di
Francesco Zanotti
Il Corriere Economia propone una analisi di
Apple la cui sintesi sta nella seguente frase: “senza un colpo di genio il futuro
dei primi della classe è a rischio”. E il colpo di genio deve arrivare entro il
2017, non a lungo termine.
Bene vediamo cosa significa “primi della classe”.
Mi basta un dato: una liquidità di 231 miliardi di dollari a fine giugno. Confrontiamo
con i numeri di casa nostra. Circa quaranta volte la necessità di nuovo
capitale di MPS. Sufficienti a rimborsare alla banche tre volte e mezza gli NPL
non ancora coperti da riserve.
La domanda è: ma perché si chiede una
innovazione radicale a imprese così ricche e quasi nessuna innovazione alle
nostre banche che proprio ricche non sono? Beh, perché Apple lavora in un settore ad
alta tecnologia dove le cose vanno velocemente, mi risponderete. Controbatto:
non è vero! Le innovazioni sembrano andare veloce, ma, invece, tutti gli
aggeggi tecnologici che riteniamo avanzati sono sostanzialmente ancora le macchine
immaginate da Turing. Mentre le “tecnologie” di riferimento delle banche hanno
avuto una rivoluzione veramente radicale. Non intendo parlare della digitalizzazione,
ma della disponibilità di nuove conoscenze strategico-organizzative che possono
rivoluzionare il rapporto con le imprese (capacità di valutazione, servizi di
progettualità strategica) e di gestione del cambiamento.
Ma perché le banche non le usano? Diciamo che
non lo so. Quello che so e che Clienti, Azionisti, Amministratori, Sindacati,
organi di vigilanza e Media dovrebbero chiedere conto ai manager bancari del perché
rifiutano la rivoluzione della conoscenza.
Dovremmo valutare i manager bancari dalla loro
capacità progettuale e non dalla loro capacità di vendita dei gioielli di
famiglia o di farsi mantenere con qualche trucco contabile, parlo di quelli
legali, per carità, dallo Stato.
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