"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 30 settembre 2014

Non riforme ma..."Autoriforme"

di
Luciano Martinoli




Sull’inserto “Affari e Finanza” de “La Repubblica” di ieri è apparso un commento a firma avv. Alessandro De Nicola, che proponeva un interessante parallelo tra le vicende sui Minibond, evidenziate anche dalla nostra recente ricerca, e i Tltro, i prestiti agevolati della BCE finalizzati alle imprese.
Pur essendo d’accordo con le premesse, e ringraziandolo per l’attenzione prestata al nostro lavoro, e le conclusioni, i soldi per lo sviluppo sono molto meno utili fino a quando non ci saranno le condizioni che favoriscono la crescita, non siamo d’accordo sulla risposta che fornisce alla legittima domanda “quali sono queste condizioni?

venerdì 26 settembre 2014

Una "povera" idea di sviluppo (II ricerca sui Minibond)

di
Luciano Martinoli
luciano.martinoli@gmail.com
l.martinoli@cse-crescendo.com



Stiamo continuando a farci la stessa domanda: ma i Minibond sono strumenti di sopravvivenza o di sviluppo? 
Dalla nostra precedente ricerca la risposta che emerse fu chiara: sopravvivenza. Allora abbiamo indagato sui titoli ExtraMOT PRO quotati successivamente, dal 14 febbraio al 30 agosto, definendo in maniera più precisa cosa si dovrebbe intendere per “sviluppo”.
Le risorse finanziarie a debito fornite a una impresa genereranno sviluppo se permetteranno all'impresa stessa di aumentare, grazie alla realizzazione del Progetto Strategico che giustifica la richiesta di risorse finanziarie, e nei tempi previsti, la sua capacità di generare cassa in modo da:

  1. pagare il servizio del debito,
  2. restituire la somma presa in prestito,
  3. generare risorse libere come segnale di una sua acquisita indipendenza strategica.

venerdì 19 settembre 2014

Servirebbe una “quality review” sulle conoscenze e le metodologie di strategia d'impresa

di
Francesco Zanotti


Le banche europee, nel loro insieme, hanno chiesto alla BCE meno soldi di quanto ci si aspettasse. E’ questa una occasione per riproporre il tema della crescita e dello sviluppo.
Noi insistiamo nel proporre la nostra tesi. La crescita non dipende dalla liquidità disponibile, non dipende dalle riforme, non dipende neanche dalla fiducia. Anche il chiedere maggiori investimenti è ingenuo. Da ultimo: è cadere in un circolo vizioso chiedere che prima ci sia la ripresa, quindi, la fiducia e, quindi, gli investimenti. Chi caspita dovrebbe genera la ripresa se non le imprese?

La mancata crescita è, invece, dovuta ad una carenza di risorse cognitive. La soluzione è nel fornire a banche ed imprese le risorse cognitive mancanti.

Mi spiego: prendete una impresa il cui prodotto è irrimediabilmente fuori mercato.
Parentesi: ma come si fa a capire che il problema di una impresa è strutturale e non contingente?
Ma lasciamo la domanda sullo sfondo.
Bene, questa impresa userà la liquidità che gli si concede per sopravvivere. Che caspita di investimenti volete che faccia? Quelli che possono riportarla nel mercato? Troppo spesso, sempre più spesso, può rinnovare tutti i macchinari che vuole, usare tutte le tecnologie che sono disponibili, ma se il, suo prodotto sta perdendo sempre più velocemente di senso esistenziale e di funzionalità non c’è niente da fare. Da ultimo: come fate a chiedergli di avere fiducia e a colpevolizzarla se non ce ha?
Riprendiamo la domanda lasciata sullo sfondo. Si può capire se una impresa sta vivendo una crisi strategico-strutturale irreversibile non certo leggendo i bilanci, men che meno grazie a considerazione macroeconomiche. Servono, ecco che concretizziamo il tema delle risorse cognitive, le conoscenze e metodologie di strategia d’impresa che sono pressoché completamente sconosciute a banche e imprese.

Prendiamo, ora, un imprenditore (toh siamo arrivati alle persone e non ad impersonali imprese) che abbia un grande sogno nel cassetto. E’ inutile che gli diciate di avere più fiducia. Non solo ha fiducia, ma ha voglia di costruire un nuovo mondo. Cercherà in tutti i modi le risorse finanziarie per realizzarlo. Non chiedetegli coraggio, andate ad imparare da lui cosa significa coraggio costruttivo.
Se volete costruire veramente sviluppo, care banche, non lasciatelo solo. Fornitegli tutte le risorse cognitive (le conoscenze e le metodologie di strategia d’impresa) che servono a concretizzare il suo sogno in un progetto strategico dettagliato e comunicabile, sia all'interno della sua organizzazione che all'esterno: banche, clienti etc..
Se cominciate a distribuire conoscenze e metodologie di strategia d’impresa, stimolerete anche imprenditori meno audaci e meno visionari a costruire nuovi piani di sviluppo.

E, prima, care banche investite voi nel dotarvi di queste risorse cognitive. Per poterle distribuire agli imprenditori. Per poi poterle usare voi stesse per capire se davvero i progetti di sviluppo siano “alti e forti”.
Care banche, non limitatevi a dire che volete finanziare investimenti. Arrivate a dire che finanziate progetti che rendano ragione degli investimenti. In questo modo arriverete a convincervi che la crisi sarà risolta solo da una nuova progettualità strategica e dal finanziare progettualità strategica. E per stimolare e valutare progettualità strategica sarà necessario usare risorse cognitive di cui oggi non disponete.
Concludendo, cara EBA, attiva subito una Quality Review delle risorse cognitive di cui dispongono le banche …


mercoledì 17 settembre 2014

Una comunità professionale di sviluppo: partiamo martedì 23 da Padova

di
Francesco Zanotti



Vogliamo radunare una comunità professionale che riesca a supportare il mondo imprenditoriale italiano nel costruire oggi, subito, dal basso sviluppo, attraverso nuove risorse cognitive e nuove risorse finanziarie. Poi, forse, verranno le istituzioni. E se verranno aiuteranno.

La via regia per costruire sviluppo non è attraverso aiuti di Stato (anche perché non saranno disponibili, oggi subito), in qualunque forma. Non è neanche attraverso un credito bancario forzato. E neppure attraverso strategie imitative. Cioè quelle che predicano tutti: internazionalizzazione, aumento di efficienza et similia.

La via regia per costruire sviluppo è supportare le imprese in una rivoluzione strategica. Nel riprogettare i loro sistemi d’offerta che, nella grande maggioranza dei casi, stanno perdendo di significato e funzionalità. Costringendo, così, le imprese ad intraprendere battaglie di prezzo che, per definizione, nessuno vince, ma chiude i settori industriali, dove viene combatta, in una autoreferenzialità che accelera i processi di perdita di significato e funzionalità.

La via regia allo sviluppo è nel disegnare Business Plan alti e forti.
Perché i nostri imprenditori riescano a disegnare Business Plan alti e forti è necessario fornire loro nuove risorse cognitive costituite dalle conoscenze e dalle metodologie di strategia d’impresa.

Perché questi Business Plan possano realizzarsi è necessario fornire alle imprese nuove risorse finanziarie di origine non bancaria (provenienti, ovviamente, da istituzioni finanziarie internazionali non bancarie, non da fonti “strane”). Per esempio, attraverso lo strumento di minibond, strutturato in modo che ad esso possano accedere anche le imprese più piccole.

Il nostro ruolo è quello di fornire alla comunità professionale che vogliamo far nascere sia le risorse cognitive necessarie da usare in proprio e da fornire agli imprenditori, che l’accesso a risorse finanziarie non bancarie, interessate a finanziare non imprese, ma progetti di sviluppo alti e forti.

Molte comunità professionali sono nate, ma a risorse cognitive costanti. Intendo dire che ognuno dei partecipanti coltivava la speranza di piazzare le proprie risorse cognitive sul mercato attraverso qualche nuove amico. Che, però, coltivava la stessa speranza. Erano comunità dove tutti chiedevano.
Noi siamo convinti che, perché una comunità professionale riesca veramente a costruire sviluppo per altri, deve, prima di tutto, sviluppare se stessa intorno a nuove risorse cognitive. Del tipo: caro professionista, dimostrami che sai cambiare te stesso, prima di voler cambiare me imprenditore.

Presenteremo questa proposta di comunità di sviluppo il giorno 23 settembre in mattinata (ore 10.00) presso la Camera di Commercio.
Per informazioni l.cerrone@cse-crescendo.com 02 45479800


lunedì 15 settembre 2014

Rapporto OCSE PMI

di
Francesco Zanotti


Da pochi giorni è uscito un Rapporto OCSE (di difficile reperimento, invero) che fotografa la situazione del sistema delle PMI italiano attraverso tre metafore.
Le imprese “gazzelle”. Imprese che operano in nicchie ad alto valore aggiunto.
I “naufraghi della crisi”. Imprese che hanno poche probabilità di superare la presente “transizione”.
Le imprese “disorientate”. Che dovranno diventare gazzelle o naufragheranno anch’esse.
Purtroppo il rapporto OCSE non dà percentuali.
Noi pensiamo che le imprese disorientate da molto tempo siano la grande maggioranza. E sono sempre di più quelle che rischiano di naufragare.
Che fare?
L’OCSE propende per le riforme.
Noi pensiamo che non c’è il tempo per attendere le riforme. E, poi, non si capisce perché imprese che non hanno più una loro autonomia di mercato possano ricostruirla attraverso riforme che sono tanto lontane da loro quanto la macroeconomia è lontana dalle dimensioni e dalle ragioni dei loro scambi.
Noi pensiamo che occorra rilanciare la progettualità delle imprese. E lo si può fare solo fornendo loro risorse cognitive.
Ma nessuno pensa a rilanciare progettualità. Né il Governo, né la finanza.


venerdì 12 settembre 2014

Rifkin e Crescendo: due approcci complementari?

di
Cesare Sacerdoti



E’ stata presentata in questi giorni la versione italiana dell’ultimo saggio di Jeremy Rifkin, con il titolo “La società a costo marginale Zero”, testo che segue e completa la visione tracciata in “Civiltà dell’empatia” (in cui Rifkin considera lo sviluppo della società in relazione allo sviluppo della capacità di empatizzare tra individui. L'autore pone il quesito se l'umanità sarà in grado di migliorare il modello di società grazie ad un "salto empatico" oppure se l'entropia derivante dal maggiore consumo di risorse raggiungerà un punto di non ritorno che provochi una regressione della capacità di empatizzare degli individui. Tratto da wikipedia) e in “Terza rivoluzione industriale” (in cui Rifkin avverte che assieme al cambiamento economico-energetico sarà infatti necessario accompagnare una rivoluzione culturale il cui principale obiettivo sarà lo sviluppo di una "coscienza biosferica". Tratto da wikipedia).

Ci sembra interessante confrontare le tesi di Rifkin con il modello di sviluppo socio economico studiato da Crescendo e Zanotti (di seguito MCZ).

Rifkin inizia il nuovo lavoro con la seguente affermazione “Sulla scena planetaria si sta affermando un nuovo sistema economico, il <Commons collaborativo>”. Rifkin cioè vede il superamento del modello capitalistico e la nascita di una nuova società, quella collaborativa caratterizzata dalla coscienza biosferica sopra citata e da un ulteriore salto empatico “permettendo alla nostra specie di socializzare come un’unica famiglia”.
E’ evidente il parallelo con MCZ quando sostiene che l’ecologia di crisi che stiamo vivendo è il segnale di perdita di significato della società industriale e che siamo alla vigilia della nascita di una nuova società. La differenza è che Rifkin osserva i cambiamenti in atto e identifica la nuova società in quella collaborativa, mentre MCZ sostiene che questa sia solo una delle infinite evoluzioni possibili.
In parte, forse, questa differente visione deriva dal differente modello fisico con cui Rifkin e MCZ guardano la storia sociale e economica: se entrambi concordano sul fatto che il limite della teoria economica standard è costituito dalle “metafore attinte dalla fisica newtoniana” su cui essa si basa, Rifkin ad essa oppone “una nuova economia teorica basata sulle leggi della termodinamica” (“tutta l’attività economica si basa sulla conversione dell’energia disponibile in natura in beni e servizi” e gli scarti vengono “restituiti al ciclo della natura con aumento dell’entropia”), mentre MCZ si riferisce a un modello quantistico.

Viene così sollevato da entrambi il problema delle risorse cognitive con cui si guarda e si descrivono il mondo e la società. Anche qui però assistiamo a un approccio differente.

Per Rifkin ogni società si crea un proprio paradigma (riferendosi alla definizione di Thomas Kuhn per il quale "un paradigma è un sistema di assunti e credenze che concorrono a creare una visione del mondo integrata e unificata che risulti così convincente da essere considerata senz'altro la realtà. Kuhn riferisce il termine a modelli standard nell'ambito scientifico, teorie accettate universalmente come la fisica newtoniana o l'evoluzione darwiniana"): dice infatti che "ogni matrice comunicazione-energia è accompagnata da serie di ricche prescrizioni su come la società e la vita economica debbano essere organizzate... Tali prescrizioni vengono formalizzate in un sistema generale di convinzioni...costruendosi una visione della natura a immagine e somiglianza del proprio modo di agire sul mondo, ogni società ha potuto cullarsi nella convinzione che la forma in cui era organizzata rispondesse all'ordine naturale delle cose" per cui “i paradigmi economici sono solo costrutti umani e non fenomeni naturali”. Ma l’accettazione acritica dell’insieme delle convinzioni “e il rifiuto di immaginare spiegazioni alternative porta ad un accumulo di incongruenze che cresce fino ad arrivare a un punto di svolta: qui il paradigma esistente viene smantellato e sostituito con un nuovo paradigma esplicativo più adeguato a ordinare le anomalie, le intuizioni e i nuovi sviluppi in una nuova grande narrazione”. I singoli paradigmi quindi si portano dietro anche valori che sembrano essere inviolabili e insostituibili, tra gli altri Rifkin cita come esempi la privacy (che è un valore recente, nato con il capitalismo) e la democrazia rappresentativa. Per Rifkin quindi questo insieme di risorse cognitive si forma, si sviluppa attorno a un modello economico sociale in modo caotico ma destinato a autogiustificarsi e a proteggere il modello stesso dall'insorgere di qualunque teoria alternativa.

MCZ, se concorda sul fatto che in un dato istante l’uomo si identifica con le proprie risorse cognitive e, guardando il proprio ambiente attraverso di esse riduce fortemente le proprie potenzialità, presuppone che proprio gettando nuove risorse cognitive si possa far emergere un nuovo modello economico-sociale. E il Rinascimento italiano (che anche Rifkin cita come esempio della capacità di recuperare e riscoprire forme di coscienza e livelli di impulso empatico precedenti) ne è un valido esempio. E se questo è vero, allora si possono trovare forme di governo di questo emergere. Rifkin da parte sua non dice come si possa indirizzare la formazione del nuovo paradigma, se non attraverso forme di regolamentazione più o meno centralizzate che agiscono, normalmente ex post, per correggere anomalie. Rifkin, per esempio, nella postfazione, pur elogiando l’imprenditorialità, citando “la mano invisibile” di Adam Smith evidenzia tutte le sue deficienze nel contrastare le storture che lo sviluppo economico di stampo capitalista ha provocato.

In compenso sia in Rifkin che in MCZ troviamo un forte richiamo alla interdisciplinarità e al contributo che le varie scienze possono dare nel “ripensamento del paradigma economico”. 
Rifkin si riferisce in particolare alle scienze ecologiche, a chimica, a biologia, a ingegneria e architettura e in genere alle scienze naturali e a quelle sociali, come attori diretti del cambiamento. MCZ coinvolge più direttamente le ultime scoperte di fisica, matematica, scienze biologiche, scienze sociali, come fonti di metafore, di linguaggi con cui fare emergere i cambiamenti.

Trovo anche punti di contatto sulla visione dell’imprenditore: Rifkin dice “gli imprenditori sono artisti del mercato, sempre in cerca di poter raccontare una storia avvincente e ad attrarre la gente nell’universo che hanno inventato … Gli imprenditori sono persone che sanno emozionare la gente con innovazioni capaci di trasformare la vita quotidiana”. 
MCZ dal canto suo definisce l’imprenditore come “l’uomo con la sindrome di Dio” per la sua spinta a creare nuovi mondi intesi come nuovi mercati, nuovi prodotti, nuovi bisogni da soddisfare ecc.

Sintetizzando, mi sembra di cogliere nel ragionamento di Rifkin l’aspetto di osservazione della storia dell’uomo (Rifkin analizza le 5-6 principali rivoluzioni economico sociali dalla preistoria a oggi) e dei segnali già fortemente presenti ai giorni nostri, per annunciare il prossimo modello economico sociale e la sua possibile evoluzione nei prossimi 50 anni. Il modello MCZ, invece sembra avere il pregio di definire una teoria o almeno il processo necessario per arrivare a una teoria che possa permettere l’emergere e il governo di una vasta gamma di modelli economico sociali. Rifkin dà per scontato che il nuovo modello sarà planetario, ma personalmente mi pongo il dubbio che possa davvero essere così e sicuramente non tutti i popoli adotteranno il medesimo modello contemporaneamente. Cosa succederà, come dovranno essere organizzati, allora, i popoli nella fase di transizione? O si vorrà ricadere nell’errore attuale di voler imporre ai Paesi in via di sviluppo il modello dominante? In caso contrario, la Teoria MCZ potrebbe essere di grande aiuto per i Paesi meno pronti.
Una nota positiva: entrambi gli autori prefigurano un mondo più etico, più estetico, più in pace con la Natura.



domenica 7 settembre 2014

Un piano italiano per l’Ecofin?

di
Francesco Zanotti


Oggi Carmine Fotina sul Sole 24 Ore parla di un piano italiano per l’Ecofin di Milano che deve servire a finanziare le strafamose PMI.
Fatto di mille componenti, con la star minibond.
Mi permetto di ricordare che i mezzi dovrebbero essere ispirati al fine. Troviamo pure mille canali di finanziamenti, ma chiediamoci anche cosa andiamo a finanziare. Andiamo a finanziare sopravvivenza di imprese che non sanno produrre cassa o andiamo a finanziare progetti di sviluppo alti e forti?
Nei prossimi giorni pubblicheremo una nostra ricerca dove esaminiamo a che fini sono state usate le risorse che le imprese hanno raccolto attraverso l’emissione di minibond. Il risultato è preoccupante.
La nostra opinione è che si parla di risorse finanziarie, ma si dovrebbe aggiungere anche l’attenzione alle risorse cognitive. Servono conoscenze e metodologie di strategia d’impresa attraverso le quali le imprese si dotano di progetti di sviluppo alti e forti e gli investitori (a qualunque titolo investano) possano valutare la qualità dei progetti di sviluppo che le imprese chiedono di finanziare.
Attraverso le risorse cognitive si scelgono i fini, le risorse finanziarie sono strumentali al raggiungerli.
Nello stesso piano si parla della necessità di un network di servizi per supportare le PMI nell'accesso alle nuove forma di finanziamento (i minibond sempre nel cuore). Ma si pensa solo alla riduzione dei costi e non si dice, positivamente, in cosa consiste.
Noi stiamo creando questo network, che non ha solo l’obiettivo di ridurre i costi, ma di attivare e valutare progettualità strategica, rischiando in proprio.
Come deve essere questo network di servizi?
Deve disporre di una capacità di investimento diretto. E deve disporre di metodologie di progettualità e di valutazione strategica, oggi non presenti sul mercato. Deve cioè disporre, come dicevamo, di risorse finanziarie e risorse cognitive: non si possono disgiungere le due tipologie di risorse.
Deve, poi, disporre di servizi di due diligence patrimoniale, economica, finanziaria e legale.
Da ultimo, deve occuparsi del collocamento e dell’eventuale quotazione dei titoli emessi dalle PMI.


venerdì 5 settembre 2014

Draghi e la voglia di costruire nuovi mondi

di
Francesco Zanotti


Draghi … sembra davvero … il drago della liquidità.
Beh, la mia è, forse, una battutaccia, ma è un fatto che Draghi sta dando davvero un contributo per rendere disponibile liquidità all'economia. Ma, come tutti sanno e dicono, è una condizione necessaria, ma non sufficiente.
Alessandro Plateroti sul Sole 24 Ore di oggi fa notare che, perché questa liquidità arrivi alle imprese, occorre che le stesse imprese la chiedano. Immagino sottintenda: la chiedano per investire e costruire sviluppo. Perché di imprese che la chiedono solo per spostare di qualche tempo l’evidenziarsi della loro inconsistenza imprenditoriale ce ne sarebbero ad abundantiam.
Ma cosa fa venire alle imprese la voglia di investire? La risposta che dà Plateroti va al cuore della crisi. Indica come non si vuole capire la vera origine della crisi e cosa occorra fare per trasformarla in sviluppo. Egli scrive “solo un miglioramento delle aspettative economiche  può rimettere in moto la domanda di credito”. Egli così scrive, ma si sbaglia profondamente.
Quello che fa venire la voglia di investire è la voglia di costruire nuovi mondi. Tutte le imprese che oggi o nel passato producono o hanno prodotto cassa sono partite da una specifica voglia di costruire nuovi mondi. Tutti i loro prodotti o servizi sono, o sono stati, ologrammi di una nuova società.
E’ la voglia di costruire nuovi mondi che migliora l’economia e non solo le aspettative economiche.
Ci sono, però, due problemi che ostacolano il formarsi e il concretizzarsi della voglia di costruire nuovi mondi.
Il primo vero problema è che la finanza non è in grado di valutare le potenzialità di sviluppo, la qualità dei nuovi mondi che le imprese dovrebbero progettare.
Il secondo vero problema è speculare: manca la capacità di una progettualità imprenditoriale capace di immaginare nuovi mondi.
Soluzione? Fornire alla istituzioni finanziarie ed alle imprese le conoscenze e le metodologie di strategia d’impresa che permettano di aumentare la intensità della progettualità imprenditoriale e la capacità di valutare questa progettualità.
Certo le azioni di Draghi sono solo necessarie, ma quello che le completa, che ne sviluppa le potenzialità sono solo nuove risorse cognitive: le conoscenze e le metodologie di strategia d’impresa che permettano alle imprese di disegnare Business Plan alti e forti ed alle istituzioni finanziarie di valutare quanto davvero siano alti e forti.