"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 26 marzo 2015

Lettera aperta ad un Investitore

di
Francesco Zanotti


L’ecologia degli investitori è variegata e frammentata e questa frammentazione rischia di innescare bolle di valore (falsamente speculative).
Ma credo che il punto di vista che possa ricompattare gli interessi di tutti sia il seguente: le risorse di cui gli investitori dispongono o devono gestire hanno un impiego “sano” e non finiscono in bolla se vanno a finire a imprese che riescono a moltiplicarle in modo da remunerare coloro che alle imprese le risorse hanno fornito.

Bene, ma a quali imprese? Il ragionamento standard è il seguente: devono andare ad imprese sane oggi che, proprio perché sono “sane” (ben gestite etc.) oggi lo saranno in futuro e potranno restituire moltiplicate le risorse che sono state loro affidate.

Purtroppo è un ragionamento che non funziona più. Oggi occorre creare le imprese sane.

Innanzitutto, se consideriamo sane imprese che producono cassa, invece di assorbirla, allora queste imprese sono poche e, ovviamente, si autofinanziano. Non sono interessate a ricevere altra cassa. Questo significa che la rilevante massa di risorse finanziarie oggi disponibile non potrà essere impiegato in imprese “sane”.

Oggi in realtà il concetto di azienda sana sta diventando meno pretenzioso. Si guarda ai margini (EBITDA) e non alla cassa. E, allora, sono certamente di più le imprese che possono essere considerate “sane”. Ma, come dicevamo, è un “sano” un po’ meno forte. Ad esempio, il rischio di una crisi di liquidità è più elevato per queste imprese rispetto alle imprese considerate “sane” perché producono cassa. In più, accettando un concetto di “impresa sana” meno forte si costruisce il rischio “cognitivo” di considerare l’eccezione il generare cassa.
Queste imprese sono certamente di più di quelle della categoria precedente, ma anche aggiungendole all'elenco delle imprese finanziabili, non si raggiunge una massa tale da assorbire significativamente le risorse finanziarie in cerca di impieghi.

Ma, poi, esiste il problema del futuro.
Questo “problema” ci informa che non è detto, in nessun modo, che una impresa sana oggi (qualunque sia il concetto di “sano” che si usa) continui ad esserlo nel futuro. Non vale il ragionamento “Se è sana è perché è gestita bene. Se sarà sempre gestita bene, affronterà tutte le eventuali peripezie”. Non funziona perché i contesti di business stanno cambiando ed è quasi certo che uno stile gestionale che funziona oggi non funzionerà in futuro.

Ma poi, il problema del futuro tira in ballo un nuovo “riferimento”: le imprese saranno “sane” nel futuro se rivoluzioneranno la loro identità strategica. A modo loro e con i tempi loro, ma dovranno rivoluzionarla inevitabilmente. Le imprese oggi sane che rimarranno uguali a se stesse (anche quelle che oggi producono rilevante cassa) continueranno ad essere sane solo per poco.

Allora il focus, sempre più attento, di un investitore dovrà concentrarsi sul progetto di futuro di una impresa, sul suo Business Plan. Un investitore dovrà imparare a valutarne la qualità. Per fare questo, però, gli investitori dovranno acquisire risorse cognitive di cui oggi non dispongono: le conoscenze e le metodologie di strategia d’impresa.
Ma non basta. Le imprese difficilmente potranno sviluppare Business Plan alti e forti da sole. Avranno bisogno anche loro di nuove risorse cognitive. Ma quali? Ovviamente sono le stesse risorse cognitive che devono utilizzare gli investitori per valutarli.

Il messaggio fondamentale agli investitori è, allora. il seguente.
Innanzitutto le imprese sane non ci sono: vanno costruite. Con un linguaggio più tecnico: non ha più senso andare a cercare asset class promettenti. Le asset class promettenti vanno costruite.

Se questa è la sfida, allora non basta fornire risorse finanziarie alle imprese: occorre, prima fornire loro conoscenze e metodologie di strategia d’impresa per definire Business Plan alti e forti. E, poi, occorre che queste conoscenze vengano anche utilizzate in proprio dagli investitori.



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