di
Francesco Zanotti
Le imprese, soprattutto le PMI, stanno
chiedendo più credito alle banche. Ma cosa è necessario che le banche chiedano
e le imprese diano in cambio?
Tanto più l’innovazione perseguita dalle
imprese è profonda, tanto più merita credito. Ed anche capitale.
Proviamo a fare un “rating”
dell’innovazione.
Al livello più basso stanno le ristrutturazioni organizzative alla ricerca di riduzioni di costo. Sono palliativi ai quali i concorrenti risponderanno con riduzioni ancora più decise fino a che tutti si incarteranno nell’essere costretti a vendere sotto costo. Non si può chiedere alle banche di seguire le imprese in questa via. Le banche non devono spingere le imprese lungo questa via.
Al livello più basso stanno le ristrutturazioni organizzative alla ricerca di riduzioni di costo. Sono palliativi ai quali i concorrenti risponderanno con riduzioni ancora più decise fino a che tutti si incarteranno nell’essere costretti a vendere sotto costo. Non si può chiedere alle banche di seguire le imprese in questa via. Le banche non devono spingere le imprese lungo questa via.
Appena un po’ più su vi è l’aumento degli
sforzi commerciali (in questa categoria ci metto anche quelli supportati dal
web … fosse anche 1000.0). Se non si
cambia quello che si vende, però, si può urlare quanto si vuole, ma se non
interessa, non interessa. Certo si può provare ad urlare più forte dei
concorrenti, ma si innesca una competizione dell’urlo che ha effetti molto
simili alla competizione di prezzo. Le banche e le imprese come non si devono
imbarcare in una competizione di prezzo, così non si devono imbarcare nella
competizione dell’urlo.
Si può allora provare con l’innovazione
tecnologica. Ma occorre distinguere. Se si tratta di una innovazione
nell’efficacia e nell’efficienza dei processi produttivi, allora abbiamo solo
trovato una nuova area nella quale innescare una diversa (nell’ambito, ma non
nei risultati) escalation competitiva.
L’innovazione di prodotto può portare ad
un aumento delle prestazioni del prodotto (o del servizio, ovviamente). Ma
occorre accertarsi che sia solo una innovazione autoriferita. Ad esempio, per
seguire qualche moda tecnologica o qualche sfizio modaiolo effimerissimo.
Cercando innovazione di prodotto si trova
la strada per costruire una innovazione veramente rilevante. Che merita sia
credito che capitale. Sto parlando della innovazione
di significato. Una innovazione che cambia la vita delle persone, della
società. Faccio un solo esempio: la 500.
La 500 degli anni ’50 ha cambiato la
vita degli italiani. Ha contribuito a costruire una nuova società. La nuova 500
è stata solo una divertente innovazione di marketing. Lo sfizio modaiolo di cui
dicevo prima che, però, non porta a cambiare la vita di nessuno. Neanche i
conti delle imprese che lo propongono. Come è accaduto alla FIAT con la nuova
500.
Trasversale è il discorso della
internazionalizzazione. Se è soltanto una delocalizzazione produttiva, ne
abbiamo già visto i risultati. Se si tratta dell’apertura di nuovi mercati, non
cambiando quello che si vende, è solo una illusione. Ha senso
internazionalizzare imprese che producono prodotti pregiati (carichi di
significato) come le Ferrari o l’I-Pad. Ma queste imprese non hanno bisogno di
uno sforzo specifico di internazionalizzazione, magari finanziato col credito.
E’ il contenuto di significato del prodotto e la cassa che produce che le
portano in giro per il mondo.
Come fare? Le imprese devono migliorare
grandemente i propri processi di progettazione strategica. Le banche devono
avere strumenti per misurare quanto profonda sia l’innovazione proposta e che
probabilità abbia di essere feconda.
Esiste la conoscenza attraverso la quale
banche ed imprese possono incamminarsi insieme lungo la strada della
innovazione profonda: sono le conoscenze (modelli e le metodologie) di
progettazione e valutazione strategica. Le banche e le imprese devono cercare
le migliori conoscenze di progettazione e valutazione strategica.
Il migliorare la qualità della
progettazione e della valutazione strategica è l’unica strada che può
permettere di aumentare il credito concesso. O il capitale investito.
Noi abbiamo costruito una sintesi inedita
dello stato dell’arte a livello mondiale delle conoscenze di progettazione e
valutazione strategica le abbiamo
condensate in uno strumento: il Rating Progettuale dei business plan. Esso
permette di valutare il contenuto di innovazione di un business plan o piano
industriale e la probabilità che questa innovazione si realizzi. Si tratta di
Ranting progettuale perché utilizza, come riferimento valutativo, un modello di
business plan che può essere usato dalle imprese per migliorare qualità e
probabilità di realizzazione dei loro business plan.
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