di
Francesco Zanotti
Alla fine, tutte le misure
che si stanno prendendo per risolvere la crisi saranno feconde solo se
all’attuale recessione seguirà un nuovo periodo di crescita generalizzata, soprattutto
del nostro sistema industriale.
Questa speranza, però, non
può realizzarsi. Vi è certamente una parte del nostro sistema industriale che
tornerà a crescere (forse non ha mai smesso di farlo, se non nei momenti
psicologicamente più impattanti della crisi), ma vi sarà una parte
significativa che non potrà farlo. Si tratta di quelle imprese che hanno perso
senso strategico. Ad esempio, i tantissimi spin-off produttivi creati da
operai che si sono messi in proprio ma continuando a lavorare quasi esclusivamente
per il vecchio datore di lavoro. Certo si sono poi evoluti ma, in troppi casi,
solo attraverso una continua contrazione dei prezzi oramai insostenibile.
La somma di crescita di
alcuni e decrescita inevitabile di altri sarà negativa: vi sarà una ulteriore decrescita complessiva che
vanificherà riforme che ci stanno mettendo del loro nel costruire recessione.
Tutto questo a “società e
natura costanti”. Intendo dire: immaginando che esigenze, valori, speranze rimangano quelli di sempre. E che la natura non sia significativamente
intaccata dal sistema industriale.
Ma la società si guarda
bene dal rimanere costante. Sta diventando sempre più evidente una veloce e
profonda evoluzione di esigenze, valori e speranze, che sta rendendo, e renderà, sempre meno interessanti i prodotti dell’attuale sistema industriale.
E la Natura non sopporta
più questo stesso sistema industriale.
Tutto questo significa che
non vi potrà essere crescita dell’attuale sistema industriale. Ma vi dovrà
essere lo sviluppo di un nuovo sistema industriale che coinvolgerà anche le
imprese che oggi sembrano vincenti in profondi cambiamenti di visione, mission
e struttura strategica.
Abbiamo preparato una
proposta per attivare lo sviluppo di un nuovo sistema industriale che parte dal
basso, dalla singola impresa. La nostra proposta è descritta nel documento "Lo sguardo, la passione e la concretezza.
Nuove risorse cognitive, emozionali e metodologiche per attivare una nuova
imprenditorialità aumentata” che è liberamente scaricabile.
Il documento è strutturato
in due capitoli: la scoperta e la proposta.
La
scoperta.
Se non riusciamo ad uscire
da una crisi che sembra sempre più invasiva, le alternative sono due. La prima
è che si sa cosa bisognerebbe fare per uscirne, ma non lo si fa perché
qualche “cattivone” incompetente lo
impedisce. Se così è, allora, la soluzione è: dalli all’untore.
Esiste un intero “capitolo”
della sociologia che studia la “teoria del complotto”.
E’ questa l’alternativa più
accreditata, ma a me sembra ingenua e pericolosa. Ingenua perché, qualche
volta, le soluzioni che vengono proposte vengono pur messe in pratica, ma non
producono i risultati attesi. Pericolosa perché può innescare catene
inestricabili di conflitti.
Quello
che abbiamo scoperto è la causa profonda della crisi. Non è generata da macro
fenomeni incontrollabili, ma dalle risorse cognitive con cui guardiamo il
mondo.
La
proposta.
La proposta è banalmente conseguente alla
scoperta: forniamo alle classi dirigenti nuove risorse cognitive.
Un inciso (non è mica tanto
un inciso) conclusivo: costruire questo tipo di sviluppo rendere del tutto
superflue le attuali misure di austerità. Anzi ne rivela la profonda natura
recessiva. Soprattutto ne rivela la cultura burocratica e imprenditorialmente
rinunciataria che le anima.
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