di
Francesco Zanotti
Accanto agli scenari complessivi proposti dal Prof.
Vitale e dal Prof. Minenna aggiungiamo la nostra proposta: le cose che una
banca può fare subito per costruire una nuova redditività … E’ un vero peccato
che non se ne parli mai. Ma si preferiscono stucchevoli baruffe chiozzotte come
quelle su Banca Etruria. E sapete perché? Non perché siano temi decisivi, ma perché
solo di quelli si sa parlare …
Riceviamo dal Prof. Vitale un incoraggiamento che
ci fa piacere per l’autorevolezza professionale ed etica della persona.
“Grazie per il commento al mio paper sulle banche.
Sono totalmente d’accordo sulle Vostre tre proposte, tutte essenziali. Cordiali
saluti Marco Vitale .”
Ed allora ecco le nostre tre proposte che ogni banca potrebbe e dovrebbe
mettere in atto da subito.
La prima: occorre che le banche sviluppino nuove competenze di
valutazione del merito del credito, fondate su “ragionamenti” strategici, che
sono gli unici che riguardano il futuro.
La seconda è che devono offrire servizi di progettualità strategica
per rilanciare la nostra imprenditorialità. Così facendo aggiungono alla
intermediazione finanziaria una “intermediazione cognitiva” riducendo così i
rischi del “prestare” e, contemporaneamente, aggiungendo ricavi da nuovi
servizi.
Come scrivevamo questi
obiettivi sono raggiungibili se le banche si dotano di conoscenze e metodologie
avanzate di strategia d’impresa di cui sono totalmente prive.
Vi è una terza cosa da fare: evitare di innescare
drammatici processi di cambiamento che generano solo resistenze e frustrazioni.
Li innescano ancora una volta per mancanza di conoscenza. Sono legate a miti
manageriali (leadership, motivazione, talenti et similia) che le scienze umane e naturali hanno abbondantemente sbugiardato.
Purtroppo le banche non ci
sentono. Se date una occhiata ai loro Piani strategici non si dice nulla di
nuove competenze valutative, di nuovi sistemi di servizi di progettazione
strategica, di diversi processi di cambiamento.
E non ci sentono perché non
sanno sentire: non riescono a rendersi conto che il loro futuro sarà costruito
più con risorse di conoscenza che di capitale finanziario.
Ovviamente questo discorso
vale anche per la Banca d’Italia che non può esimersi anch’essa dall’acquisire
le nuove conoscenze che servino per fare emergere il sistema bancario del
futuro.
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