente quasi “costringono”, chi “scrive” il BP dell’impresa a ripensare l’impresa come è oggi.
  • una Metodologia di processo per usare il modello di Business Plan. Certo il contenuto di un Business Plan è importante. Ma è essenziale anche sapere come è nato questo Business Plan. Una cosa è  se esso è nato in colloqui riservati tra il top management e qualche consulente di grido. Altra cosa è se il Business Plan è nato tra la gente che lavora all’interno dell’organizzazione e, da fuori, ne compra i servizi o concede il suo consenso;
  • una Metodologia per costruire un Rating dei BP (che è sostanzialmente, un Rating del Futuro). Essa permette di valutare la qualità e l’affidabilità di un Business Plan. Cioè di valutare il progetto di futuro di una impresa.

La proposta: avviamo un dibattito
Il nostro impegno, dopo quello della ricerca dei cui risultati Le abbiamo già detto, è quello di stimolare un dibattito su queste nostre tesi che propongono una nuova strada da percorrere per costruire un nuovo, progettuale rapporto tra banca ed impresa. Un rapporto costruito usando nuove risorse cognitive. Un rapporto che non è possibile costruire senza di esse. 

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