"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

mercoledì 30 aprile 2014

Il “punto cieco” delle Banche

(e non solo delle Banche…)
di
Luciano Martinoli


Il “punto cieco” è una zona della retina dove le immagini non vengono catturate;  un punto all’interno del campo visivo, facilmente individuabile, nel quale anche se vi è un oggetto non viene visto dall’occhio. Ogni essere umano ha il suo “punto cieco”.

L’analisi del ilSole24ore di oggi è sui tassi minimi dei Btp. Di questa favorevole situazione, però, se ne beneficia solo lo Stato e non le Banche, le imprese e le famiglie per i motivi per descritti nell’articolo. 
Al termine della disamina di questa situazione viene riportato il punto di vista delle Banche attraverso le dichiarazioni del dott. Valli, Chief Eurozone Economist di UniCredit Research.

Il costo del denaro per le imprese italiane e in particolar modo per le Pmi resta elevato- spiega l’economista-perché risente di altri fattori: …di crisi strutturale del modello di business di una parte rilevante delle imprese italiane" .
Il “punto cieco” in questione delle Banche, ma come dicevamo all’inizio anche della politica, degli investitori, e di tutti gli stakeholder, è che questo non viene “visto” come problema della Banca ma come una situazione esterna al suo dominio di competenza di cui sente però gli effetti negativi. Come se il palo ci fosse, ci sbatto contro, mi faccio male perché non l’ho visto e... continuo a non vederlo e sbatterci contro.

martedì 29 aprile 2014

Dove vanno le risorse dei fondi pensione?

di
Luciano Martinoli


I fondi pensione italiani sono alcune centinaia, tutti censiti nell'albo della COVIP, la commissione di vigilanza sui fondi pensione. Pur essendo disciplinata per legge, la loro possibilità di investimento li fa rientrare a pieno titolo nell'ambito degli investitori istituzionali, al pari delle assicurazioni e di altri soggetti che necessitano di allocare importanti masse di denaro. La raccolta dei fondi viene effettuata presso i lavoratori iscritti e lo scopo è di erogare servizi pensionistici quando questi ne avranno titolo. Dunque si tratta di una ricchezza nazionale che, prima dell'utilizzo, come viene impiegata?

domenica 27 aprile 2014

L’economia dei bonus e degli incentivi

di
Francesco Zanotti


L’occasione per la riflessione è un articolo di Giorgio Santilli sul Sole 24 Ore di oggi “Se il fisco fa sviluppo”. E’ un commento al tema di prima pagina “Dai bonus per l’edilizia un boom da 28 miliardi”.
Poi guardate gli spot e trovate che il tema centrale (soprattutto nelle auto) è quello degli incentivi.
Incentivi e bonus significano (anche se per ragioni diverse) che i prezzi senza incentivi e bonus non sono giudicati interessanti. La gente compra solo se riceve bonus e incentivi. Questo significa che le imprese vendono solo se producono ad un prezzo che non è economicamente quello che desidererebbero, di cui avrebbero bisogno per vivere del “valore” che producono che, oggi, sembra non essere riconosciuto.
E ora immaginate la fila della gente che comprava (perché oggi accade molto meno) le innovazioni della Apple. Non ricevevano bonus o sconti. Pagavano il prezzo pieno e, in più, ci aggiungevano la fatica di file estenuanti.
Preferite una economia dei bonus e degli incentivi o una economia della fantasia e del futuro?

Ma in Italia non può nascere una Apple. Certo. Ma può nascere qualcosa di meglio: non solo una innovazione reale e riconosciuta, ma (diciamocelo) un po’ banale. Ma, addirittura, la nuova economia del futuro che spesso descriviamo in questo blog.

giovedì 24 aprile 2014

I minibond non possono essere usati come strumento di conservazione

Ovvero tutto quello che non viene detto nei convegni sui "minibond"
di
Luciano Martinoli
e
Francesco Zanotti


Siamo in un momento storico che verrà ricordato come “specializzato” nel distruggere potenzialità di sviluppo. O, almeno, nel depotenziarle, distorcerle per fini conservativi. 
I minibond sono un caso eclatante. Nati come strumenti di sviluppo, stanno diventano strumenti per una conservazione stucchevole e dannosa.
Allora abbiamo immaginato di proporre alle CCIAA, che dovrebbero essere l’istituzione che maggiormente si sente responsabile dello sviluppo dei territori, un Evento per illustrare i mini bond come strumento di sviluppo.
Abbiamo scritto una lettera aperta ai Presidenti delle CCIAA italiane.

mercoledì 23 aprile 2014

Minibond: non mancano i soldi. Mancano i progetti!

di
Francesco Zanotti


Uno dei dialoghi che ci è capitato di sostenere.
“Imprenditore” (poi vedrete perché ci sono le virgolette): “Si, io mi imbarco nella redazione di un Business Plan e tutto il resto, ma voi, poi, avete una Banca Sponsor?”.
Noi: “Innanzitutto non possediamo una Banca. Neanche abbiamo un qualche intrallazzino in qualche banca. E, poi, ci sono anche i fondi specializzati …
Caro “imprenditore”, il tema è da ribaltare. La sfida non sono i soldi, ma i progetti. “Imprenditore” hai un tuo progetto di sviluppo alto e forte? Ce l’hai indipendentemente da tutto? Ce l’hai perché hai voluto scrivere, per comunicare, la grande idea per il futuro della tua impresa che hai e che non ti lascia dormire la notte dall'emozione?
“Imprenditore”, nessuno investirà mai nella tua azienda di oggi. Troverai solo chi investirà nella tua azienda futura. Quella che deve essere descritta, insieme la modo di realizzarla, in un Business Plan emozionante. Ce l’hai questo Business Plan? Se non ce l’hai, allora, sviluppalo. E non perché hai bisogno di soldi. Lo svilupparlo non deve essere un atto che è previsto dalla procedura di emissione di un minibond. Lo devi sviluppare per il futuro della tua impresa. Non c’è futuro per la tua impresa senza un progetto di sviluppo alto e forte che sia descritto completamente ed esaurientemente in un Business Plan.
Noi ti possiamo dare una mano a scrivere questo Business Plan, ma possiamo darti solo il format di questo Business Plan, non i contenuti. I contenuti ce li devi avere tu! Quelli che non ti lasciano dormire la notte.

Caro “imprenditore” il tema è da ribaltare. Il problema non è se noi sappiamo trovare una Banca Sponsor o qualche fondo specializzato. Di investitori interessati a finanziare progetti di sviluppo alti e forti, descritti in Business Plan dettagliati, ce ne sono a caterve. La sfida è se tu sei un “imprenditore senza virgolette”. Un imprenditore che ha davvero un proprio progetto di sviluppo alto e forte. Altrimenti sei un imprenditore con mille virgolette che si dibatte in mille problemi. Che nessun investitore finanzierà mai. 

lunedì 21 aprile 2014

Fiducia o disinteresse?

di
Francesco Zanotti


Si sta costruendo una strana ideologia della ripresa. Si dice che essa dipenda da quante risorse finanziarie saranno nella disponibilità dei cittadini e se questi avranno una fiducia sul futuro sufficiente a fargliele spendere.
Ideologia conservatrice. Perché non considera la ragione fondamentale che sta alla base della diminuzione degli acquisti (acquisti non consumi): gli attuali prodotti e servizi interessano sempre meno.
Certo che se diminuiscono gli acquisti si scatena la crisi e, poi, quella deflazione che oggi fa così paura.

Ma il dare maggiori risorse finanziarie per stimolare gli acquisti è solo una condizione necessaria (forse), ma non sufficiente. Occorre dare nuove risorse cognitive ad imprenditori e top manager per progettare nuovi prodotti e servizi.

martedì 15 aprile 2014

Le nuove nomine: un nuovo criterio di giudizio

di
Francesco Zanotti



Ma Renzi ha fatto o no una rivoluzione positiva nelle nomine dei vertici delle Società controllate dalla Stato?
Io non ho una riposta. Ho un solo una “unità di misura” per rispondere a questa domanda, un “oggetto da misurare” ed un “processo di misura”.

L’unità di misura: le conoscenze e le metodologie di strategia d’impresa. Quanto i nuovi vertici sanno delle conoscenze e delle metodologie di strategia d’impresa?

L’oggetto da misurare: il Business Plan. Cioè il progetto di futuro delle imprese. Quanto queste conoscenze e metodologie vengono usate nella redazione del Business Plan? E’ chiaro che se vengono utilizzate conoscenze e metodologie povere, si avranno Business Plan poveri.

Il processo di misura: l’assegnazione del Rating del Business Plan. Se il Rating è basso, allora significa che sono state usate conoscenze e metodologie di strategie d’impresa povere ed il Business Plan risultante è povero.

Noi abbiamo assegnato un Rating ai Business Plan delle società controllate dallo Stato che sono quotate. I Rating, assegnati nel 2013, non sono esaltanti. Quelli che stiamo assegnando quest’anno, pure. Vedremo se l’arrivo dei nuovi vertici cambierà radicalmente la qualità del Progetto di Futuro (il Business Plan) di queste imprese.

Conclusione: Renzi avrà fatto una rivoluzione positiva se cambierà radicalmente la qualità dei Progetti di Futuro delle imprese controllate dallo Stato.


Diamo sei mesi di tempo ai nuovi vertici per generare nuovi progetti di futuro?

domenica 13 aprile 2014

BPM: governare il nulla

di
Francesco Zanotti


Un signore vede un amico che corre come un disperato e gli chiede: “Dove vai così di fretta?”. Risposta lapidaria: “Non lo so!”. “Ma, allora, perché corri?”. Risposta sconfortante: “Perché arrivo prima!”.
Senso: quale governance per la BPM? Una nessuna centomila: quasi tante proposte quanto sono i Soci. Ma per Governare cosa? Non se ne discute! Nessuno ha il sogno di una nuova banca. Solo efficienza, riduzione di costi et similia.

Allora, invece di discutere su chi governerà il nulla, stimoliamo i Soci e cercare una nuova modalità di fare banca: il dove andare. Progettando un nuovo sistema di servizi per lo sviluppo delle comunità economiche che si riconoscono in BPM. La nuova governance emergerà d questa progettualità sociale.

domenica 6 aprile 2014

Hober Mallow, strategia d’impresa e sviluppo

di
Francesco Zanotti


Isaac Asimov racconta che Hober Mallow … Ma leggiamo dalla Enciclopedia Galattica. “A volte si dimentica che Hober Mallow iniziò la sua carriera come semplice mercante. Nessuno dimentica che al termine della sua vita era il primo dei Principi Mercanti”.

Principe di Terminus, il Pianeta dove era nata quella Fondazione che avrebbe dovuto contrastare la caduta dell’Impero Galattico costruendo un’isola di conoscenza all'estremità della nostra galassia che stava precipitando nella barbarie.

Prima di prendere il potere Hober Mallow aveva viaggiato tra i quattro regni che confinavano con la Fondazione ed aveva scoperto che continuavano ad usare l’energia nucleare senza sapere come funzionasse un generatore nucleare. La Fondazione aveva concesso loro l’uso dell’energia nucleare, ma aveva ammantato i generatori con il mantello del Sacro: erano gestiti da sacerdoti che conoscevano un insieme di complicati riti per farli funzionare. Ma non sapevano nulla di energia atomica.
La loro convinzione era che non si rompessero mai. E se capitava qualche incidente il generatore veniva abbandonato … La Fondazione controllava l’energia nucleare per mezzo di una Religione …

Ma cosa c’entra questo con le conoscenze e le metodologie di strategia d’impresa?
C’entra perché siamo tutti tecnici che sanno solo celebrare alcuni riti che dovrebbero servire a far funzionare le centrali (le imprese). Cerchiamo di rifornirle di carburante nucleare (i soldi delle banche). E se si guastano (falliscono) allora abbandoniamo i generatori (i capannoni) alla tristezza delle periferie industriali. Ma non sappiamo come funzionano le imprese. E neanche come nascono. Sembra che serva qualcuno che viene dal di fuori (da qualche misteriosa Fondazione cognitiva) del consesso degli uomini normali (un uomo straordinario che chiamiamo imprenditore) che riesce a generare nuove imprese. E ci imbavagli con la Religione della Competitività. Che è un cercare di far funzionare senza capire.

Ma non siamo ancora alle conoscenze ed alle metodologie di strategia d’impresa ...
Ci arrivo subito: sono queste conoscenze e metodologie che costituiscono la nostra Fondazione. Che, per altro, non se ne sta su di un Terminus, ma è tra di noi. Anche su questo blog.
Allora, se vogliamo davvero costruire un nuovo sviluppo, è necessario che andiamo a bussare alle porte di quella Fondazione che si chiama conoscenza. Che, per altro, sono sempre spalancate.
E lasciamo che i Sacerdoti della competitività (l’attuale classe dirigente) strillino al sacrilegio per la nostra voglia di disvelare il Mistero della nascita e del funzionamento delle imprese.



mercoledì 2 aprile 2014

L'innovazione possibile dappertutto: il caso del caffè

di
Luciano Martinoli


Un articolo di ieri apparso su "la Repubblica" evidenzia in concreto alcuni aspetti che trattiamo spesso da questo blog. Si tratta di un vero e proprio terremoto in un mercato che è quanto di più lontano si possa immaginare da quello della tecnologia, dove sono la norma. Parliamo della bevanda più amata nel mondo occidentale: il caffè.
Cosa è accaduto di così dirompente nelle acque stagnati del mercato del caffè?