di
Francesco Zanotti
Leggo sul Sole 24 Ore
di un paio di giorni fa un articolo sulla consulenza e sulla spending review
con riportate le opinioni di Ezio Lattanzio, Presidente di Assoconsult.
Sono d’accordo che
sarebbe scioccherello tagliare le consulenze con accettate indiscriminate. Sono
ovviamente d’accordo (faccio il consulente di direzione da sempre) sull’utilità
della consulenza.
Ma, credo, che per
affermare il ruolo della consulenza, occorra che la stessa faccia un grande salto
in avanti. Provo ad individuarne le direzioni ed ad avanzare una proposta.
Il richiamo alla
ricerca non è generico. E’ necessario un grande sforzo di ricerca perché le
attuali (intendo riferirmi a quelle più avanzate) conoscenze
strategico-organizzative e modalità di consulenza sono troppo primitive. Credo
che la storia e la cultura italiana (di quel popolo capace di costruire
Rinascimenti) possa diventare risorsa preziosa per un radicale rinnovamento
della cultura strategico-organizzativa.
Ovviamente questo
comporta che si decida di non cercare vie di fuga alla responsabilità di creare
conoscenza cercando di imitare i modelli oramai asfittici della consulenza internazionale.
Per fare ricerca
occorre che la consulenza italiana sia aggiornata sullo stato dell’arte non
solo della conoscenza strategica organizzativa, ma anche di conoscenze
complementari e metaconoscenze. Per conoscenze complementari mi riferisco a psicologia,
sociologia, antropologia ed a tutte le scienze umane. Ad esempio, una seria
riflessione sul pensiero di Luhmann porterebbe a immaginare una rivoluzione
nella comprensione dei processi relazionali di una impresa al suo interno e con
l’ambiente esterno. Per metaconoscenza intendo tutti i nuovi modelli e le nuove
metafore che vengono proposte dalle nuove scienze della natura che stanno influenzando
anche lo sviluppo delle scienze umane. Per esempio: la fisica quantistica che
porta a rivoluzionare, ad esempio, una visione costruttiva del mercato ed a
comprendere più profondamente il ruolo dell’imprenditore. Ma anche la biologia
che ha fornito a Luhmann la metafora dei sistemi auto-poietici per costruire
una radicalmente nuova teoria della comunicazione.
Diventando protagonisti della produzione di nuova conoscenza, si diventa protagonisti dei mercati, non
solo italiani, ma, soprattutto internazionali. E non ci si limita alle PMI ed
alla PA.
Io credo che se, da un
lato, è importante fornire supporti conoscitivi (ma non quelli esistenti) sia alle
PMI che alla PA, molto spesso, invece, si guarda a questi mercati perché si
pensa siano più facili, perché dispongono
di meno conoscenze e confronti della grande impresa internazionalizzata.
Se si diventa
protagonisti dei mercati internazionali e si servono le grandi imprese
internazionali, si può guardare alla PA con serenità. Se vuole fare da sola,
faccia. Non ne abbiamo bisogno per sopravvivere. Se vuole usare conoscenze e
metodologie avanzate strategico-organizzative, allora si rivolgerà a noi. Ma non
dovremo essere noi a bussare alle porte della PA.
Per camminare in
questa direzione, propongo di attivare socialmente un grande programma di ricerca
che sintetizzi lo stato dell’arte a livello internazionale della cultura
strategico-organizzativa. Ne costruisca quella evoluzione che è assolutamente
indispensabile. E ne ricavi un nuovo modello di consulenza da proporre sui
mercati internazionali.
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