Un Rating Progettuale dei business plan per allargare una coperta troppo corta … Anche se c’è l’IKEA!
di
Francesco Zanotti
Oggi il rapporto
banca-impresa è una corsa al ribasso. Oppure: è una battaglia a stiracchiare
una coperta troppo corta che diventa sempre più corta e lisa. E tutti sanno
cosa accade in questo caso: si rompe, mandando in frantumi imprese e risparmi.
Vogliamo descrivere una
nostra proposta per allargare la coperta.
Oggi le imprese cercano
troppo spesso di rimanere agganciate alle loro identità storiche (prodotti,
servizi, organizzazioni). Qualche spruzzata di innovazione, ma troppo spesso
solo per fare meglio e far pagar meno le cose di prima. Così i guadagni calano
inevitabilmente a causa di una crisi che, se la si guarda bene in faccia, è
sostanzialmente di conservazione. Questo è vero soprattutto in Italia, paese di
terzisti. Con questo desiderio di passato la strategia regina è attendere che
la crisi finisca. Al massimo, nutrire la speranza di andare a vendere nei
favolosi “mercati esteri” nei quali anche i prodotti più obsoleti sperano di
trovare l’Eldorado.
Per aspettare una mitica
fine della crisi, per finanziare innovazioni marginali e per tentare misteriose
avventure estere, chiedono aiuto alle banche …
Sì lo so! Noi sopravviviamo
solo con l’esportazione. Ma esportano solo quelli che hanno prodotti di alto
valore. E proprio per questo, spesso, non hanno bisogno delle banche. Per fare
un caso estremo: la Apple.
Le altre invece si rivolgono
alle banche per cercare sostanzialmente una mano per sopravvivere in attesa di
tempi migliori. Non si accorgono che i migliori tempi, oggi immaginabili per
terzisti anche bravi, sono quelli di avere contratti come quelli che sta
proponendo l’IKEA. Che fanno sì lavorare, ma non guadagnare tanto da poter
investire per liberarsi della sindrome del cliente unico che, forse, ti
mantiene, ma a stecchetto.
Non restano davvero che le banche.
Esse, però, per
allargare i finanziamenti, per ristrutturare i debiti (è intorno a questo tema
che ruota oggi in gran parte il rapporto tra banca ed impresa) chiedono
sostanzialmente una competitività di costo: tagliare. E si fanno i loro bei conti
proiettandosi lontano negli anni per vedere che effetti può avere sulla
produzione di cassa il recupero della competitività di costo e, parzialmente,
di qualità. Purtroppo, però, non tengono conto che ogni strategia genera una
pronta risposta dai concorrenti. Se si gioca sul prezzo anche i concorrenti
faranno lo stesso. Invece di calcolare cosa produrranno negli anni vantaggi di
costo che si ipotizzano, irragionevolmente duraturi, dovrebbero essere capaci
di calcolare i danni che produce una guerra dei poveri.
Ma perché le banche spingono
le imprese verso strategie di miglioramento del presente che portano
inevitabilmente ad una guerra dei poveri?
Perché le strategie di
miglioramento del presente sono le uniche che riescono a vedere …
Quindi? La soluzione che
proponiamo alle imprese è il rilancio della capacità progettuale verso
strategie rivoluzionarie e non conservative. E alle banche, un incremento della
capacità di valutare rivoluzioni.
Come? Proponiamo l’adozione
di un Rating Progettuale per i business plan. Serve a guidare gli imprenditori
verso una progettualità rivoluzionaria e … concreta. Serve a guidare le banche
a giudicare la probabilità che le rivoluzioni immaginate dagli imprenditori
accadranno veramente.
Un Rating Progettuale per i
business plan per costruire una nuova alleanza di sviluppo tra banca ed
impresa.
Un Rating Progettuale che
descriveremo a Milano il 9 maggio prossimo, insieme ad una ricerca sulla
qualità dei Business Plan delle società del FTES MIB..
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