"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 12 aprile 2012

Rapporto banca-impresa.


Un Rating Progettuale dei business plan per allargare una coperta troppo corta … Anche se c’è l’IKEA!


di
Francesco Zanotti

Oggi il rapporto banca-impresa è una corsa al ribasso. Oppure: è una battaglia a stiracchiare una coperta troppo corta che diventa sempre più corta e lisa. E tutti sanno cosa accade in questo caso: si rompe, mandando in frantumi imprese e risparmi.
Vogliamo descrivere una nostra proposta per allargare la coperta.

Oggi le imprese cercano troppo spesso di rimanere agganciate alle loro identità storiche (prodotti, servizi, organizzazioni). Qualche spruzzata di innovazione, ma troppo spesso solo per fare meglio e far pagar meno le cose di prima. Così i guadagni calano inevitabilmente a causa di una crisi che, se la si guarda bene in faccia, è sostanzialmente di conservazione. Questo è vero soprattutto in Italia, paese di terzisti. Con questo desiderio di passato la strategia regina è attendere che la crisi finisca. Al massimo, nutrire la speranza di andare a vendere nei favolosi “mercati esteri” nei quali anche i prodotti più obsoleti sperano di trovare l’Eldorado.
Per aspettare una mitica fine della crisi, per finanziare innovazioni marginali e per tentare misteriose avventure estere, chiedono aiuto alle banche …
Sì lo so! Noi sopravviviamo solo con l’esportazione. Ma esportano solo quelli che hanno prodotti di alto valore. E proprio per questo, spesso, non hanno bisogno delle banche. Per fare un caso estremo: la Apple.
Le altre invece si rivolgono alle banche per cercare sostanzialmente una mano per sopravvivere in attesa di tempi migliori. Non si accorgono che i migliori tempi, oggi immaginabili per terzisti anche bravi, sono quelli di avere contratti come quelli che sta proponendo l’IKEA. Che fanno sì lavorare, ma non guadagnare tanto da poter investire per liberarsi della sindrome del cliente unico che, forse, ti mantiene, ma a stecchetto.
Non restano davvero che le banche.
Esse, però, per allargare i finanziamenti, per ristrutturare i debiti (è intorno a questo tema che ruota oggi in gran parte il rapporto tra banca ed impresa) chiedono sostanzialmente una competitività di costo: tagliare. E si fanno i loro bei conti proiettandosi lontano negli anni per vedere che effetti può avere sulla produzione di cassa il recupero della competitività di costo e, parzialmente, di qualità. Purtroppo, però, non tengono conto che ogni strategia genera una pronta risposta dai concorrenti. Se si gioca sul prezzo anche i concorrenti faranno lo stesso. Invece di calcolare cosa produrranno negli anni vantaggi di costo che si ipotizzano, irragionevolmente duraturi, dovrebbero essere capaci di calcolare i danni che produce una guerra dei poveri.


Ma perché le banche spingono le imprese verso strategie di miglioramento del presente che portano inevitabilmente ad una guerra dei poveri?
Perché le strategie di miglioramento del presente sono le uniche che riescono a vedere …

Quindi? La soluzione che proponiamo alle imprese è il rilancio della capacità progettuale verso strategie rivoluzionarie e non conservative. E alle banche, un incremento della capacità di valutare rivoluzioni.

Come? Proponiamo l’adozione di un Rating Progettuale per i business plan. Serve a guidare gli imprenditori verso una progettualità rivoluzionaria e … concreta. Serve a guidare le banche a giudicare la probabilità che le rivoluzioni immaginate dagli imprenditori accadranno veramente.

Un Rating Progettuale per i business plan per costruire una nuova alleanza di sviluppo tra banca ed impresa.
Un Rating Progettuale che descriveremo a Milano il 9 maggio prossimo, insieme ad una ricerca sulla qualità dei Business Plan delle società del FTES MIB..

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