"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 8 gennaio 2015

Risorse e vite sprecate

di
Francesco Zanotti


Giovanni, l’operaio, si alza ogni mattina, si reca al lavoro consumando energia, trasforma con fatica e conflitto pezzi di Natura (materie prime sottratte alla Natura) in oggetti che nessuno vuole più comprare. Torna a casa la sera con una crescente angoscia dovuta alla, forse inconscia, ma pur tuttavia reale, percezione che la sua energia vitale è finita in un magazzino che diventa sempre più colmo di prodotti che da li non usciranno più. Natura snaturata in una artificialità fredda e infeconda con sudore e fatica.

Giovanni, l’imprenditore, si alza anche lui ogni mattina e cerca disperatamente risorse finanziarie per pagare il Giovanni operaio per il suo lavoro di trasformazione della Natura in freddi manufatti senza più utilizzatori.

Giovanni, il finanziere, si illude che gli altri due Giovanni producano valore e cerca modi sempre più sofisticati di rappresentare e scambiare questo valore, scoprendo sempre più spesso che questo valore è fittizio perché gli esplode in mano come una bolla di sapone.

Giovanni, il consumatore (che è anche operaio, imprenditore o finanziere), si aggira per negozi che gli sembrano sempre più ricchi solo di cianfrusaglie che lo emozionano sempre meno. Certo meno di una Natura non oppressa dall'artificialità banale della società industriale.

Non si può più continuare così.

Facciamo sedere i tre Giovanni intorno al tavolo, insieme, facciamogli progettare prodotti che siano opere d’arte, radicalmente nuovi che permettano loro, quando diverranno il Giovanni consumatore, (forse Giovani non sarà più un consumatore e i prodotti non saranno più gli oggetti freddi e duri che oggi è invitato a comprare) di tornare a vivere il momento dell’acquisto come una nuova esperienza vitale, immerso in Natura che non sarà più luogo di rapina e deposito di rifiuti.

Il Giovanni operaio andrà al lavoro convinto di costruire opere d’arte, occasioni di esperienze vitali. Il Giovanni imprenditore sarà colui che guiderà questo processo di riprogettazione del fare impresa. Il Giovanni finanziere non sarà più un illuso destinato, da quel fatidico giorno dei tulipani, a vedersi esplodere in faccia continuamente ed improvvisamente, quello che riteneva futuro.

E i figli di tutti i Giovanni vedranno i padri (ovviamente avrei potuto parlare equivalentemente di Giovanne e di madri) usciere di casa  sapendo che andranno a costruire il loro futuro. Orgogliosi dei loro padri.


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