di
Luciano Martinoli
Una decina di giorni fa a Detroit, in occasione del congresso di Automotive News, l'amministratore delegato di FCA ha fatto delle dichiarazioni semplici e allo stesso tempo importanti, riportate da un articolo del sole24ore, riguardo gli intenti strategici del gruppo.
Non è la prima volta che il dott. Marchionne si esprime in tal senso, ma stavolta è stato particolarmente esplicito e le sue parole hanno un significato più profondo in virtù della operazione di fusione con Chrysler che ha portato a compimento.
Per comprenderle dunque a pieno, dal punto di vista strategico, cosa significhi ciò che ha detto, lasciatemi prima proporre una "mappa" grazie alla quale sarà più chiaro interpretare il significato e la direzione impressa dal leader del gruppo a FCA.
Se non si fa nulla per cercare di risalire (adottare strategie in tal senso), si "scivola" inevitabilmente verso il basso.
Veniamo adesso alle dichiarazioni di Marchionne (dall'articolo del sole24ore su segnalato) per poi posizionarle su questa mappa di comportamenti strategici:
«Questo settore ha un consumo di capitale abnorme e, a parte qualche eccezione, non è mai riuscito a ripagare - sull’arco del ciclo economico - il capitale investito. Non lo abbiamo fatto noi e non lo fanno i concorrenti, tranne i tedeschi e un paio di asiatici»
e inoltre
Il rimedio? «Gli enormi investimenti ormai necessari per i nuovi modelli devono essere ripartiti sui volumi più elevati possibile»
aggiunge e sottolinea Fitch, l'agenzia di rating, che:
in un recente report ha scritto che il settore automobilistico potrebbe vedere presto nuove operazioni di consolidamento perché «al comparto servono economie di scala per ridurre i costi operativi e finanziare i programmi di sviluppo».
Sembra chiarissimo che la strategia che Marchionne vede, diciamo meglio: l'unica che le sue risorse cognitive gli consentono di vedere, è quella corrispondente sulla nostra mappa alla "Competitività di efficienza" che, non è difficile immaginare, corrisponde, rispetto alle altre, ad un preciso andamento degli economics
Prima domanda: l'operazione a cui abbiamo sottoposto le dichiarazioni strategiche di Marchionne, e le considerazioni fatte, sono prive di fondamento?
Direi proprio di no. Da tempo anche altri ambiti dell'accademia hanno messo a fuoco, forse non in modo così esplicito come da noi proposto, il legame che c'è tra alcuni comportamenti strategici, la loro deriva se li si da per "unici" e scontati, e i legami con gli andamenti economici. Troppo lungo dilungarsi sui riferimenti, per chi fosse interessato cito un corposo studio della London Business School of Economics recentemente commentato in un precedente post.
Ma anche i famigerati "mercati" sono dello stesso avviso. In un articolo del sole24ore di un paio di settimane fa sulle prestazioni decennali delle aziende dell'indice FTSE MIB della borsa di milano, viene ricordato che
per Fiat la Borsa ha premiato il capolavoro finanziario di Marchionne
dunque il rialzo delle azioni come scommessa sul (possibile) futuro più che un riconoscimento di attuali prestazioni (come invece è accaduto per Luxottica, Tod's, Campari e poche altre).
Seconda domanda: Per il settore automobilistico è possibile, all'alba del III millennio, solo una strategia di efficienza?
Secondo noi no ma non siamo i soli ad avere questa opinione.
In un articolo apparso su "linkiesta" l'autore giustamente cita, a proposito di Marchionne:
non dovrebbe sottovalutare il fermento che sta accompagnando le case concorrenti sul fronte dell’innovazione. Dalla doppia di sfida di Toyota su ibrido e idrogeno a quella di Tesla e soprattutto Gm sulle auto totalmente elettriche, passando per le vetture senza pilota presentate come realtà non certo di un futuro remoto da Mercedes e Ford al Ces di Las Vegas, dove si è notato il basso profilo di Fiat Chrysler. Pensare che siano fughe in avanti troppo costose in rapporto ai risultati potrebbe essere l’errore che Marchionne lascerà ai suoi successori, dopo le dimissioni annunciate per il 2018.
e più avanti:
La Fca oggi si è rimessa in piedi, ma sta accumulando ritardo rispetto ai concorrenti sui fronti più caldi della tecnologia. La sua strategia attendistica ha riguardato prima di tutto quello dei nuovi motori: ibrido, elettrico, a idrogeno. Marchionne ha detto più volte con chiarezza di non credere nelle auto elettriche. Fino a pochi giorni fa anche i motori ibridi, ormai a 15 anni dal lancio della Toyota Prius, sembravano fuori dai pensieri di Fca.
...
Dato che Fca non ha sviluppato finora una tecnologia propria, è propabile che compri un sistema da un fornitore esterno, con costi elevati, da un componentista avanzato o da un produttore. Con quali costi aggiuntivi o quali risparmi rispetto a uno sviluppo interno non è però ancora dato sapere. Di certo l’ex Fiat arriva tardi su una tecnogia che è sempre meno di nicchia: Toyota, che dalla Prius è passata all’ibrido sui principali modelli, fino alla Yaris, dice oggi di vendere 7 milioni di vetture ibride.
considerando poi anche lo sforzo di Google con la sua google-car, che ha lo scopo di rivoluzionare profondamente il concetto di trasporto personale sopratutto su "l'ultimo miglio", e il recente annuncio anche di Ford sul posizionamento nella Silicon Valley di un centro di ricerche, la risposta alla domanda appare chiara: NO, la strategia dell'efficienza non è l'unica possibile. L'altra possibile è la "genesi imprenditoriale", che è quella che stanno perseguendo gli altri costruttori, ovvero usando tecnologie innovative per dare nuovo senso all'auto (con i benefici economici che questo porterà secondo la nostra mappa).
Terza domanda: Perchè Marchionne non prende in considerazione la strategia di "genesi imprenditoriale"?
Perchè gli mancano, a lui e al suo management, le "mappe" per considerare in dettaglio altre strategie, rimanendo bloccato sull'unica che concepisce, e persegue, fin quando saranno gli altri a svelargliene di nuove, ma a quel punto sarà tardi, come dice nel finale il giornalista de "linkiesta".
Quarta domanda: Quanti "Marchionne ci sono in Italia"?
Da questo punto di vista, "Polifemo" strategici che vedono una sola cosa, purtroppo tanti, troppi. La riprova è nelle prestazioni globali del nostro sistema economico (che ricordo è la somma delle prestazioni di tutte le aziende).
A tutti loro bisogna fornire "nuove risorse cognitive", ad esempio le mappe di cui sopra e modelli avanzati di progettazione strategica (per redigere Business Plan "avanzati"), per sbloccarli e spingerli a progettare futuri diversi per le loro imprese, che genereranno abbondanti flussi di cassa e, dunque, quello sviluppo tanto agognato.
Il resto (riforme, credito, ecc.) segue, non precede.
Quante aziende, attraverso i loro capi o i loro comportamenti sul mercato, fanno affermazioni così limpide sulle loro intenzioni di futuro destando solo timidi riscontri laddove, quando le tristi e inevitabili conseguenze, saranno evidenti (crisi, licenziamenti, ecc.) si leveranno alte e forti le grida di dolore e rabbia?
Perchè non richiedere per tempo tali progetti (contenuti in Business Plan non burocratici) e confrontarsi (sindacati, finanza, forze politiche, stakeholder tutti) serenamente su di essi in un confronto costruttivo?
Quante aziende, attraverso i loro capi o i loro comportamenti sul mercato, fanno affermazioni così limpide sulle loro intenzioni di futuro destando solo timidi riscontri laddove, quando le tristi e inevitabili conseguenze, saranno evidenti (crisi, licenziamenti, ecc.) si leveranno alte e forti le grida di dolore e rabbia?
Perchè non richiedere per tempo tali progetti (contenuti in Business Plan non burocratici) e confrontarsi (sindacati, finanza, forze politiche, stakeholder tutti) serenamente su di essi in un confronto costruttivo?
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