"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

mercoledì 28 dicembre 2011

Un futuro responsabile

di
Francesco Zanotti

Stamattina sulla banchina della metropolitana ... Alzo gli occhi verso nuovi schermi da poco installati e vedo uno spot del Governo.
Una ragazza (Dolcemente carina, del tipo “acqua e sapone”), seduta su di una scalinata della quale non si vede il contesto (da dove viene, dove porta), con aria spersa. Si guarda intorno come a cercare non sa neanche bene lei cosa e le arriva (non si sa da dove e da chi) un libro. Lo apre (dolcemente, ovviamente) e, poi, sorride non più spersa su di una scalinata che sembra nascere nel nulla e nello stesso nulla scendere. Appare una scritta: Diritto al futuro …
E la pelle mi si accappona, il sangue mi sale alla testa …
Ma come, il futuro è un diritto che qualcuno graziosamente concede ai giovani o crudelmente glielo toglie??? Ma dai ..

giovedì 22 dicembre 2011

Creare ricchezza o essere mantenuti?

Un giovane professionista pone una riflessione, rivolgendosi ad altri giovani professionisti, giovani imprenditori e amici.

I giornali, le televisioni, i programmi di approfondimento sono tutti impegnati ad analizzare, criticare e discutere della manovra Salva Italia. Danno voce ai politici, ai rappresentanti delle istituzioni, dei sindacati, delle associazioni di categoria, ai professori, ai giornalisti e agli scrittori. Tutti i giorni, giorno dopo giorno, assistiamo ad un susseguirsi di commenti, suggerimenti e proposte correttive.

A volte unanimi, altre volte contrapposte, le esposizioni e le idee si fermano a contenuti tecnici, quando non ideologici: politiche per la crescita e lo sviluppo, la difesa di diritti acquisiti, la protezione di categorie (giovani, donne, lavoratori e pensionati… chi manca?) sono sulla bocca di tutti.

Quando si parla di economia e di impresa sembra che le parti si dividano. Prendiamo come spunto l’articolo del Sole di oggi: “Imprese preoccupate, è il momento di reagire”. La parola a Confindustria, a Confcommercio e a Confesercenti. Qualcuno la prende dal lato degli investitori e dei mercati, altri dal lato dell’occupazione e dei consumi. E tutti a snocciolare dati.

Che cosa c’è in comune?
L’attesa, l’aspettativa che la soluzione arrivi dallo Stato. Lo Stato, l’unico elemento in grado di produrre sviluppo e stimolare nuove opportunità.

Ma le imprese nascono dai sussidi o dalle idee imprenditoriali? Nascono dalle politiche di incentivo o dalla testa, dalla voglia e dall’entusiasmo delle persone?
Trenta, quaranta Apple, in Italia e in Europa, sarebbero in grado di cambiare le sorti dei nostri risparmi, le nostre aspettative di vita, il nostro entusiasmo verso il futuro?
Io penso di si. E la Apple non nasce dal soccorso dello Stato, ma dalla conoscenza e dalla passione delle persone.
Serve molto di più dell’aiuto dello Stato.

Ci pensiamo durante le vacanze di Natale?

Riccardo Profumo
r.profumo@cse-crescendo.com

mercoledì 21 dicembre 2011

Basilea 3 e sviluppo rating per i business plan


di
Francesco Zanotti

Quando si parla di rating, la sfida principale sembra dimenticata: le banche e le imprese devono costruire un’alleanza per produrre maggiore ricchezza nel futuro. Nulla di più e nulla di meno.
Il rating sembra solo uno strumento di difesa delle banche.
Io credo invece che il rating debba diventare lo strumento per stimolare le imprese a produrre maggior ricchezza nel futuro.
Cosa fare? Perché le imprese riescano a produrre maggiore ricchezza nel futuro è necessario che progettino i cambiamenti strategici necessari. Per progettarli è necessario un nuovo strumento di rating: il rating dei business plan. Intendo: un rating che “misuri” quanto il progetto d’impresa (che tutti devono avere) può veramente portare l’impresa a produrre maggiore ricchezza nel futuro.

martedì 20 dicembre 2011

Manovra ed articolo 18: vogliamo parlare finalmente di conoscenza?

di
Francesco Zanotti

Bonanni ha accusato senza mezzi termini i “tecnici” al governo di ignoranza. La Camusso ha detto che nessuna teoria economica li convincerà mai a rinunciare a tutelare i lavoratori.
Io credo che, forse senza saperlo, Camusso e Bonanni hanno individuato un problema che sarebbe ora che gli economisti e gli opinionisti accettassero di discutere. Il problema è semplice: quelle leggi dell’economia che tutti citano, in realtà non esistono! La situazione è peggiore di quello che Bonanni e Camusso dicono. Non è che le leggi non sono conosciute, non è che occorre ribellarsi a leggi che portano all’ingiustizia. Il problema è che quelle che vengono indicate come le leggi che guidano i sistemi economici sono costruzioni artificiali e superficiali degli economisti. Sono solo presunzioni di leggi immaginate da economisti che cercano di scimmiottare una visione della scienza (la fisica in particolare) che è andata in crisi almeno da un secolo. Il problema è he dobbiamo costruire nuove leggi economiche.
Arriviamo all’articolo 18.

venerdì 16 dicembre 2011

La stupidaggine della produttività …


di
Francesco Zanotti

Siamo in recessione, per ricominciare a crescere aumentiamo la produttività a livello di imprese ed a livello di Sistema Paese. E’ la ricetta del Minstro Passera.
Non mi soffermo sulla produttività del Sistema Paese, anche se, anche a qual livello, l’obiettivo della produttività è insensato.
Mi soffermo sulle imprese. Immagino di essere un piccolo imprenditore che fa prodotti di consumo che, oramai, sono commodity. Forse, addirittura, sono sempre stato un terzista che, spesso, è riuscito a campare anche grazie ad un solo cliente. Ora nessuno vuole comprare i miei prodotti. E io che faccio? Lavoro più intensamente, cerco di pagare meno le persone per produrne di più? Ovviamente no! Allora lavoro più intensamente e cerco di pagare meno le persone per farli costare meno? Forse ci riesco, ma appena l’ho fatto, lo fanno anche i miei concorrenti. E continuo a non  riuscire a vendere prodotti che faccio sempre più fatica a fare.
Ed allora? Perché Il Ministro Passera propone una ricetta palesemente insensata?
Non vogliano cedere alla sirena delle teorie del complotto. Del Tipo: Passera è stato messo lì da qualche oscuro potere per ancora più oscuri obiettivi. Mi limito a riproporre un post di qualche giorno fa dove proponevo una strada alternativa alla produttività. Un momento: rileggendo le righe che tra poco proporrò mi è venuto una ipotesi di risposta. Il ministro Passera propone la via della produttività perché è l’unica che conosce. Non dispone delle conoscenze (di strategia d’impresa, di teoria del sistemi) che potrebbero portarlo a proporre ricette meno contro producenti della ricerca della produttività.
Ecco il testo dal post “Il cacciavite” ….


martedì 13 dicembre 2011

Noi ci stiamo provando … a costruire sviluppo

di
Francesco Zanotti

Oggi sembra che tutti siano in attesa. In attesa che, prima, qualcuno adotti misure che riescano a fermare la crisi. A stabilizzare la situazione.
In attesa che, poi, qualcuno, riesca a varare le riforme che potranno favorire la crescita.
A me sembra che non sia il momento dell’attesa. E’ il momento della progettualità e dell’azione costruttiva.
Per questo non ci vogliamo unire all’esercito di coloro che aspettano. Ma stiamo operativamente tentando di iniziare a costruire uno sviluppo che ci piace definire etico ed estetico.

In particolare, abbiamo sviluppato un progetto che abbiamo denominato IMEFF (International Mediterranean Exhibition of Flavors and Foods) che ha l’obiettivo di creare un Evento che costruisca una alleanza di sviluppo tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L’Evento è un Salone internazionale del Cibo e dei sapori del Mediterraneo. In esso verranno presentati i prodotti alimentari, i luoghi e la storia delle comunità che vivono sulla sponde del Mediterraneo non solo come una esposizione di tanti frammenti senza unità. Ma come “ologrammi” di un’unica storia, di un’ecologia di popoli che sono sempre stati l’uno occasione, contesto, stimolo per lo sviluppo dell’altro. E’ un Salone itinerante che si terrà ogni due anni in una delle città che si affacciano sul mediterraneo. E’ un Salone che, a partire dal momento progettuale, genererà una vera e propria comunità di sviluppo del turismo e del settore agroalimentare. Proporrà una nuova concezione del turismo che abbiamo definito “progettuale”. Spingerà gli Operatori turistici del Mediterraneo a costruire proposte congiunte. Valorizzerà il riconoscimento, da parte dall’Unesco, della dieta mediterranea come patrimonio dell’umanità.

Per realizzare questo progetto abbiamo chiesto ed ottenuto la partnership della Provincia di Chieti che ha visto nell’IMEFF una importante occasione di sviluppo diretta per il turismo e la produzione agro alimentare. Ma anche l’occasione per ricostruire una cultura della progettualità e dello sviluppo in altre aree economiche.
Insieme alla Provincia di Chieti abbiamo chiesto il patrocinio dell'Assemblea Parlamentare del Mediterraneo http://www.pam.int/

Ieri a Chieti ho promosso, a nome di CSE-Crescendo, la società di cui sono Senior Partner, un incontro tra il Presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio (assistito dagli Assessori al Turismo, Cultura, Beni Culturali e Museali, Avv. Remo De Martino e dall’Assessore alle politiche sociali Dott.ssa Gianfranca Mancini) e il Segretario Generale del PAM Ambasciatore Dott. Sergio Piazzi. Nell’incontro si sono poste le basi per avviare il progetto IMEFF e una più generale azione di sviluppo del territorio.
In particolare si è deciso di organizzare, nei primi mesi del 2012, promossa dalla Provincia di Chieti, in collaborazione con il PAM, una Conferenza di Sviluppo tra le Regioni ed i Paesi che si affacciano sull’Adriatico o che hanno interessi in quest’area.
Nella Conferenza si presenterà l’esigenza generale di una nuova stagione di progettualità e di iniziative imprenditoriali in collaborazione tra Pubblico e Privato e il Progetto IMEFF come primo Evento concreto di sviluppo ed il ruolo del Parlamento del Mediterraneo nel promuovere sviluppo. La Conferenza sarà anche un momento progettuale, per affiancare all’IMEFF iniziative di sviluppo in altre aree economiche, come ad esempio nel settore dei trasporti dove la Provincia di Chieti può vantare strutture portuali e logistiche uniche.

giovedì 8 dicembre 2011

Il cacciavite, il cacciavite …

di
Francesco Zanotti

Dagli industriali veneti arriva l’allarme “per gli adempimenti di fine anno abbiamo bisogno di liquidità”. Se le banche non forniscono la liquidità necessaria le imprese saltano. Ed allora agiamo sulle banche: più capitali, meno vincoli all’uso dei capitali, quindi più prestiti alle imprese.
Domande di puro buon senso: ma quanto e fino a quando? La risposta presumibile è: fino a quando non finisce la crisi. Il quanto dipende dal quando: più si allunga la crisi, più il quanto cresce.
Guardiamo serenamente questa situazione: è sostenibile a lungo? Ovviamente, no! Tutti sanno (anche se non hanno il coraggio di dirlo) che la possibilità di garantire liquidità alle imprese finirà prima della fine della crisi.
Ed allora? Allora recuperiamo la competitività delle imprese attraverso le riforme … Ecco così il messaggio è completato: le imprese sopravvivranno solo se le banche immetteranno liquidità e lo Stato garantirà alle imprese sempre maggiori sussidi. E le imprese da parte loro? Cercheranno innovazione, cercheranno di diventare più forti mettendosi insieme. Ma ci riusciranno solo con il sostegno delle banche e dello Stato.

Ecco io credo che questa prospettiva non sia né sostenibile, né efficace.
Credo che l’affermarsi di questa prospettiva sia il segno che si è perso il senso dei fondamentali. Proviamo a recuperarlo e scopriremo il mistero del cacciavite di cui si dice e si ripete nel titolo.

venerdì 2 dicembre 2011

Invece di ridurre le spese …

di
Francesco Zanotti

Occorre, innanzitutto, riprogettare le imprese. Non per renderle più efficienti o generalmente più competitive. Ma per ridisegnare completamente prodotti, processi, sistemi di trasporto e di distribuzione. Oggi dovrebbe essere a tutti evidente che sia per ragioni fisiche (la ribellione della natura) sia per ragioni umanamente profonde (le persone desiderano un’altra qualità della vita) non è possibile sperare in una crescita forte dell’attuale sistema economico.
Poi, occorre avviare start-up non banali. Ce lo vogliamo dire che attivare qualche start-up che cerchi di vendere qualche piccola innovazione basata sulla tecnologia non risolve nulla? Noi dobbiamo avviare start-up che abbiamo il progetto di diventare nuove Apple …
Bene, ma come fare a riprogettare le imprese e ad avviare start-up non banali?
La risposta è sempre la stessa: con la conoscenza. In questo caso, buttando tra le imprese e tra i tecnologi le conoscenze di strategia d’impresa che sono praticamente sconosciute sia a managers che imprenditori e banchieri, d’affari e non.


martedì 29 novembre 2011

Ma perché ridurre le spese ???

di
Francesco Zanotti

Mi permetto un ragionamento che mi sembra tanto controcorrente, quanto banalmente inattaccabile.
Ragionamento su cui riflettere per non seguire una corrente che si rivela ogni giorno sempre più insensata.
Ecco il ragionamento. Che è poi una domanda
Qualsiasi riduzione di costi si traduce in una minore disponibilità di risorse per i consumi. Il caso tipico è la riduzione del personale. Se la riduzione dei costi attraverso la riduzione del personale diventa un fenomeno sistemico, addio occupazione e, quindi, addio consumi.
Ma sembra impossibile non seguire la via della riduzione dei costi, la competizione lo impone. Come se ne esce?
Nei prossimi giorni proporrò una prima risposta …

venerdì 25 novembre 2011

Era evidente già a metà degli anni ’90 …

di
Francesco Zanotti

Si avvicina la fine dell’anno. E ci si guarda indietro. Quest’anno sto provando a guardarmi molto indietro … Ed ho trovato un mio pezzo scritto verso la metà degli anni ’90 ( ma non pubblicato) che descrive la via per uscire dalla crisi attuale.

Ripropongo il pezzo e poi aggiungo un “aggiornamento”


“Lo sviluppo della capacità di produrre valore delle imprese è il problema chiave della fine del secondo millennio.

Dalla sua soluzione dipende la creazione delle condizioni per lo sviluppo economico e sociale complessivo.

Uno degli strumenti “positivi” (cioè opposti alla ricerca di protezioni e sussidi) é l’innovazione tecnologica.

Noi riteniamo sia uno strumento indispensabile, ma limitato e non utilizzabile da tutte le imprese.

In aggiunta e a valorizzazione della innovazione tecnologica é indispensabile supportare le imprese nella innovazione imprenditoriale.

Attraverso la innovazione imprenditoriale si moltiplica la capacità di produrre valore di tutte le imprese.”.

L’aggiornamento è semplicissimo. Se si fosse seguita quella strada non sarebbe nata né la bolla di internet né la crisi finanziaria. Oggi è inutile parlare di riforme istituzionali, servono radicali riforme dei prodotti e servizi che vendono le imprese. E’ dannoso parlare di competitività perché essa ci concentra sui concorrenti per diventare meglio di loro. Ma nel produrre le cose di sempre.

lunedì 21 novembre 2011

Se proprio volete competere, fatelo … Ma poi non reclamate!

La ricerca della competitività innesca quello che ci piace definire “effetto stadio”.
Ricercare competitività é come essere allo stadio e guardare una partita. Gli spettatori sono seduti ed hanno una decente visione del campo. Ad un certo istante qualcuno inventa una mossa competitiva brillante: si alza in piedi. A seguito della sua mossa competitiva vede meglio, ma per tre secondi. Dopo quei tre secondi si alzano tutti e tutti vedono esattamente come prima. Tranne che sono più scomodi.

Fuor di metafora: accettare la battaglia competitiva significa infilarsi in una trappola che distrugge la capacità di produrre valore di una impresa.
Ma come si può evitare la competizione? Tornando a pensar da imprenditori. Intendendo con questo nome qualcuno che crea nuovi mondi che prima non esistevano. Quando si accorge che guardare la partita diventa un sacrificio, si costruisce un nuovo stadio ed un nuovo gioco.

lunedì 14 novembre 2011

Basta incentivi, sussidi et similia … Torniamo a fare gli Imprenditori

di
Francesco Zanotti

Imprenditori on la “I” maiuscola.
Oggi sembra che le imprese possano superare la crisi solo con qualche tipo di aiuto dallo Stato. Aiuto diretto come risorse finanziarie: a fondo perduto o a tassi agevolati. Aiuti indiretti che riguardano il miglior funzionamento dell’ambiente in cui opera l’impresa.
Nessuno contesta la strategia degli aiuti, anzi tutti ne chiedono tutti il più possibile.

Ecco io credo che il richiedere aiuti allo Stato costituisca la morte della libera impresa, in mille sensi. Sia una strategia da imprenditori con una “i” minuscolissima.

Proporrò alcune osservazioni al riguardo: mi piacerebbe proprio fossero smontate, che mi si convincesse che una strategia degli aiuti ci può garantire “magnifiche sorti e progressive”.
Ma non credo proprio sia così. E se non è così, allora è straordinariamente dannoso farci affidamento.

sabato 29 ottobre 2011

Ha “ragione” Bini Smaghi …

di
Francesco Zanotti

Continua il tormentone di Bini Smaghi: lui resiste e gli altri spingono perché molli.
Forse più spingono più egli vede questo spingere come una violenza che lo costringe ad uscire dal giro che conta. E, come accade per ogni “torto”, egli chiede che questo torto venga risarcito: prima mi date un altro posto poi mi dimetto.

Vogliamo avere il coraggio di affermare che Bini Smaghi ha tutte le ragioni del mondo … Almeno all’interno di questo mondo?

mercoledì 26 ottobre 2011

Concorrenti e Gladiatori

Qualche giorno fa sul Corriere è apparso un articolo dal titolo Quelle aziende che pagano la difficoltà di innovare.
A partire dai recenti problemi di Rim con il suo blackberry, fa una breve, ma interessante, rassegna di alcune aziende tecnologiche e delle loro vicende. Apple, Google, HP, Palm, Motorola, Philips, Yahoo, Myspace, Commodore, vincitori e vinti, tutti nell’arena della competizione per valutarne i motivi per cui stanno vincendo, o le colpe per cui hanno perso.

L’immagine che mi pare traspaia sia quella di un mercato come un’arena di romana memoria, una sorta di moderno Colosseo, nel quale scendono, a turno o in contemporanea e con frequenze imprevedibili, i concorrenti, moderni gladiatori, che si combattono ferocemente per sopravvivere più o meno dignitosamente, inermi e indefesi al giudizio del pollice verso o meno del pubblico (i clienti) che assiste allo spettacolo. Le armi di cui dispongono, le loro spade, lance e mazze ferrate, sono sopratutto la tecnologia di cui  devono di continuo dotarsi per parare, o assestare, fendenti letali ai feroci e agguerriti contendenti.

lunedì 24 ottobre 2011

Giavazzi, Alesina e il solito piccolo imprenditore

di
Francesco Zanotti

Credo che non ci sia punto di vista più sbagliato di quello presentato oggi sul Corriere della Sera di oggi lunedì 24 ottobre 2011 da Alesina e Giavazzi.
Sbagliato per due ragioni.
La prima è che si insiste su misure macro che non hanno alcun impatto sulla capacità di produrre cassa delle imprese. Oggi è solo l’aumento della capacità di produrre cassa delle imprese che può farci uscire dalla crisi. L’alternativa è che le imprese siano difese e mantenute dallo Stato, ma questo non sembra essere la soluzione più adatta ad una democrazia liberale. Per fare aumentare la capacità di produrre cassa delle imprese occorre fornire nuova conoscenza alle imprese stesse perché sappiano riprogettare la loro identità strategica. Chi abbia voglia di approfondire questa tesi, può leggersi il post di questo blog dal titolo: “Io piccolo imprenditore normale”.

La seconda ragione è ancora più grave: si chiede di eliminare la concertazione. In nome di una presuntuosa e presunta capacità di organi di Governo centralizzati (sia a livello di impresa, che di governo politico). In nome di una presunta efficacia ed efficienza decisionale.

Io credo … no! Non sono io che credo: sono tutte le più attuali conoscenze scientifiche (dalla matematica, alla meccanica quantistica, alle teorie dell’evoluzione, fino alle scienze sociali ed alla filosofia e, per finire e sintetizzare, alla “sistemica quantistica”) che affermano che un sistema complesso(come lo è una impresa o il sistema economico nel suo complesso) non sopporta alcun dirigismo.
Anzi tutte queste conoscenze reclamano una forma di governo (ancora una volta: a tutti i livelli sistemici) che vada molto al di là della concertazione, ma sia  una vera e propria guida ai processi di progettazione sociale. Mi fermo un attimo a livello di impresa e, siccome ho a che fare con accademici, vado con le citazioni. Tutti gli studi più attuali di strategia d’impresa (il libro di Steve Cummings “Images” ne è un’ottima sintesi) rivelano che i processi di sviluppo strategico non avvengono mai a seguito di una progettazione dall’atto, ma sono processi emergenti. Essi vanno guidati con una partecipazione progettuale intensa e diffusa che, anche grazie alle tecnologie attuali, non solo è possibile, ma è anche già praticata.

Io pubblicherò in uno dei primi numeri dell’anno prossimo su di una rivista internazionale di management un caso italiano di progettazione sociale del cambiamento strategico in una “impresa” di circa 10.000 addetti.

Caso mai, il problema è convincere il sindacato a lasciare posizioni conflittuali per partecipare non ad una cogestione (non si costruisce sviluppo partecipando alla gestione perché non c’è niente da gestire, ma tutto da rivoluzionare), ma da una vera e proprio progettazione sociale.

mercoledì 19 ottobre 2011

Chiedere conoscenze invece che soldi

di
Francesco Zanotti


E’ curioso che un’intera classe dirigente economica, di fronte ad una crisi globale, si chiami fuori …
Come fa una classe dirigente a dire che non c’entra nulla con la crisi? Chi dirigeva l’economia? L’obiezione è pronta: è arrivata da “fuori” una crisi spaventosa. Contro obiezione immediata: ma questo “fuori” dovrebbe essere su Marte per non c’entrarci nulla. Ultimo tentativo di difesa: il “fuori” è costituito da banchieri incoscienti o malandrini. Tentativo puerile perché, innanzitutto la crisi finanziaria è solo un episodio di una crisi complessiva che è di tutta un’economia e tutta una società. E, poi, i colpevoli non sono quegli stessi banchieri che queste stesse classi dirigenti hanno sempre osannato e continuano ad osannare? Forse non tutti. Ma certamente vengono ancora osannati i banchieri che oggi, invece di fare un Development Forum, stanno costruendo, sulla pelle di tutto noi, uno Stability Forum che cerca di puntellare una società impuntellabile. Vengono osannati banchieri che bacchettano i Governi, quegli stessi Governi che dovrebbero fornire le risorse per stabilizzare un sistema che i banchieri hanno creato e non vogliono cambiare.

lunedì 17 ottobre 2011

Gli uomini di Marketing: profeti o conservatori?

di Cesare Sacerdoti

Il prossimo 26 ottobre IBM, in collaborazione con l'Università Bocconi, presenterà i risultati dello studio  2011 IBM GLOBAL CMO STUDY dal titolo “From Streched to Strenghtened”.
Si tratta di una ricerca condotta attraverso interviste con oltre 1700 direttori Marketing di tutto il mondo (64 paesi) e delle varie industries (Communications, Distribution, Financial Services, Industry, Public); una ricerca che ha sicuramente il merito di essere molto ampia (Jon Iwata sostiene, nella premessa, “noi crediamo che sia la più vasta ricerca di questo tipo, mai condotta”) e ringraziamo IBM di renderla pubblica.
Il problema che noi riscontriamo sta nei contenuti e in particolare nella visione del ruolo del Marketing che deriva proprio da quei manager che dovrebbero esaltarne potenzialità e capacità di incidere non solo sulle aziende di appartenenza, ma ancor più sul mondo che tali aziende contribuiscono, a volte in modo molto marcato, a costruire.
Già nella premessa, Jon Iwata riconosce che, coerentemente a quanto emerso sull’analoga ricerca condotta sui CEO (“Valorizzare la complessità” 2011) “ mercato e tecnologie sono le due forze esterne più potenti che influiscono sulle organizzazioni oggi ” e che questi due fattori “ guideranno il crescente livello di complessità nei prossimi cinque anni sul modo in cui vengono venduti non solo i prodotti servizi, ma tutte le dimensioni della organizzazione”.
E qui sorge il nostro dubbio: sono davvero mercato e tecnologie i fattori chiave per superare l'attuale crisi che, analizzandola bene, è solo una delle manifestazioni di una ecologia di crisi che sta vivendo la società industriale?

venerdì 14 ottobre 2011

Ospite di Assolombarda e Banca Popolare Commercio e industria:perché non cambiamo noi stessi?

di
Francesco Zanotti


Ho presenziato ieri sera alla presentazione di una ricerca su “Il rapporto banca-impresa nel contesto della crisi: vincoli, esigenze prospettive”.
Soddisfatto? Certo, per l’interesse dei risultati e per la chiarezza della presentazione. Ma con qualche ombra: alla fine mancava una proposta alta e forte. Una proposta su cosa fare concretamente la mattina dopo. Sia da parte delle banche che da parte delle imprese.

Allora cerco di spazzare via anche questa piccola “macchia” … E si può spazzare via la macchia con la conoscenza … Ma, per carità, non tecnologica. Forse possono dare una mano anche Steve Jobs e la vecchia 500.
Insomma, proverò a fare io una proposta!

Credo che, implicitamente purtroppo, la via per indicare cosa fare oggi l’ha indicata il Presidente di Assolombarda Alberto Meomartini. Egli ha detto che in Lombardia vi sono molte medie imprese eccellenti che hanno un ottimo rapporto con le banche. Sapete fanno cose che agli altri non fanno o lo fanno meglio degli altri …

Allora il problema delle banche e delle imprese è duplice.

venerdì 7 ottobre 2011

C'era una volta un'azienda. C'è ancora ma...

di
Francesco Zanotti


Questa volta vogliamo raccontarvi in forma anonima, per  motivi facilmente comprensibili, una storia vera di una impresa. Lo faremo attraverso  le parole dell’imprenditore che la guida e che chiameremo il signor C.
E’ una storia surreale, ma non è una storia isolata. E’ una storia come tante che, purtroppo, si stanno consumando dappertutto nel nostro paese, e non solo. Tentando una sintesi, a noi sembra che questa storia denunci, da un lato, una totale chiusura auto referenziale del sistema bancario e del Sistema Stato. Dall’altro la sensibilità e la collaborazione degli attori di “mercato”  che riescono a costruire un fronte comune rispetto alla crisi. Purtroppo si tratta di un fronte di difesa. E’poco diffusa la consapevolezza che questa crisi non sarà risolta aspettando che passi. Ma richiede da parte di tutti (imprese, banche, Stato)   uno sforzo progettuale congiunto per rivoluzionare le imprese. E la fornitura di tutte le risorse e i servizi per attuare questa nuova progettualità e per implementarne i risultati. Insomma nessuna coalizione a difesa, ma una nuova ed intensa Santa Alleanza per lo sviluppo. Aggiungiamo noi che questa nuova stagione di progettualità necessita di una nuova conoscenza. In particolare nuovi modelli  e nuove metafore per disegnare i progetti di Sviluppo strategici, industriali, chiamateli come volete (“Prima pagina venti notizie, ventuno ingiustizie e lo Stato che fa! Si costerna, si indigna, si impegna poi getta la spugna con gran dignità” recitava sconsolata una canzone del compianto De Andrè !)
Ma andiamo con ordine.

giovedì 6 ottobre 2011

Steve Jobs: in memoria. Saliamo sulle spalle dei giganti

di
Francesco Zanotti


“Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore, orba di tanto spiro.”
Egli fu, ma la sua storia rimarrà nei nostri cuori.
E, però, non domandiamoci . “quando una simile orma di pie’ mortale” segnerà ancora le nostre terre, accompagnerà i nostri passi.

Oggi abbiamo bisogno di mille Steve Jobs. Persone, gruppi di persone capaci di costruire i segni della civiltà prossima ventura. Dobbiamo immaginare nuovi manufatti e nuovi modi di produzione; una nuova economia ed una nuova finanza; nuove citta, nuove infrastrutture e nuovi trasporti, nuove logiche di convivenza, nuove modalità di governo e nuove istituzioni.

Oggi possiamo e dobbiamo diventare tutti profeti di una nuova società. Il metodo ce l’ha insegnato un Signore dei bei tempi antichi, nato nel Natale del 1642: salite sulle spalle dei Giganti. Così anche se siete piccoli, vedrete più lontano dei Giganti stessi.

lunedì 3 ottobre 2011

Della Valle e la conoscenza

di
Francesco Zanotti

Non potevamo esimerci dal commentare l’iniziativa di Diego Della Valle: una paginata sui principali quotidiani …

Non discuto che la politica dia una pessima immagine di se stessa. Contesto le ragioni. E sostengo che non è un problema di persone, ma di conoscenze. Le conoscenze che mancano, anche agli imprenditori socialmente sensibili come Della Valle.

Mi spiego: l’attuale modo di fare della politica è dovuto a dinamiche sistemiche, non a scelte progettuali volontarie. Meglio: sono l’espressione delle scelte progettuali possibili all’interno di un sistema autoreferenziale. Il fatto che la politica sia diventata un sistema autoreferenziale è dovuto alla scelta di voler applicare il modello della democrazia rappresentativa in una società complessa. Attenzione, non sto criticando la democrazia, ma solo individuando le conseguenze di volerne adottare una versione primitiva come la democrazia rappresentativa in una società complessa.
Per cambiare modo di fare politica non occorre cambiare le persone. Basta aggiungere loro una consapevolezza “sistemica”: conoscere quali sono i processi di chiusura autoreferenziale e come si sbloccano.

giovedì 29 settembre 2011

Mario Draghi e Alessandro Manzoni

di
Cesare Sacerdoti

“I Governi rilevanti devono fare la loro parte – ha sottolineato Mario Draghi, Presidente del Financial Stability Board alla riunione del Comitato Monetario e Finanziario del FMI il 24-9-2011- agendo con forza per rafforzare le posizioni fiscali e aumentare la competitività attraverso riforme strutturali con scadenze concrete” (da Rainews 24-9-2011)
Ma se tutti i Paesi aumentano la competitività, non succede come descrive magistralmente il nostro Manzoni al capitolo XIII dei Promessi Sposi, quando “tutti, alzandosi in punta di piedi, si voltano a guardare da quella parte donde s'annunziava l'inaspettato arrivo. Alzandosi tutti, vedevano né più né meno che se fossero stati tutti con le piante in terra; ma tant'è, tutti s'alzavano”?

lunedì 26 settembre 2011

Ricette per il superamento della crisi o banali pannicelli caldi?

di
Cesare Sacerdoti

Come in ogni periodo di crisi, ogni cittadino, ogni attore sociale, politico, istituzionale responsabile si chiede quali misure, azioni o attività debbano essere attuate per superarlo. È evidente che questo accade con ancora maggior rilevanza in questi giorni di fronte alla più grave crisi economico-finanziaria forse mai vissuta  e che colpisce direttamente oltre 1 miliardo di persone.
Nei singoli cittadini vi è la naturale tendenza a trovare ricette miracolose e politici che le mettano in pratica: in fondo ci sentiamo tutti allenatori e non smettiamo questa  ambizione quando parliamo di economia e di politica.
Un diverso, più profondo, competente, complessivo approccio devono avere i responsabili ultimi delle nostre sorti: dalle parti sociali, al Governo, al Parlamento. La mia impressione è che, purtroppo, le ricette che vengono proposte da coloro che reggono le sorti del nostro paese, dell’Europa, delle istituzioni internazionali, siano “pannicelli caldi”.

Le tante voci che si levano da ogni parte sono state sintetizzate da due media competenti e rilevanti: Il Mondo (del 23 settembre 2011), che riporta in copertina “13 idee per la ricrescita” e Il Sole 24 Ore con il suo manifesto di “9 impegni per la crescita”. Ho analizzato una per una queste proposte usando il criterio che mi sembra più rilevante:  le ricette che vengono presentate, aumentano la capacità di produrre cassa delle imprese oppure no? Aiutano a creare nuovi posti di lavoro?
Considero rilevante la capacità di produrre cassa perché è questo il parametro che dice se l’impresa riesce a pagare debiti, fornitori, dipendenti.
Se non paga i debiti (o almeno non li aumenta e paga gli interessi) esplode quella bolla finanziaria definitiva che nessuno osa prendere in considerazione: i debiti delle imprese. Se non paga i fornitori, idem come sopra, perché anche i fornitori sono generalmente imprese. Se non paga gli stipendi … beh è inutile specificare perché questo è forse il problema più drammatico.

venerdì 23 settembre 2011

La mobilitazione sociale … qualche appuntamento

di
Francesco Zanotti



Leggo sul Corriere di oggi a firma Giuseppe De Rita: “Si muova la classe politica …. Ma più ancora si muovano i soggetti più minuti e quotidiani dell’economia e della società …”.
Condivido per due ragioni. La prima è che, se aspettiamo la famose “riforme”, diventeranno nonni anche i nostri figli prima di vederle. La seconda è che queste riforme sono poco rilevanti.
Ma, dopo aver condiviso, dico che occorre tentare di capire in che direzione muoversi. Altrimenti si rimane a livello di esortazioni retoriche. Di prediche insomma.
Prima di fare una proposta, aggiungo un po’ di altre notizie raccolte sui giornali di oggi che riguardano i corsi delle materie prime. La sintesi di tutte queste notizie è: si sono fermati. Sono calate le richieste di materie prime anche nei Bric.
Credo che oramai sia evidente che l’attuale sistema produttivo mondiale non può espandersi più di tanto. Sia perché sta andando in conflitto sempre più pesante con la natura, sia perché la società è cambiata così profondamente che i manufatti che produce hanno sempre meno significato esistenziale e funzionale. Allora serve un altro sistema produttivo e un’altra economia complessiva. Perché anche la finanza è carica di guai di suo.
Questa osservazione indica la strada della mobilitazione: un grande sforzo progettuale da parte dei soggetti minuti e quotidiani dell’economia e della società.
Ma andiamo ancora avanti, perché anche parlare di “sforzo progettuale” rischia di essere teorico: come si fa a stimolare uno sforzo progettuale così intenso e profetico da riuscire a progettare tutti insieme una nuova società?

lunedì 19 settembre 2011

Alcune considerazioni nate leggendo “Dossier Lombardia” del settembre 2011.

di Cesare Sacerdoti


Il presidente della Compagnia delle Opere, Bernard Scholz, sottolinea che “l'innovazione e l'internazionalizzazione sono quelle leve che permettono di ripensarsi nel medio periodo, di valutare la propria tenuta organizzativa e di riprogettarsi per competere sul mercato globale”. Egli intravvede in questa sfida anche “ la necessità di un cambiamento di mentalità da parte degli imprenditori chiamati, in un certo senso, a riscoprire il valore della collaborazione e a superare la barriera dell'individualismo”.
Nel contempo il presidente di Unioncamere, Bettoni, dichiara che “in alcuni casi, a pesare, sia la mancanza di risorse umane, conoscenze e professionalità necessarie per affrontare i complessi temi della competitività”. Per Bettoni una strada possibile è quella “delle aggregazioni di imprese per la realizzazione di progetti comuni e condivisi” ma, personalmente, ritengo che tali aggregazioni non possano avere successo se  non siano frutto di  un nuovo piano strategico, innovativo, che sappia sì valorizzare le competenze, le capacità, le risorse delle singole aziende partecipanti, ma che individui nuovi spazi imprenditoriali.

venerdì 9 settembre 2011

Competitività? Ma perché chiamiamo anche le pere “mele”?

di
Francesco Zanotti

Se voglio indicare una mela uso la parola “mela”. Se voglio indicare una pera non uso la parola mela … Per descrivere cose diverse si usano parole diverse …

Nel mondo dell’economia sembra che questa regola non valga …
Si usa un’unica parola: competitività. E con essa si intende tutto il buono ed il desiderabile. Tutte le mele, le pere, le susine …