di
Luciano Martinoli
E’ notizia di ieri che la Exor, finanziaria della famiglia Agnelli, si trasferirà anch’essa in Olanda, dopo lo spostamento fiscale di FCA e CNH. Lo scopo, come negli altri due casi, è quello di beneficiare di trattamenti di maggior favore per le società garantite dalla legislazione di quel paese. Molti hanno visto in questo trasferimento un ennesimo segnale di degrado dell’Italia, incapace di avere un sistema di attrazione delle grandi aziende; un piagnisteo ricorrente che sembra avere come unico scopo, paradossalmente, quello di favorire lo status quo (se prima non si cambiano alcune cose non si può fare nulla e… nulla facciamo).
Allo stesso tempo è notizia di alcuni giorni fa della volontà di investimento nel nostro paese di Apple e Amazon le quali sembrano essere interessate alle risorse che lo stivale, nonostante le sue carenze, in ogni caso possiede e mette a disposizione.
Furbi i pronipoti del fondatore della Fiat e spovveduti i tycoon americani o viceversa?
La domanda, legittima a vedere i fatti, ha a mio avviso una risposta più articolata che affonda le sue radice nella volontà e capacità (risorse cognitive) dei soggetti interessati di essere imprenditori.
L’accoppiata Elkann-Marchionne non ha mai dato l’idea che i due volessero fare gli "Imprenditori" sul serio. Varie volte su questo blog abbiamo rilevato, dalle notizie sul gruppo, le intenzioni, anche esplicite, in tal senso. A supporto di questa tesi è disponibile un esercizio di Posizionamento Strategico, variabile di estrema sintesi sull'andamento di produzione degli economics di un’azienda, che riguarda FCA a partire dalle pubbliche dichiarazioni dei due manager e le notizie che riguardavano l’ex-Fiat. Il risultato è estremamente insoddisfacente, come anche i mercati ben sanno da tempo.
L’auto, nel caso specifico di Exor (rilevante perché le fortune degli Agnelli nascono proprio dalla partecipata FCA), è un mercato maturo, bisognoso di elevati investimenti o una rivoluzione strategica, attività che FCA non è in grado (la prima) e non è capace (la seconda) di fare. Da qui la scelta di attestarsi in comodi rifugi fiscali e finanziari a cercare di compensare quelle soddisfazioni economiche che non vengono più dal business dell'economia reale.
Apple e Amazon invece, aziende di punta che hanno fatto della conoscenza il proprio profittevolissimo business, sono a caccia di risorse intellettuali e mercati avanzati, non di benefici fiscali.
Ci troviamo allora davanti a due atteggiamenti diversi: da un lato una famiglia, in buona compagnia pensando ai Benetton e prossimamente i Berlusconi, che sta pensando di uscire dall’agone dell’imprenditorialità per sviluppare e mantenere il proprio patrimonio nella finanza. Dall’altro due colossi che fanno e vogliono continuare a fare impresa, dovunque vi sia occasione per farla.
Colpevoli i primi e meritori i secondi? Sarebbe un’affermazione troppo semplicistica. Direi invece che il patrimonio delle risorse cognitive delle classi dirigenti Exor si è talmente impoverito (meditate sulle affermazioni riportate nel documento del Posizionamento Strategico!) da vedere, in un contesto complesso come quello del III millennio, solo minacce. Da qui la scelta di passare alla finanza.
Altri, tra i quali certamente moltissimi imprenditori italiani ma non solo, hanno le capacità, a volte inespresse o inconsapevoli, di voler continuare a fare impresa nell’economia reale.
E’ con rammarico allora constatare quanto aveva già rilevato profeticamente Edoardo Nesi nel suo romanzo di qualche hanno fa Storia della mia Gente, a proposito degli autori della caduta del distretto tessile di Prato, ologramma della deriva strategica di tutta una classe imprenditoriale. E di come aveva intuito la strada maestra per evitare tale caduta che... siamo sempre in tempo a ripercorrere se ne abbiamo voglia.
Vestiti di lini irlandesi e cotoni candidi, belli e fragili, vuoti e lontani, furbi e famelici, ingenui e ignoranti, sono il fior fiore di quella fortunatissima generazione di italiani senza qualifiche, entusiasta e garibaldina, che aveva avuto la fortuna di affacciarsi sulla scena del mondo all’inizio di un periodo di furiosa espansione economica che sarebbe durato decenni e avrebbe creato un mercato di centinaia di milioni di consumatori occidentali …
Eccoli che bevono i loro martini e i loro negroni e i loro campari e i loro gin-tonic, sereni e compiaciuti, abbronzati e sazi, già impigriti dai loro giovani quattrini, miseramente felici di ciò che hanno... delle Ferrari, delle barche e dei vestiti eleganti, delle fabbriche e delle amanti clamorose, di tutto ciò che a loro sembrava tanto e invece era poco, pochissimo, il minimo che si possa ottenere dallo spendere tutti quei soldi.
Volevo dir loro che invece di giocare a fare gli industriali e costruire fabbriche su fabbriche accumulando denari transitori potevan almeno provare a dare uno sguardo all’epoca di straordinaria fioritura delle arti e delle lettere (e delle scienze) che stava sbocciando proprio accanto a loro, nel ribollente Novecento, perchè forse si poteva riuscire in qualche modo a farla diventare, questa fioritura selvaggia, prima idea industriale, poi prodotto e infine ricchezza...
Continuiamo a riceve qualche commento anonimo. Continueremo a non pubblicare commenti anonimi,nè posivi nè negativi, nè di contrbuito.
RispondiElimina