"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

venerdì 14 aprile 2017

Le banche fanno davvero tutto il possibile? Lettera aperta ad Antonio Patuelli Presidente ABI

di
Francesco Zanotti

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Caro Presidente, certo non mancano buona volontà e impegno. Ma essi vengono depotenziati dal non uso di risorse di conoscenza indispensabili. Il problema è che sembra impossibile parlare di queste risorse di conoscenza …

Un paio di giorni fa sul Sole24Ore il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli orgogliosamente rivendicava il fatto che le banche ci stanno mettendo tutta la loro buona volontà, tutto il loro impegno per superare l’attuale fase problematica in cui versa il sistema bancario.
Caro Presidente, è certamente vero! I problemi di malversazione o di incapacità sono casi isolati che non sono in grado di compromettere la stabilità del sistema bancario.
Purtroppo, però, buona volontà ed impegno non bastano. Servono le risorse di conoscenza per rendere efficaci buona volontà ed impegno. Ed oggi sono necessarie risorse di conoscenza che non sono non sono nella disponibilità delle banche, ma delle quali è anche difficilissimo parlare …
Mi lasci fare un esempio. Quando sono apparsi i transistor è andata in crisi una intera generazione di esperti di elettronica. Soprattutto di tecnici. Non è che avevano perso buona volontà ed impegno, anzi moltiplicavano gli sforzi. Ma usavano le conoscenze del “mondo della valvole termoioniche” per “aggiustare” sistemi elettronici fatti di transistor. E le differenze sono grandi: i transistor funzionano con pochi volt in continua, mentre le valvole termoioniche lavorano a centinaia di volt in alternata. I nuovo tecnici si sono dovuti immergere nel mondo dei “transistor”.
Caro Presidente, la stessa cosa sta accadendo con le banche. Esse si fondano su di una cultura patrimonial-finanziaria che funziona in sistemi economici stabili: il passato è una riproduzione del futuro. Se una impresa è solida, allora la si può finanziare.
Ora non viviamo in un mondo stabile. Una impresa solida oggi non è detto che lo sarà in futuro. Anzi, non lo sarà certamente se non intraprenderà un processo di cambiamento continuo. Il discriminate, allora, sono i progetti di futuro. Ora, per valutare i progetti di futuro servono conoscenze e metodologie di strategia d’impresa che non sono nella disponibilità delle banche. E’ la non disponibilità di queste conoscenze e metodologie che ha impedito negli ultimi anni di scegliere le imprese da finanziare. E’ questa non disponibilità che non potrà che generare ulteriori “sofferenze”.
Caro Presidente, le scrivo non solo per evidenziarle questo problema, ma anche per evidenziarle il meta-problema connesso: di questa mancanza di conoscenze e metodologie di strategia d’impresa è difficilissimo anche discuterne. Infatti anche con tutta l’impegno e la buona volontà del mondo, come si fa a discutere di cose che non si sa neanche che esistano?
Che ne dice del problema: le banche non dispongono di conoscenze e metodologie di strategia d’impresa?
Che ne dice del meta-problema: è difficilissimo anche discuterne?
Se non affrontiamo problema e meta problema continueremo a ripatrimonializzare un sistema che, nonostante buona volontà ed impegno, è come se navigasse alla cieca verso il futuro.



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