di
Francesco
Zanotti
Leggo un articolo di Guido Gentili sul Sole 24 Ore di
oggi, una serie di riflessioni interessanti sul vendere l’Italia o investire in
Italia.
Vorrei dare un contributo a questi temi usando le
conoscenze standard di “strategia d’impresa”. Si sciolgono molti dubbi, si
individuano strade di sviluppo. La domanda eterna è la solita: perché non
usarle?
Quando si vuole capire un bilancio, occorre
imparare un po’ di cosette di contabilità, finanza etc. perché quando si parla
di strategie di impresa, si fa tranquillamente a meno delle conoscenze di
strategia d’impresa?
Comincio dalla storia della British Gas. Sono
passati tanti anni perché questa impresa ha cercato di gestire la burocrazia e
non il sociale. Non ha usato metodologie di analisi ed engagement degli attori
sociali. Se lo avesse fatto avrebbe costruito un alleanza con gli attori
sociali che avrebbe vinto qualunque burocrazia.
Poi, gli investimenti in Italia e nel mondo.
Banalmente FIAT non calcola il ruolo e il peso della organizzazione informale
perché non sa cosa sia, come funziona e come si fa a gestirla. Se avesse questa
conoscenza, i calcoli di convenienza sarebbero completamente diversi.
E’ temerario investire in Italia. Ma chi compra
imprese “buone” non ha paura. Se è temerario investire in Italia, lo è
certamente di più investire in Israele. Il rischio paese è molto più alto. Ma
in quel paese si indirizzano molti investimenti perché si sviluppano tante
idee buone ed avanzate. Il problema
dell’Italia è che non ha startup con business plan importanti. Esiste qualche
piccola idea “tecnologica” intorno alla quale non si sa come costruire e valutare
un mercato. Basterebbe fornire a start-upper e politecnici una metodologia
avanzata di business planning.
L’Ikea non
investe in Italia. Sta facendo una penetrazione nel mercato italiano.
Certo per ottenerla spende dei soldi. Nel suo bilancio si chiamano certamente
investimenti. Dal punto di vista dell’Italia, è un investimento che sottrae
quote di mercato ai produttori italiani. Di più: propone uno stile di arredare
che è molto diverso da quello che sono abituati a soddisfare i produttori
italiani. Detto diversamente, cambia le regole del mercato. Basterebbe usare le
tecniche di definizione del business per capire meglio.
L’autore non ha citato un altro caso importante:
quello della Ferretti. Quando è entrato il primo fondo di Private Equity nella
Ferretti, ho scritto personalmente al Presidente della società offrendo
conoscenze avanzate di strategia d’impresa per dialogare meglio con il fondo.
La risposta è stata cortese, ma nella sostanza: non mi servono conoscenze, ma
solo soldi. E tutti sanno come è finita.
Conclusione: è vero dott. Gentili che non è tempo
di presentare una Italia "rissosa ed inconcludente”, ma io aggiungerei che è
necessario diffondere tra gli imprenditori italiani (e a commentatori e
banche) conoscenze avanzate di strategia d’impresa che sono il vero generatore
di una nuova imprenditorialità.
Noi abbiamo avuto una idea: abbiamo costruito un
Rating dei Business Plan. Come esiste un rating dei bilanci (che è un rating
del passato) ci siamo immaginati un rating dei business plan che è un rating
sul progetto futuro dell’impresa. E’ fondata sulla più moderna cultura
strategica. E’ lo strumento principe per
presentare l’economia italiana sui mercati.
Difficile entrare d' amblais in una prospettiva di cosi' alto profilo,valutando se il comportamento sia stato burocratico o socially
RispondiEliminacorrect.
Ho pero' vissuto "di persona" anche se di striscio la questione BG Brindisi: l' arrivo scenico di elicotteri e volanti, l' arresto dell' AD, le guerre tra Provincia e Regione, gli ambientalisti post tutto, etc.
La mia bassa prospettiva rileva solo che tutto il mondo sta procedendo con l' LNF e con l' FLNG, ho seguito un progetto previsto per i
Caraibi, ne sto seguendo uno SHELL per l' Indonesia.
La questione energetica in Italia ha raggiunto livelli indefinibili, ed e' uno dei palcoscenici della logorrea politica su cui si sono compiuti destini e carriere negli ultimi 30 anni. Mettici poi la nostra propensione a parlare "per optima" senza sapere e capire realmente dei temi specifici. "Rem tene verba sequentur" diceva
Catone. Noi lo abbiamo dimenticato.
Ricordo dopo Chernobyl, un Matteoli che demoliva tutto in uno speciale TG1 sparando sull' Enel, il prof Amaldi, vicino a lui, silenzioso per
tutto il programma, si risveglio' chiedendogli di passare in istituto il giorno dopo e dimostrare con i bilanci di energia quello che
Matteoli. accampava.
Matteoli e' diventato sottosegretario all' ambiente. Amaldi, dimenticato ultimo grande ragazzo di Via Pansiperna.
Questa, soprattutto questa e' l' Italia.
Renato