di
Francesco Zanotti
Non è una deriva
bucolico-nostalgica. E’ un ragionamento serio … L’indicazione di un metro di
valutazione delle direzioni di sviluppo. Che dovrebbero usare sia banche che
imprese.
Se vi sedete sulle
rive di un torrente di montagna davanti ad un ghiacciaio, oppure davanti al
mare che lambisce la spiaggia di un’isola tropicale vi sentite parte
della natura. Sono sensazioni positive, emozionanti, dolci, profumate.
Adesso immaginate di
sedervi nel piazzale antistante una impresa industriale. Ecco non avrete
esattamente le stesse sensazioni.
E va beh,
risponderete, bella forza, questo è un duro ambiente di lavoro, quello è un
piacevole ambiente naturale.
Ecco, questa obiezione
è la misura del guaio in cui ci siamo cacciati. Abbiamo costruito una società
artificiale per soddisfare i nostri bisogni igienici. Abbiamo raggiunto questo
obiettivo, ma ad un costo che diventa sempre più insostenibile. La differenza
tra un ambiente naturale ed uno artificiale è grandissima, tanto che i due
ambienti difficilmente potranno coesistere ancora a lungo.
Ora è il momento di
riflettere innanzitutto, sul fatto che questo tipo di società artificiale non è
in nessun modo l’unica via per soddisfare i bisogni igienici delle persone, sul
fatto che stanno nascendo altri bisogni che trascendono quelli igienici.
Partendo di qui,
diventa evidente l’esigenza di riprogettare da capo manufatti, sistemi
produttivi, città, infrastrutture che somiglino sempre di più ai manufatti della
natura.
Le vie di sviluppo
generalmente indicate (dall’innovazione tecnologica, alla qualità) sono troppo
“industriali”. Non permettono quella riprogettazione profonda che è oggi
necessaria. Occorre parlare di una nuova scienza, di una nuova tecnologia, di
una diversa qualità, altrimenti si cerca solo di percorrere la strada disperata
di far funzionare meglio l’attuale società.
Una riprogettazione
profonda (ma ogni tipo di riprogettazione, di proiezioni verso il futuro)
richiede che si scriva la storia del futuro che si vuole costruire. Questa
storia sta scritta in un business plan … Ed arriviamo alla bellezza. Se il
business plan che ottenete è noioso, prodotto da qualche burocrazia
professionale e costituito, essenzialmente, da fogli excel, allora non avete
compiuto alcuna riprogettazione profonda.
Per essere sicuri di iniziare a scrivere un futuro diverso dal passato, dovete scrivere voi imprenditori personalmente, insieme alla vostra gente, il business plan. Dovete provare, tutti insieme, emozioni nello scriverlo. Deve diventare la lettura serale di tutti i clienti, i fornitori e gli stakeholders. Voi e tutti costoro lo dovere giudicare bello ed emozionante. Solo così sarete attori protagonisti di quella rivoluzione necessaria nei manufatti, nei sistemi di produzione, nelle infrastrutture, nelle città.
Per essere sicuri di iniziare a scrivere un futuro diverso dal passato, dovete scrivere voi imprenditori personalmente, insieme alla vostra gente, il business plan. Dovete provare, tutti insieme, emozioni nello scriverlo. Deve diventare la lettura serale di tutti i clienti, i fornitori e gli stakeholders. Voi e tutti costoro lo dovere giudicare bello ed emozionante. Solo così sarete attori protagonisti di quella rivoluzione necessaria nei manufatti, nei sistemi di produzione, nelle infrastrutture, nelle città.
Conclusione? Vi
propongo una equazione da tenere in considerazione: bellezza = Flussi di cassa.
Ma come fare a
costruire bellezza? Con un cuore generoso e con un linguaggio, ma ne parleremo
nei prossimi giorni.
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