di
Francesco Zanotti
I PIR - Piani Individuali di Risparmio- sono di gran moda.
Ma per quanto riguarda i possibili problemi per i risparmiatori, però, si indica solo la pagliuzza, e ci si dimentica della
trave.
Tutti conoscono il
monito evangelico “Perché guardi la pagliuzza che è
nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo?”
(Matteo 7:3-5).
Si applica
letteralmente al caso dei PIR. La pagliuzza è costituita dai temi fiscali.
Certamente è importante il tipo di imposizione fiscale. Una imposizione fiscale
sfavorevole è certamente fastidiosa come una pagliuzza.
Ma ci fa
dimenticare la trave. Una trave grande e pesante. E’ costituita dal rischio di
perdere tutto il capitale. E’ costituta dal rischio che le imprese nei cui
titoli sono finite i soldi dei risparmiatori falliscano.
Si dirà, ma chi
le seleziona sa come distinguere il grano dal loglio, per continuare a usare
un linguaggio evangelico (Matteo
13, 24 segg.). Chi le seleziona sa scegliere le imprese il cui titolo
continuerà ad aumentare di valore.
Ecco, questo non è vero. Per mille
ragioni. La più semplice è che l’andamento del titolo non è che segua così pedissequamente
l’andamento dei risultati delle imprese. Ma la più rilevante è che chi seleziona
le imprese non ha alcuno strumento per prevedere i risultati futuri delle
imprese. Con gli strumenti a disposizione della finanza è come se si scegliesse
a caso. E non è il caso di buttare il risparmio nel gioco della roulette.
Rischia che sia una roulette russa.
Ma purtroppo della trave nessuno vuole parlare. Qualcuno ci dà una mano a parlarne?
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