Il numero del 6 luglio della rivista "Il Mondo" ci ha dedicato la storia di copertina.
Di che si tratta?
Della ricerca, "Rating dei Business Plan", eseguita sulle aziende dell'indice FTSE MIB: le principali società quotate in Borsa a Milano.
Non lasciatevi ingannare dal titolo "scandalistico" del giornale, nè dal nome della ricerca che ha un retrogusto un po' burocratico. La faccenda è molto seria e ha riscontri molto più pratici di quanto si possa immaginare: le aziende in questione sono i più grandi assorbitori di risparmio pubblico.
Come lo useranno?
Quali sono i loro "piani di futuro" (le sorti dei nostri denari)?
E, prima ancora, sono in grado di progettare un futuro o si limitano a seguire quello creato da altri?
Non sono domande retoriche, sopratutto in un momento come questo dove, spero che prima o poi sarà chiaro a tutti, l'uscita dalla attuale situazione partirà da chi la ricchezza la produce, non da chi la "disciplina" una volta creata. E credere che fatta una riforma, o trovato un accordo in Europa, magicamente chi fa "scarpe sfigate" inizierà a guadagnare soldi a palate e ad assumere dipendenti a paccate... significa credere a Babbo Natale.
Dunque si parte dalle aziende, tutte, e iniziamo da cosa possono fare le grandi, quelle "pubbliche" non perchè dello Stato ma per l'azionariato diffuso di cui godono.
Ciò che emerge è lo specchio della nostra società: una classe dirigente, anche nel comparto economico, autoriferita, che non comunica o perchè teme di rivelare chissà quali segreti (ma se l'azione imprenditoriale si basa solo su questo quanto ci metteranno i concorrenti a scoprirlo?) o perchè, più banalmente, non ha nulla da dire (delle quaranta solo venti hanno reso disponibile al 30 Aprile un Business Plan aggiornato).
Ma c'è anche una terza ipotesi, che si tratti solo di "ignoranza": si ignorano i linguaggi di strategia d'impresa che permettono di descrivere il business, si ignorano i processi di redazione di Business Plan avanzati ( McKinsey qualche mese fa citava il "crowdsourcing" in questo ambito, noi l'abbiamo fatto 15 anni fa in ATM!), si ignora che se il futuro lo si insegue si compete, se lo si crea si innova con beneficio di tutti.
Siamo fiduciosi che il Rating del Business Plan possa indicare la vera strada dello sviluppo, quella che parte dalla capacità di creare "ricchezza" da parte di tutte le aziende, quella ricchezza che è stata la base del benessere della nostra società, attuale e passata.
l.martinoli@cse-crescendo.com
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