di
Cesare
Sacerdoti
E’ stata presentata in
questi giorni la versione italiana dell’ultimo saggio di Jeremy Rifkin, con il
titolo “La società a costo marginale
Zero”, testo che segue e completa la visione tracciata in “Civiltà dell’empatia” (in
cui Rifkin considera lo sviluppo della società in relazione allo sviluppo della
capacità di empatizzare tra individui. L'autore pone il quesito se l'umanità
sarà in grado di migliorare il modello di società grazie ad un "salto
empatico" oppure se l'entropia derivante dal maggiore consumo di risorse
raggiungerà un punto di non ritorno che provochi una regressione della capacità
di empatizzare degli individui. Tratto da wikipedia) e in “Terza rivoluzione industriale” (in
cui Rifkin avverte che assieme al cambiamento economico-energetico sarà infatti
necessario accompagnare una rivoluzione culturale il cui principale obiettivo
sarà lo sviluppo di una "coscienza biosferica". Tratto da wikipedia).
Ci sembra interessante confrontare le
tesi di Rifkin con il modello di sviluppo socio economico studiato da Crescendo
e Zanotti (di seguito MCZ).
Rifkin inizia il nuovo lavoro con la
seguente affermazione “Sulla scena planetaria si sta affermando un nuovo
sistema economico, il <Commons collaborativo>”. Rifkin cioè vede il
superamento del modello capitalistico e la nascita di una nuova società, quella
collaborativa caratterizzata dalla coscienza biosferica sopra citata e da un
ulteriore salto empatico “permettendo alla nostra specie di socializzare come
un’unica famiglia”.
E’ evidente il parallelo con MCZ quando
sostiene che l’ecologia di crisi che stiamo vivendo è il segnale di perdita di
significato della società industriale e che siamo alla vigilia della nascita di
una nuova società. La differenza è che Rifkin osserva i cambiamenti in atto e
identifica la nuova società in quella collaborativa, mentre MCZ sostiene che
questa sia solo una delle infinite evoluzioni possibili.
In parte, forse, questa differente
visione deriva dal differente modello fisico con cui Rifkin e MCZ guardano la
storia sociale e economica: se entrambi concordano sul fatto che il limite
della teoria economica standard è costituito dalle “metafore attinte dalla
fisica newtoniana” su cui essa si basa, Rifkin ad essa oppone “una nuova
economia teorica basata sulle leggi della termodinamica” (“tutta l’attività
economica si basa sulla conversione dell’energia disponibile in natura in beni
e servizi” e gli scarti vengono “restituiti al ciclo della natura con aumento
dell’entropia”), mentre MCZ si riferisce a un modello quantistico.
Viene così sollevato da entrambi il problema delle risorse cognitive con
cui si guarda e si descrivono il mondo e la società. Anche qui però assistiamo
a un approccio differente.
Per
Rifkin ogni società si crea un proprio paradigma (riferendosi alla definizione
di Thomas Kuhn per il quale "un
paradigma è un sistema di assunti e credenze che concorrono a creare una
visione del mondo integrata e unificata che risulti così convincente da essere
considerata senz'altro la realtà. Kuhn riferisce il
termine a modelli standard nell'ambito scientifico, teorie accettate
universalmente come la fisica newtoniana o l'evoluzione darwiniana"):
dice infatti che "ogni matrice
comunicazione-energia è accompagnata da serie di ricche prescrizioni su come la società e la vita economica
debbano essere organizzate... Tali
prescrizioni vengono formalizzate in un sistema generale di
convinzioni...costruendosi una visione della natura a immagine e somiglianza
del proprio modo di agire sul mondo, ogni società ha potuto cullarsi nella
convinzione che la forma in cui era organizzata rispondesse all'ordine naturale
delle cose" per cui “i paradigmi economici sono solo costrutti
umani e non fenomeni naturali”. Ma l’accettazione acritica dell’insieme delle
convinzioni “e il rifiuto di immaginare spiegazioni alternative porta ad un
accumulo di incongruenze che cresce fino ad arrivare a un punto di svolta: qui
il paradigma esistente viene smantellato e sostituito con un nuovo paradigma
esplicativo più adeguato a ordinare le anomalie, le intuizioni e i nuovi sviluppi
in una nuova grande narrazione”. I singoli paradigmi quindi si portano dietro
anche valori che sembrano essere inviolabili e insostituibili, tra gli altri
Rifkin cita come esempi la privacy (che è un valore recente, nato con il
capitalismo) e la democrazia rappresentativa. Per Rifkin quindi questo insieme
di risorse cognitive si forma, si sviluppa attorno a un modello economico
sociale in modo caotico ma destinato a autogiustificarsi e a proteggere il
modello stesso dall'insorgere di qualunque teoria alternativa.
MCZ, se
concorda sul fatto che in un dato istante l’uomo si identifica con le proprie
risorse cognitive e, guardando il proprio ambiente attraverso di esse riduce
fortemente le proprie potenzialità, presuppone che proprio gettando nuove
risorse cognitive si possa far emergere un nuovo modello economico-sociale. E
il Rinascimento italiano (che anche Rifkin cita come esempio della capacità di
recuperare e riscoprire forme di coscienza e livelli di impulso empatico
precedenti) ne è un valido esempio. E se questo è vero, allora si possono
trovare forme di governo di questo emergere. Rifkin da parte sua non dice come
si possa indirizzare la formazione del nuovo paradigma, se non attraverso forme
di regolamentazione più o meno centralizzate che agiscono, normalmente ex post,
per correggere anomalie. Rifkin, per esempio, nella postfazione, pur elogiando
l’imprenditorialità, citando “la mano invisibile” di Adam Smith evidenzia tutte
le sue deficienze nel contrastare le storture che lo sviluppo economico di
stampo capitalista ha provocato.
In
compenso sia in Rifkin che in MCZ troviamo un forte richiamo alla
interdisciplinarità e al contributo che le varie scienze possono dare nel
“ripensamento del paradigma economico”.
Rifkin si riferisce in particolare alle
scienze ecologiche, a chimica, a biologia, a ingegneria e architettura e in
genere alle scienze naturali e a quelle sociali, come attori diretti del
cambiamento. MCZ coinvolge più direttamente le ultime scoperte di fisica,
matematica, scienze biologiche, scienze sociali, come fonti di metafore, di
linguaggi con cui fare emergere i cambiamenti.
Trovo
anche punti di contatto sulla visione dell’imprenditore: Rifkin dice “gli
imprenditori sono artisti del mercato, sempre in cerca di poter raccontare una
storia avvincente e ad attrarre la gente nell’universo che hanno inventato … Gli
imprenditori sono persone che sanno emozionare la gente con innovazioni capaci
di trasformare la vita quotidiana”.
MCZ dal canto suo definisce l’imprenditore
come “l’uomo con la sindrome di Dio” per la sua spinta a creare nuovi mondi
intesi come nuovi mercati, nuovi prodotti, nuovi bisogni da soddisfare ecc.
Sintetizzando,
mi sembra di cogliere nel ragionamento di Rifkin l’aspetto di osservazione
della storia dell’uomo (Rifkin analizza le 5-6 principali rivoluzioni economico
sociali dalla preistoria a oggi) e dei segnali già fortemente presenti ai
giorni nostri, per annunciare il prossimo modello economico sociale e la sua
possibile evoluzione nei prossimi 50 anni. Il modello MCZ, invece sembra avere
il pregio di definire una teoria o almeno il processo necessario per arrivare a
una teoria che possa permettere l’emergere e il governo di una vasta gamma di
modelli economico sociali. Rifkin dà per scontato che il nuovo modello sarà planetario,
ma personalmente mi pongo il dubbio che possa davvero essere così e sicuramente
non tutti i popoli adotteranno il medesimo modello contemporaneamente. Cosa
succederà, come dovranno essere organizzati, allora, i popoli nella fase di
transizione? O si vorrà ricadere nell’errore attuale di voler imporre ai Paesi
in via di sviluppo il modello dominante? In caso contrario, la Teoria MCZ potrebbe
essere di grande aiuto per i Paesi meno pronti.
Una nota
positiva: entrambi gli autori prefigurano un mondo più etico, più estetico, più
in pace con la Natura.