di
Francesco Zanotti
Caro Presidente, certo non mancano buona volontà e
impegno. Ma essi vengono depotenziati dal non uso di risorse di conoscenza indispensabili. Il problema è che sembra
impossibile parlare di queste risorse di conoscenza …
Un paio di giorni fa sul
Sole24Ore il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli orgogliosamente rivendicava
il fatto che le banche ci stanno mettendo tutta la loro buona volontà, tutto il
loro impegno per superare l’attuale fase problematica in cui versa il sistema
bancario.
Caro Presidente, è
certamente vero! I problemi di malversazione o di incapacità sono casi isolati
che non sono in grado di compromettere la stabilità del sistema bancario.
Purtroppo, però, buona
volontà ed impegno non bastano. Servono le risorse di conoscenza per rendere
efficaci buona volontà ed impegno. Ed oggi sono necessarie risorse di
conoscenza che non sono non sono nella disponibilità delle banche, ma delle
quali è anche difficilissimo parlare …
Mi lasci fare un esempio.
Quando sono apparsi i transistor è andata in crisi una intera generazione di
esperti di elettronica. Soprattutto di tecnici. Non è che avevano perso buona
volontà ed impegno, anzi moltiplicavano gli sforzi. Ma usavano le conoscenze
del “mondo della valvole termoioniche” per “aggiustare” sistemi elettronici
fatti di transistor. E le differenze sono grandi: i transistor funzionano con
pochi volt in continua, mentre le valvole termoioniche lavorano a centinaia di
volt in alternata. I nuovo tecnici si sono dovuti immergere nel mondo dei “transistor”.
Caro Presidente, la stessa
cosa sta accadendo con le banche. Esse si fondano su di una cultura
patrimonial-finanziaria che funziona in sistemi economici stabili: il passato è
una riproduzione del futuro. Se una impresa è solida, allora la si può
finanziare.
Ora non viviamo in un mondo
stabile. Una impresa solida oggi non è detto che lo sarà in futuro. Anzi, non
lo sarà certamente se non intraprenderà un processo di cambiamento continuo. Il
discriminate, allora, sono i progetti di futuro. Ora, per valutare i progetti di
futuro servono conoscenze e metodologie di strategia d’impresa che non sono
nella disponibilità delle banche. E’ la non disponibilità di queste conoscenze
e metodologie che ha impedito negli ultimi anni di scegliere le imprese da
finanziare. E’ questa non disponibilità che non potrà che generare ulteriori “sofferenze”.
Caro Presidente, le scrivo
non solo per evidenziarle questo problema, ma anche per evidenziarle il
meta-problema connesso: di questa mancanza di conoscenze e metodologie di
strategia d’impresa è difficilissimo anche discuterne. Infatti anche con tutta
l’impegno e la buona volontà del mondo, come si fa a discutere di cose che non
si sa neanche che esistano?
Che ne dice del problema: le
banche non dispongono di conoscenze e metodologie di strategia d’impresa?
Che ne dice del meta-problema:
è difficilissimo anche discuterne?
Se non affrontiamo problema
e meta problema continueremo a ripatrimonializzare un sistema che, nonostante
buona volontà ed impegno, è come se navigasse alla cieca verso il futuro.
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