di
Francesco Zanotti
E’ il motto del Politecnico di Bari.
E descrive (Mariano Maugeri sul Sole 24 Ore di
oggi) la realtà di una regione che è straordinaria nella “innovazione puntuale”.
Sui singoli progetti: li sa immaginare e sa mobilitare risorse pubbliche e
private per realizzarli.
Aerei biposto in fibra di carbonio che stanno
nel baule di una macchina, acceleratori lineari di protoni per distruggere
cellule tumorali, mani bioniche per mozzarelle e burrate e satelliti chiavi in
mano.
Ma oggi servono, fa intendere Maugeri, progetti
complessi. E qui casca l’asino. Manca una progettualità sistemica.
“E’ come se il pensiero meridiano (esperto in
ibridizzazione) che la Puglia riesce a dispiegare nelle singole imprese si
ottenebrasse quando si tratta di far marciare sistemi complessi”, scrive Maugeri.
Allora provo ad accennare ad un contributo.
L’insufficienza di progettualità complessa non
vale solo per la puglia. Vale anche ad esempio per le grandi imprese che
guidano questo paese.
Tipico è il caso delle banche: se si leggono i
loro Business Plan si trovano solo banali tentativi di difendersi da un
presente che osa mettere in atto la loro intoccabilità istituzionale.
Come i superare questa vera e proprio emergenza
progettuale?
Fornendo
alle classi dirigenti nuove risorse cognitive. Quando si costruisce
un progetto Strategico (a qualunque livello: dalle imprese, al Paese) si usa il
modello di progetto strategico di cui, inconsapevolmente si dispone. Quelli di
cui dispongono le attuali classi dirigenti sono troppo poveri per riuscire a generare
progetti complessi. Allora la soluzione è semplice: occorre fornire alle classi
dirigenti nuovi modelli di Progetti Strategici, capaci di “far loro vedere”
mondi nuovi e guidarli a progettarne di ulteriori.
Pe fare un esempio: il miracolo italiano è stato
costruito su di un modello di società ideale che costituiva una sorta di
prerequisito cognitivo già disponibile. Oggi la progettualità strategica deve
ancora ricostruire questo pre-requisito cognitivo.
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