di
Francesco Zanotti
Leggo sul Sole 24 Ore un discorso che a me suona perverso.
Riguarda l’auto. L’autore (Gian Primo Quagliano) analizza il mercato dell’auto
e osserva che le prospettive non sono rosee, soprattutto perché c’è la crisi. E
poi continua con un discorso che diventa tanto più preciso quanto più diventa “specialistico”
sull’attuale mercato dell’auto.
L’Autore considera la crisi esterna al mondo dell’auto.
Una crisi che è piombata addosso inopinatamente a seri costruttori di auto
disturbando le loro magnifiche sorti e progressive.
Sfugge all’autore una considerazione che a me sembra
banale. La crisi che indubbiamente stiamo vivendo (e che sta peggiorando) sembra
sia stata creata da alieni malvagi. E noi stiamo lì a cercare di difenderci
(competitività e riforme) attendendo che passi.
La crisi che stiamo vivendo, invece, è frutto delle
nostre scelte strategiche, sia nel piccolo che nel grande.
Se i costruttori dell’auto non vogliono accorgersi che il
modo di intendere il trasporto individuale, rappresentato dal tipo di auto che
vengono proposte oggi, ha fatto il suo tempo, un tempo che non tornerà più,
allora sono tra i massimi costruttori della crisi economica.
Se, soprattutto la FIAT, insiste a mitizzare ed usare
modelli organizzativi e produttivi che sono psicologicamente, sociologicamente,
antropologicamente troppo primitivi, intrinsecamente generatori di conflitti e
distruttori di empatia e cooperazione, allora la FIAT è tra i massimi costruttori
della crisi sociale.
Ecco la perversione: chiamarsi fuori quando si è pesantemente
dentro.
Per eliminare la perversione e costruire subito un nuovo
futuro, dobbiamo riconoscere che il mercato dell’auto è in crisi per mancanza
di visione e di risorse cognitive (competenze strategico-organizzative). Il
mercato dell’auto si trasformerà quando i suoi manager, invece di continuare
ad adottare modelli prometeici di gestione, proveranno ad accostarsi al nuovo
mondo delle conoscenze strategico-organizzative che risuonano delle nuove
conoscenze scientifiche e filosofiche.
Generalizzando, la crisi sarà superata quando le nostre
classi dirigenti accetteranno di apprendere le nuove conoscenze strategiche, organizzative,
scientifiche e filosofiche che permetterebbero loro di avere nuove visioni e
attivare nuove progettualità.
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