di
Francesco Zanotti
Giovanni,
l’operaio, si alza ogni mattina, si reca al lavoro consumando energia, trasforma
con fatica e conflitto pezzi di Natura (materie prime sottratte alla Natura) in
oggetti che nessuno vuole più comprare. Torna a casa la sera con una crescente
angoscia dovuta alla, forse inconscia, ma pur tuttavia reale, percezione che la
sua energia vitale è finita in un magazzino che diventa sempre più colmo di
prodotti che da li non usciranno più. Natura snaturata in una artificialità
fredda e infeconda con sudore e fatica.
Giovanni,
l’imprenditore, si alza anche lui ogni mattina e cerca disperatamente risorse
finanziarie per pagare il Giovanni operaio per il suo lavoro di trasformazione
della Natura in freddi manufatti senza più utilizzatori.
Giovanni,
il finanziere, si illude che gli altri due Giovanni producano valore e cerca
modi sempre più sofisticati di rappresentare e scambiare questo valore,
scoprendo sempre più spesso che questo valore è fittizio perché gli esplode in
mano come una bolla di sapone.
Giovanni,
il consumatore (che è anche operaio, imprenditore o finanziere), si aggira per
negozi che gli sembrano sempre più ricchi solo di cianfrusaglie che lo
emozionano sempre meno. Certo meno di una Natura non oppressa dall'artificialità
banale della società industriale.
Non
si può più continuare così.
Facciamo
sedere i tre Giovanni intorno al tavolo, insieme, facciamogli progettare
prodotti che siano opere d’arte, radicalmente nuovi che permettano loro, quando
diverranno il Giovanni consumatore, (forse Giovani non sarà più un consumatore
e i prodotti non saranno più gli oggetti freddi e duri che oggi è invitato a
comprare) di tornare a vivere il momento dell’acquisto come una nuova esperienza
vitale, immerso in Natura che non sarà più luogo di rapina e deposito di
rifiuti.
Il
Giovanni operaio andrà al lavoro convinto di costruire opere d’arte, occasioni
di esperienze vitali. Il Giovanni imprenditore sarà colui che guiderà questo
processo di riprogettazione del fare impresa. Il Giovanni finanziere non sarà più
un illuso destinato, da quel fatidico giorno dei tulipani, a vedersi esplodere
in faccia continuamente ed improvvisamente, quello che riteneva futuro.
E i
figli di tutti i Giovanni vedranno i padri (ovviamente avrei potuto parlare equivalentemente
di Giovanne e di madri) usciere di casa sapendo
che andranno a costruire il loro futuro. Orgogliosi dei loro padri.
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