di
Francesco Zanotti
Una platea che applaude, sindacalisti compresi. Un
sistema dei media che fa da cassa di risonanza. Di cosa? Del piagnisteo collettivo
di una classe dirigente che non riesce a liberarsi di schemi cognitivi poveri. E
cerca la sua sopravvivenza urlando sempre più forte quello che gli schemi cognitivi
in uso permettono loro di vedere e di dire. Ma del tutto incapaci di usare
nuovi schemi cognitivi che permetterebbero di trasformare velocissimamente la
crisi in sviluppo. Anzi, ogni proposta di nuovi schemi cognitivi è considerata
la minaccia più subdola e da contrastare. Lesa maestà, cioè: lesa classe dirigente.
Mi spiego. Le proposte che Giorgio Squinzi ha fatto ieri all'Assemblea di Confindustria sono quasi tutte richieste
al Governo, direttamente o indirettamente di soldi. Le richieste alle imprese
sono quelle di fare ricerca ed aumentare la produttività. Ma sono richieste
retoriche perché non si indica cosa e come fare, oltre che tornare sempre al
Governo: dagli sgravi fiscali al resto. Ecco perché parlo di piagnisteo.
Si dimentica, insomma, che è l’impresa che deve
produrre ricchezza da distribuire secondo norme definite dalla collettività. E non
lo Stato che deve puntellare un’impresa che non produce più ricchezza.
Ma veniamo a qualche dettaglio. E i dettagli li
propongo in positivo: cosa mi sarebbe piaciuto sentir dire.
Mi sarebbe piaciuto sentire dire non “Difendiamo
questa industria”. Ma mi sarebbe piaciuto sentire una visione di quale tipo di
industria (e conseguentemente di servizi) egli vuole costruire nel futuro. Perché
è oramai acclarato che questo tipo di industria ha fatto il suo tempo. Tanto è
vero che troppe (e torno al discorso di prima) riescono a stare in piedi solo
con stampelle sempre più robuste fornite dallo Stato.
Ma è possibile un’altra industria?
Leggete ad esempio l’intervista a Chris Bangle su Affari
& Finanza del 20 maggio. Cito solo una frase “… l’auto che si guida da sola
non esiste, anche se io ci ho lavorato. Oggi abbiamo un’auto normale modificata
per andare da sola. Un bel business sarebbe una macchina concepita solo per
questo. Ma non è quello che stanno facendo”. E’ un primo spiraglio su di una
nuova industria. Pensate, poi, alle stampanti 3D ed alla loro evoluzione
possibile. Pensate alle possibilità di generazione locale di energia. Intravvedete
subito una nuova modalità di produrre oggetti che manderà in soffitta la gran
parte delle grandi fabbriche, delle grandi unità di generazione di energia, le
tipologie di materie prime utilizzate, tutto un sistema logistico.
Passiamo alla ricerca scientifica. Non sa Squinzi
che è oggi essenziale dire quale scienza si vuole perseguire dopo che la visione
della Big Science è caduta in una assurda autoreferenzialità che la porta a
costruire visioni del Tutto, scoprendo poi che il tutto di cui parlano questa
visioni è solo il 4% della materia energia dell’Universo? Di quale scienza
parla e quale ricerca propone?
Mi sarebbe piaciuto sentire non un accenno retorico
alla “produttività”. Ma una proposta su come aumentarla effettivamente. Mi
sarebbe piaciuto sentirlo dire che è impossibile innovare veramente il modo di lavorare
quando l’attuale classe manageriale si rifiuta (letteralmente) anche solo di
ascoltare quanto le nuove scienze organizzative hanno scoperto e continua a
dirigere ancora come Taylor auspicava. Mi sarebbe piaciuto sentire il Presidente
Squinzi auspicare un grande progetto di alfabetizzazione organizzativa e di
ricerca sulle organizzazioni.
Ma le imprese non ci pensano? Se lo fanno in antri
segreti e poi non mettono in pratica quanto hanno scoperto la risposta è: no!
Guardate ai Progetti Strategici resi disponibili dalle società quotate. Lì
dovreste trovare le visioni del futuro delle imprese. Bene, invece, spesso non
trovate proprio nulla. E quando trovate qualcosa … il foglio Excel come linguaggio
prevalente. Numeri per estrapolare il futuro dal passato. Mi sarebbe piaciuto
sentire dire al Presidente Squinzi che serviva una nuova progettualità
strategica ed era importante diffondere le conoscenze per realizzarla …
In sintesi, mi sarebbe piaciuto sentire il
Presidente Squinzi parlar dei Segni del Tempo Futuro, invece di chiedere allo
Stato di far sopravvivere i tempi passati.
Non ho sentito nulla di tutto questo. Purtroppo.
Questo che si dice senz'altro è vero. Ma non basta pensare ad un nuovo modello di industria senza chiederci perchè le attuali non funzionano. E' facile scaricare i problemi sulla mancanza di produttività quando la carenza di commesse non consente di utilizzare che un 60-70% della capacità produttiva. Ci sono alla base dei costi che probabilmente in altri paesi non ci sono. Le risorse per investimenti nell'industria italiana sono ormai prossime allo zero. Va bene pensare e ragionare per massimi sistemi, ma, questo non risolve i problemi contingenti che ci sono. Chi lavora sul campo tocca con mano un declino lento ed inarrestabile, non bastano visioni o slogan per risolvere il problema. Ci vogliono azioni concrete che non possono esserci se mancano le risorse. Non possiamo pensare che l'aumento di produttività sia in grado di neutralizzare tutte le gabelle e i balzelli che gravano sull'industria italiana. Pontificare è una cosa fare realmente è un'altra, lo dimostrano i bocconiani con la loro disastrosa azione di governo. Capaci di fare peggio di un analfabeta che usi il buon senso.
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