di
Francesco Zanotti
leggo sempre con interesse i suoi articoli. In essi non solo leggo
competenza, ma anche rigore etico. Ho letto anche il suo pregevole articolo sul
CorriereEconomia di questa settimana sul consolidamento del sistema bancario.
Mi permetto di inviarle alcune idee “pesanti”, ma del tutto sottovalutate
(direi: rilevanti, ma trascurate), che permettono di arrivare a conclusioni
diverse dalle sue.
Inizio con due opinioni autorevoli.
La prima (più antica, ma lungimirante) è quella espressa nel Rapporto
Ferguson, redatto per incarico dei Ministri delle finanze e i Governatori delle
banche centrali del cosiddetto “Gruppo dei Dieci”. In esso si dimostrava che le
evidenze empiriche riguardo all’aumento di efficienza operativa dovuto ai
processi di concentrazione erano almeno incerte.
La seconda è quella espressa dal Prof. Onado. Egli, citando, sul Sole 24
Ore del 29 ottobre 2015, lo Europoean Systemic Risk Board, ha sostenuto che, in
termini generali, “Proporre ulteriori fasi di espansione (delle dimensioni
delle banche) in queste situazioni è degno del generale guerrafondaio del
Dottor Stranamore.”.
Queste opinioni non sono solo autorevoli, ma scientificamente fondate.
Ricordiamo le origini della teoria secondo la quale un aumento dimensionale
porta a maggiore efficienza e maggiore solidità. Essa è fondata sulla curva
d’esperienza (semplificando, più produco una cosa, più la produco meglio ed a
minor costo) che ha portato il BCG a individuare la quota di mercato come
misura delle “forza competitiva” di una impresa (di una unità di business
sarebbe meglio dire).
La curva d’esperienza ha, però, senso solo in catene produttive fordiste. E
in tutti i sistemi che possono ad esse essere assimilati.
In tutti gli altri casi vale tutto il contrario. Soprattutto vale il
contrario in sistemi non meccanici come le organizzazioni. A mano a mano che si
aumenta la grandezza di una organizzazione aumenta la sua fragilità e la sua
inefficienza.
I riferimenti sono al pensiero di unità di business, ad esempio.
Ulteriore tema: le tecniche manageriali. Quelle attuali (anche le più
avanzate e a maggior ragione, quelle di cui dispongono i manager bancari che,
per forza di cose sono un sottoinsieme di quelle disponibili) sono giudicate
dai Guru del management (Henry Mintzberg e Gary Hammel) assolutamente inadatte
a gestire organizzazioni complesse. Questo significa che, anche se mettere
insieme due banche portasse a solidità ed efficienza, occorrerebbe riuscire
davvero a mettere insieme. E le attuali conoscenze e metodologie manageriali
non permettono di raggiungere questo risultato.
Da ultimo. il mito della grandezza è tipico della società industriale. Esso
sta mostrando in ogni dove i suoi limiti. E viene sostituito dal desiderio di
costruire molto più naturali sistemi a rete. Il che vorrebbe dire che una rete
di piccole banche potrebbe essere molto più solida di una struttura monolitica.
Ricorderà certamente Arpanet, l’avo di internet. Gli americani per garantirsi
che la loro rete di comunicazioni sopravvivesse ad un attacco nucleare russo
avevano costruito un sistema di comunicazioni a rete che garantiva molte
maggiori possibilità di sopravvivenza.
Mi permetto una conclusione: è necessario usare risorse cognitive diverse
dalla attuali per capire il presente e costruire il futuro. Al di là di quello
che ho provato a raccontare in questo post, ho provato anche ad usare nuove
risorse cognitive per affrontare, da un punto di vista imprenditoriale, la
sfida delle sofferenze. Chi è interessato a leggerlo lo scarichi da questolink.
Sperando in una sua risposta, voglia gradire i miei più cordiali saluti.
Francesco Zanotti
Caro Zanotti,
RispondiEliminaintanto grazie delle puntuali e cortesi notazioni. Come lei ben sa non esistono ricette buone per ogni situazione. Fare rete in Italia troppo spesso è significato mantenere per ogni nodo posizione di potere e rendita. Ogni tanto qualche nodo va sciolto.
grazie ancora
Contro l'eccessiva grandezza delle banche (ma vale per ogni impresa) segnalo anche il contributo di Taleb che nel libro "Antifragile" sostiene i medesimi principi. Una banca eccessivamente grande è molto più fragile ed esposta al rischio. Taleb lo dimostra molto bene riportando casi concreti come la francese "Societe Generele" del 2008. Fosse stata più piccola non sarebbe successo nulla, anche nel caso di dipendenti truffaldini. Taleb poi lo dimostra anche con chiari riferimenti matematici.
RispondiEliminaStefano Pollini