di
Francesco Zanotti
E’ certamente vero che
vi sono investitori stranieri che stanno pensando di investire a debito sulle
imprese italiane. Ma si rischia che la loro logica di fondo gli impedisca di capire
dove esattamente stanno le opportunità. Il rischio è che non le vedano e
decidano di non investire.
E non sto parlando
delle solite banalità della giustizia che non funziona, delle normative troppo
complicate etc. Ma di un problema più profondo.
Mi spiego.
Questa tipologia di
investitori sono abituati a valutare investimenti puramente finanziari. Cosa intendo
con questa espressione? Intendo investimenti che servono a fornire liquidità
alle imprese per farle funzionare meglio o crescere nella continuità. Detto diversamente:
investimenti che non alterano la struttura fondamentale del conto economico e,
quindi, dopo, dello stato patrimoniale.
Lo dimostra il fatto che,
nel valutare il rischio degli investimenti, esaminano il conto economico e lo
stato patrimoniale attuali delle imprese da finanziare. Poiché le imprese
restituiranno le risorse finanziarie loro affidate nel futuro, il loro metodo
di valutazione funziona se l’utilizzo che le imprese fanno delle risorse loro affidate
non cambia la struttura fondamentale del loro conto economico e stato
patrimoniale.
Questa logica di fondo
porta, quindi, a concentrarsi sul titolo e dimenticare l’impresa. l’attenzione
va al processo di emissione del titolo di debito e, poi, nella gestione del titolo.
Diventa rilevante se il titolo è quotato e se esiste un mercato secondario dove
scambiare il titolo.
Riconosco che le
dichiarazioni ufficiali sono diverse. Ma si rischia che siano solo retoriche.
Si parla di futuro, si da importanza al business plan. Ma non ci si cura di disporre
di un apparato metodologico per valutare questi business plan. Viene lasciato
all'intuito ed all'esperienza dei valutatori. Ma il vero oggetto su cui si
concentrano gli sforzi valutativi (sia nel processo di origination e che ne
processo di valutazione) continua ad essere il bilancio.
Usando questa logica
si rischia di non trovar nessuna impresa sulla quale investire. Nel linguaggio
dei finanzieri: non esiste l’asset class dei titoli di debito delle imprese
italiane. Già numerosi importanti investitori istituzionali sono giunti a
questa conclusione.
Torno al discorso del
sistema Paese: gli investitori non investono, anche se vorrebbero farlo, per i
loro limiti di visione. Per fare affluire capitali dall'estero occorre aiutare
gli investitori a cambiare logica di approccio. Per i lettori di questo blog:
il problema è sempre quello delle risorse cognitive.
Cosa dire agli
investitori istituzionali stranieri (ma vale anche per quelli italiani e per le
banche)?
Che le imprese
italiane (ma poi tutte le imprese) devono fare investimenti strategici. Cioè,
visti dal punto di vista finanziario, investimenti che hanno come obiettivo
quello di cambiare radicalmente la struttura dei loro conti economici e dei
loro stati patrimoniali. Solo se ci si mette da questo punto di vista si
capisce l’essenzialità del Progetto Strategico di una impresa. E’ solo da esso
che si capiscono quali cambiamenti l’impresa vuole attuare nella definizione
del business. E che impatto avranno questi cambiamenti nella struttura del
conto economico nel futuro. Solo se ci mette in quest’ottica diventa evidente
che servono nuove risorse cognitive per riuscire a valutare i business plan
delle imprese.