"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

lunedì 28 febbraio 2011

Di cambiare non se ne parla: come stiamo costruendo la crisi prossima ventura.

di
Francesco Zanotti


Davvero … di cambiare proprio non si parla. Ovviamente il mio è un discorso generale, esistono certamente le eccezioni. Ma sono poche ed in calo.

Nella grande maggioranza dei casi si cerca, al massimo, di lavorare meglio del passato, cercare qualche nuovo mercato senza investire molto. E, sostanzialmente, si attende che la crisi passi. Si attua la famosa strategia napoletana “A da passa’ a nuttata”.

Tipica di questi tempi di rifiuto della realtà, è la storia che ho sentito raccontare con orgoglio da un consulente: “Sono intervenuto io (la solita presunzione del macho-consulente che ... ghe pensi mì), abbiamo razionalizzato tutto (lui sa come rappresentare i processi, controllare etc.) e siamo riusciti ad andare alla pari (sì, ha usato proprio questa espressione … ecco .. un po’ primitiva). Poi … quando riprenderà il mercato … “. Amico consulente ed amico imprenditore che a lui ti sei affidato, il mercato a cui tu ti riferisci, quello del tuo passato (ma sì dai per troppi di noi la soluzione della crisi è un ritorno al passato) non tornerà più! Se sei riuscito con mille sforzi a pareggiare hai buttato tutti questi sforzi ed a perdere tempo “strategico”.

mercoledì 16 febbraio 2011

La continuità aziendale senza strategia:due parole e un seminario

di
Francesco Zanotti


Oggi (16 febbraio 2011) è apparsa una pagina intera sul Sole 24 Ore sul tema della continuità aziendale. Tema chiave, ovviamente, per shareholders e stakeholders. Detta all’italiana: sia per i proprietari sia per tutti quelli che hanno a che fare con l’impresa. Non ultimi i risparmiatori che, alla fine, sono i veri fornitori di capitali sia di rischio che di debito.

L’ espressione “strategia d’impresa” ha due connotazioni.
La prima indica le scelte fondamentali che l’impresa deve compiere: dalla sua struttura strategica, al suo posizionamento imprenditoriale. Sono queste scelte fondamentali che decideranno della continuità aziendale.
La seconda indica tutti gli “strumenti” che è possibile usare per compiere scelte aziendali fondamentali  e valutare che probabilità hanno queste scelte di generare nel futuro risultati.
Allora la strategia d’impresa, sia come insieme di scelte, sia come insieme di strumenti è la guida fondamentale per giudicare la continuità aziendale.



Bene, in tutta la pagina del Sole 24 Ore, la strategia d’impresa, né in un senso né nell’altro, viene citata.Per giudicare della continuità aziendale si usano i dati del passato. E se i dati sono in peggioramento, si comincia ad arricciare il naso.

Ovviamente questa impostazione ha senso solo in un ambiente stabile. In un ambiente in dinamico cambiamento è necessario, certo, considerare i risultati del passato, ma è necessario, soprattutto, usare gli strumenti di quel patrimonio di conoscenze che sono raccolte nell’espressione “strategia d’impresa” per compiere le scelte riguardanti il futuro e capire che probabilità hanno queste scelte di produrre risultati.

Perché questo sostanziale errore? Perché la cultura strategica non fa parte del bagaglio di competenze di tutti coloro che giudicano la continuità aziendale.

Allora, soprattutto quando si esce da un paio d’anni che hanno definitivamente dimostrato che ogni ambizione di continuità è destituita di ogni fondamento, è necessario che tutti coloro che hanno a  che fare con la continuità aziendale acquisiscano ed usino le più avanzate conoscenze di strategia d’impresa.

La qualità delle conoscenze di strategia d’impresa utilizzate costituisce una misura dell’affidabilità dei giudizi che si emettono sulla continuità aziendale.

Noi abbiamo avviato un progetto di ricerca che ci ha portati a fare una raccolta di tutte le conoscenze di strategia d’impresa. Usando i modelli e le metafore della complessità ne abbiamo ricavato una sintesi migliorativa rispetto allo stato dell’arte disponibile e facilmente utilizzabile. E’ a disposizione di tutti coloro che vogliono usare la strategia d’impresa come strumento fondamentale per giudicare la continuità aziendale.

Il giorno 9 marzo 2011, presso la sede di Crescendoin Via Aurispa 7 a Milano, organizzeremo, dalle 09.00 alle 13.00, un seminario dal titolo “ Strumenti e conoscenze di strategia d’impresa per valutare la continuità aziendale”. La partecipazione è gratuita. Necessita solo una conferma alla dott.ssa Elena Ceribelli al numero di Crescendo (02 45479800) oppure via email e.ceribelli@cse-crescendo.com.

martedì 15 febbraio 2011

Intervista a Vincent Gentil, Amministratore Delegato Leroy Merlin

All’interno del nostro Progetto, che ha l’obiettivo di rielaborare dal basso il sistema imprenditoriale italiano, abbiamo intervistato, con enorme piacere, Vincent Gentil, Amministratore Delegato di Leroy Merlin, azienda leader operante nella grande distribuzione, specializzata in edilizia, bricolage, falegnameria, giardinaggio e arredo bagno che ha iniziato la sua crescita a partire dagli anni ‘50 e che ora è presente in gran parte dell'Europa , in Italia può contare su 50 punti vendita. Leroy Merlin fa parte della galassia del gruppo ADEO che riunisce altri marchi quali: Aki, Bricocenter, Bricoman, Dompro, Weldom e i più recenti Zodio, Domaxel e Kbane. Il gruppo ADEO è il numero 4 al mondo.


Ecco un estratto (versione integrale) dell'intervista.

"..L’evento cruciale è stata l’acquisizione di Castorama. Esso ha costituito lo stimolo e la risorsa fondamentale per una riprogettazione della nostra identità e del nostro posizionamento strategico.
Innanzitutto ci ha permesso di arricchire e completare il nostro sistema di offerta. Grazie a questo completamento siamo riusciti a sviluppare una nuova mission. E’ la proposta di un patto con la nostra clientela: miglioriamo qualitativamente, insieme ai nostri clienti, la vita nella loro casa e nella loro comunità..."

lunedì 14 febbraio 2011

Una nuova imprenditorialità aumentata

                                                                                di
Francesco Zanotti

Il Censis, nel suo Rapporto 2009 (quello del 2010 non dice molto), tentando una descrizione di sintesi della nostra società, dice che essa è caratterizzata da implosione istituzionale e vitalità molecolare effimera. Sono d’accordo, ma occorre fare un passo avanti. E dire che questa implosione e questa vitalità effimera sono la conseguenza del crescere di una inerzia imprenditoriale (intendendo la parola “imprenditorialità” nel senso specificato nel romanzo della società industriale) profonda.Essa banalizza l’etica perché la riduce a realizzare l’equità possibile oggi. E non a diventare lo stimolo fondamentale per costruire un futuro non solo più equo, ma dove la qualità complessiva della vita di tutti continuamente migliora. Trascura l’estetica giudicandola un riferimento ludico e non un criterio di verifica di concretezza ed eticità.

giovedì 10 febbraio 2011

L’imprenditore, demiurgo di una nuova società

L’obiettivo di questo post è quello di scoprire quale è l’anima profonda del fare impresa. L’imprenditore: chi è costui?
Propongo la mia risposta, certamente solo un primo tentativo, alla ricerca di mille altri contributi.
Credo sia indispensabile riscoprire l’anima profonda dell’imprenditore perché è questa la vera risorsa per tornar a generare sviluppo
Io credo che l’imprenditore si ponga di fronte alla realtà, alla natura e alla società, in un modo tutt’affatto particolare: con la sindrome di Dio. Intendo dire: con la voglia di costruire un mondo a sua immagine e somiglianza.