di
Francesco Zanotti
Fare impresa nel terzo millennio deve significare andare al
di là di competitività, qualità ed efficienza che sono valori noiosi ed un po’
ipocriti.
Occorre vivere imprenditorialità, praticare progettualità e
costruire significato!
Prima di spiegare questa tesi, eccovi come un poeta a cavallo
tra ‘800 e ‘900 descriveva senza saperlo l’azione imprenditoriale.
Viandante son le tue orme
la via, e nulla più;
viandante, non c’è via,
la via si fa con l’andare.
Con l’andare si fa la via
e nel voltare indietro la vista
si vede il sentiero che mai
si tornerà a calcare.
Viandante, non c’è via
ma scie nel mare.
(Antonio Machado)
Ed ora veniamo alla prosa.
Oggi la prosa racconta di un
perdersi dell’imprenditorialità …
Racconta di una competizione che
trasforma il mare in un vecchio autobus sgangherato.
L’imprenditore che cammina per il
mare non compete!
Ogni imprenditore si sente un
navigatore solitario di mari inesplorati. Che osa l’inosabile. Che trascina
l’organizzazione verso l’inosabile e che davvero costruisce la sua via che
neppure lui mai più tornerà a calcare!
Nei mari inesplorati non si
incontrano i chioschi della grattachecca. E non si incontrano neppure i
concorrenti. Altrimenti sono inesplorati solo per gli imprenditori della
domenica che durante la settimana fanno l’impiegato al catasto.
Quando, dopo la guerra, è stato
creato il sistema industriale italiano gli imprenditori hanno trasformato le
macerie delle bombe in un mare immenso dove tutti costruivano nuove rotte…
Ma oggi è costretto a sgomitare sul tram dei pendolari…
E’
affascinante guardare gli altri veleggiare liberi e avventurosi per il mare.
Viene voglia di tentare anche noi. Ma solo un po’!
Correre per
nuove rotte si rischiano secche, scogli e brutti incontri. Ed allora è meglio
percorre vie già battute…
Ecco che il
mare, lungo le rotte battute, è andato affollandosi! Guardandosi intorno
l’imprenditore non vede più le onde, ma altri imprenditori. Che diventano
sempre più numerosi. Tutti hanno lo stesso problema: il fatto che ci siano gli
altri. Per non soccombere tutti cercano di farsi largo con lo stesso sgomitare:
qualità, efficienza e flessibilità. I più deboli vengono calpestati, ma i più
forti si trovano a combattersi sempre più duramente. Menando botte da orbi, gli
imprenditori si sono arenati tutti insieme sul bagnasciuga.
Dalle
caravelle di Colombo al tram dei pendolari che si contendono, sudati e
puzzolenti, i sedili ed i finestrini. Ad aumentare la confusione sul tram è
salito anche il venditore della grattachecca che pure lui ha abbandonato le
onde di un mare che è tornato ad essere infinito, ma che nessuno percorre più.
Ed oggi
veramente sgomita molto
C’è chi è
più oppresso, chi ha trovato posto vicino ad un finestrino. Ma anche lui sente
il puzzo di tutti e rischia che l’insistente venditore di grattachecca gliela
versi sui pantaloni. Mentre il mare è sempre là fuori: da guardare e non
navigare… Oggi vi sono anche dolci sirene che promettono paradisi fantastici.
Chi ha trasformato il mare nel tram costringendo il navigatore a
competere?
Se i
colpevoli che ammassano gli imprenditori nel tram della competizione sono la
crisi, la globalizzazione o simili macro trend, allora non ci possiamo fare
nulla.
Se non invocare la clemenza di Giove Pluvio o
maledire il governo ladro che, insieme a Giove, è l’altro colpevole della
pioggia, della fanghiglia…che ci aspetta caso mai il tram si dovesse fermare…
La competizione si fa con
l’andare, cioè con il competere!
Una volta il mare era davvero infinito,
poi è stato trasformato in uno stagno…
Il periodo in cui è nato il
sistema industriale italiano è stato completamente dimenticato!
In quel periodo gli imprenditori
sono riusciti in una grande opera di ricostruzione perché avevano proposte
imprenditoriali forti. Il frigorifero, ad esempio. Era un prodotto che rappresentava
non certo una innovazione tecnologica, ma molto di più: una nuova civiltà!
Era una innovazione esistenziale:
di quelle che costano cuore e speranza, ma non soldi!
Poi abbiamo perso il coraggio del
futuro. Abbiamo abbandonato le innovazioni esistenziali e ci siamo rifugiati
nelle innovazioni tecnologiche. Alle quali non riusciamo a dare significato.
Il risultato è che ci troviamo
con prodotti sempre più banali che, per poter essere venduti devono costare
sempre meno.
Dobbiamo davvero smetterla di competere.