di
Francesco
Zanotti
Certo se ci fosse meno burocrazia fosse sarebbe
meglio … Ma …
Perché ci metto tanti puntini? Perché mi sembra
doveroso dire una cosa dolorosa. E, quindi. … sono titubante. Non voglio che
venga scambiata per la solita sparata isterica.
Comincio, allora, dall’inizio, lentamente …
Per uscire dalla crisi attuale dobbiamo
riprogettare una intera società: dall’economia, alla finanza ed alla politica.
E, fino a qui, credo sia difficile non essere d’accordo.
Ma quando proviamo a progettare il futuro, cosa
usiamo? Oggi usiamo gli stessi modelli di lettura della realtà, linguaggi di
descrizione del futuro che usavamo prima. Questi ci permettono di capire cosa
non funziona, ci arrabbiamo, anche ci indigniamo, ma poi, quando proviamo a
trovare “soluzioni” siamo capaci solo di cercare di aggiustare la società
attuale, ma non di costruirne un’altra. Crescono insomma la rabbia e la
frustrazione. E si alimentano a vicenda.
E si finisce per trovare soluzioni, anche
diversissime di conservazione attraverso il conflitto.
Si finisce per delegare al “buono di turno” perché
sistemi le cose: il governo dei tecnici che combatte tutti con sacrifici
crescenti e destinati a crescere. Oppure per attendere l’intervento del papà:
“Ora tocca all’Europa” titolava stamattina Repubblica, riportando il pensiero
del Presidente della Repubblica. Una Europa che deve generare stabilità. Oppure
si scatena la caccia alle streghe: il complotto pluto-masso-giudaico di
Mussolini, il governo delle multinazionali delle brigate rosse. E le invettive
dei tanti e tristi Savonarola dei nostri giorni.
Nel caso delle imprese: la lotta (sempre e solo
parole di conflitto) alla burocrazia.
Invece …Se provate ad aprire
il sito di Repubblica trovate (una sottile ironia non voluta) una pubblicità
quasi (ironicamente, appunto) profetica: di occhiali.
Per costruire una nuova società e nuove imprese
servono nuovi “occhiali” cognitivi e nuovi linguaggi espressivi.
In concreto, faccio un esempio solo.
Considerate il problema della ristrutturazione del
debito. Stiamo usando una concretezza che uccide. Le imprese chiedono alle
banche di ristrutturare il debito. Le banche chiedono di vedere un piano
industriale che spieghi, quali cambiamenti farà l’impresa in modo da poter
onorare le nuove scadenze del debito. Bene, legittimo, forse anche doveroso,
no? In teoria, certo. In pratica si scatena un circolo vizioso spaventoso.
Perché le banche impongono (solo quelle sanno riconoscere) una specifica via di
cambiamento: la riduzione dei costi e delle persone. Spendendo meno, si
riescono a pagare dei debiti. Siccome poi questo non accade, perché dopo le
riduzioni fatte le imprese non sono in grado lo stesso di pagare i debiti
(chiedete alla banche quanti piani di ristrutturazione hanno avuto successo),
allora si cerca di ridurre sempre più duramente e risolutamente. Ma continuando a premere l’acceleratore del
rigore si uccidono le imprese.
Il problema è che anche le imprese ritengono
legittima la via della riduzione di costi e persone.
Si crea così una vera alleanza tra banche ed
imprese, ma orientata al declino, non allo sviluppo.
Soluzione? Diamo agli imprenditori ed alle banche
nuovi occhiali e nuovi linguaggi. Nuovi occhiali per capire i processi di
evoluzione di una impresa in un mercato. Scopriranno che la competizione è
costruita dalle strategie competitive. Più le strategie competitive sono “dure”
quanto più generano una competizione feroce … Scusate, ma supponete che davvero
una impresa riesca ad acquisire un vantaggio competitivo per aver ridotto costi
e persone, ma quanto tempo ci metteranno i concorrenti a fare altrettanto,
forse meglio? Ed allora corre ancora ristrutturare in una lotta che non può
portare ad una vittoria: cioè permettere alle imprese di ritornare a produrre
cassa.
Nuovi linguaggi, ad esempio, una mappa attraverso la
quale orientarsi nel mondo per riuscire a progettare una nuova impresa e non
ristrutturare quella vecchia. Questa stessa mappa potrebbe essere data alle
banche. La capacità di sfuggire alla trappola della competizione è
proporzionale alla qualità della mappa che di cui le imprese possono disporre
per costruire nuovi cammini.
In sintesi, certo miglioriamo la macchina dello
Stato, ma, soprattutto liberiamoci dai vecchi occhiali e da vecchi linguaggi
poveri. Ed usiamo nuovi linguaggi e linguaggi più ricchi.
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