"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

venerdì 30 maggio 2014

28 maggio 2014: Segni di futuro

di
Francesco Zanotti



Il giorno 28 maggio abbiamo presentato il nostro III Rapporto sul Rating Progettuale dei Business Plan delle Società degli indici FTSE MIB e STAR della Borsa Italiana.
Abbiamo raccontato la nostra attesa, che è poi quella profonda della società: le imprese più grandi ed importanti di questo Paese si facciano carico di costruire un nuovo sviluppo etico ed estetico. Abbiamo raccontato della nostra delusione nel vedere Business Plan che, mediamente e salvo eccezioni, non raccontano progetti di sviluppo alti e forti. Raccontano di professionalità e diligenza, ma non di speranze alte e forti.
Abbiamo attivato un dibattito con coloro che hanno accettato di discutere del nostro Rapporto:
l’avvocato Gianfranco Negri-Clementi, il dott. Victor Massiah, CEO di UBI Banca, la dott.ssa Jessica Spina, Responsabile Investor Relations di Mediobanca, l’ing Maria Elena Cappello, Amministratore Indipendente di A2A, Prysmian e SACE.
Da loro, abbiamo raccolto spunti interessanti e sorprendenti.
La informazione sconosciuta sulla nuova direttiva UE che cambia significativamente la forma del bilancio d’esercizio.
La sorpresa nel costatare che i Business Plan fossero oggetto di interesse sociale e il pudore nel raccontare le emozioni che motivano e nobilitano una impresa.
Il desiderio di riservatezza nel presentare i team manageriali di Vertice.
L’importanza del Bilancio Sociale per comprendere l’animo profondo dell’impresa.
La necessità di giudicare profondamente le ipotesi su cui si fondano i Business Plan.
Pensiamo che sia stata una giornata di provocazione positiva: una riflessione su cosa sarebbe possibile fare di più e meglio nella progettualità strategica.

Vogliamo continuare ed approfondire il dibattito su questo Blog.

lunedì 26 maggio 2014

Ma quanto è grande il cambiamento da attuare?

di
Francesco Zanotti



Il problema è che le nostre imprese devono ricominciare a produrre cassa. Per farlo devono riprogettare il nostro sistema economico.
Ok, sono tutti d’accordo … Forse.
Io credo che ancora sfugga la profondità del cambiamento.
Essa è stata evidenziata da un articolo di Paolo di Stefano sul Corriere a pag. 33 che parla della generazione dei nativi digitali. Ne tenta l’identikit. La cosa che mi ha colpito di più: “A parte computer e telefonini, non ci sono oggetti di culto il cui possesso è ambito.”.
Il nostro sistema di imprese industriali cerca di vendere oggetti che si illude siano ambiti. Si convinca che lo saranno sempre meno.
Se continua con questa convinzione non si riprenderà mai. Non ricomincerà più a riprodurre cassa.
Guardando la situazione attuale da questa prospettiva, come diventa banale la ricerca della competitività. Divento il migliore nel fare cose che non interessano più …


venerdì 23 maggio 2014

Aspettando il 28 maggio … Minibond: serve l’Advisor strategico

di
Francesco Zanotti


Fino ad ora si era sentito parlare di Advisor finanziario. Colui che supporta l’impresa per trovare le risorse che le sono necessarie.
Ora, la figura dell’Advisor finanziario è sufficiente quando le imprese devono crescere nella continuità. Quando le imprese possono crescere solo attraverso una rivoluzione della loro identità strategica, il solo Advisor finanziario non basta. Anzi, diventa controproducente. Serve l’Advisor strategico.
Infatti l’Advisor finanziario non riesce a stimolare, perché non ne ha le competenze, la progettualità strategica (quella che serve a riprogettare l’identità strategica) delle imprese. E, allora, è costretto, anche senza volerlo, ad affrontare i crescenti problemi dell’impresa con la logica della sopravvivenza: aiutarla a superare la nottata della crisi sperando che autonomamente nasca il sole della ripresa. La sua “tecnologia di fondo” è la contiguità: la rete di amicizie di cui gode all'interno, soprattutto, del sistema bancario. Poi questa contiguità, a mano a mano che si scende nella dimensione dell’impresa, diventa qualcosa di più oscuro. E si sviluppa in pericolose contiguità con gli organi periferici delle banche.
Detto diversamente, per essere chiari fino in fondo, l’Advisor finanziario che gestisce grosse operazioni finanziarie (che, poi, alla fine, sono sempre di più ristrutturazioni del debito) si qualifica per le relazioni con i vertici delle banche. L’Advisor finanziario che si occupa di PMI si qualifica per le relazioni con i vertici locali. E questa contiguità assume aspetti tanto più oscuri quanto più i problemi delle imprese si aggravano. In sintesi, la cultura che permette la sopravvivenza delle imprese è, oggi, quella del capitalismo relazionale. Le probabilità di successo di questa “strategia” sono calanti. Anzi, è questa “strategia” che perpetua la crisi perché illude le imprese che si possa far sopravvivere il passato.
Invece, una impresa può superare la crisi solo attraverso un progetto di Futuro (un Business Plan, Piano industriale, chiamatelo come volete) alto e forte. E’ la somma di tutti i progetti alti e forti delle imprese che costruiranno il futuro di questo Paese. Per sviluppare progetti di futuro alti e forti è necessario che le imprese si dotino delle migliori conoscenze e metodologie di strategia d’impresa. E’ compito dell’Advisor strategico fornire queste conoscenze e metodologie e supportare le imprese nell'utilizzarle per generare Progetti di Futuro alti e forti. Quando un Progetto di Futuro è stato sviluppato, diventa semplicissimo trovare le risorse per finanziarlo. Questo discorso vale certamente anche per i minibond che hanno, appunto il compito di supportare Progetti di Futuro.


martedì 20 maggio 2014

Aspettando il 28 maggio … La voglia nascosta ma diffusa di conservazione

di
Francesco Zanotti


Leggo sul Sole24Ore l’articolo di fondo di Donato Masciandaro dal titolo: “Alle bancheeuropee servono i crash-test”. Per carità, articolo egregio, ma …
Una delle convinzioni chiave del Professore è: “... la vulnerabilità di ogni singolo intermediario è legata alla specificità del suo bilancio.“.
Ecco: no!
La vulnerabilità riguarda il futuro. Se l’ambiente in cui vivono le banche è tranquillo, allora la solidità del passato (di questo sanno parlare i bilanci) significa solidità futura.
Se l’ambiente è, invece, tutt'altro che tranquillo, allora quello che rivela la solidità della banca è il suo progetto di futuro. Fino a che il progetto di futuro è di sostanziale conservazione e difesa, qualunque sia la solidità attuale, non resisterà all'arrivo di un futuro completamente diverso del presente.
Noi stiamo sottoponendo i Progetti di Futuro (i Business Plan) delle principali banche ad uno “stress test” sulla voglia di futuro. L’abbiamo chiamato Rating Progettuale dei Business Plan. Il 28 maggio presenteremo i risultati di questo stress test.


venerdì 16 maggio 2014

Aspettando il 28 maggio … La qualità dell’impegno verso il futuro …

di
Francesco Zanotti

Prendete i Business Plan della maggiori società italiane, raccoglieteli in un libro …
Quale è il risultato? E’ il disegno del nostro sistema economico futuro, della nostra società futura?
Contiene un progetto per costruire un nuovo Rinascimento?
Se la risposta è “no”, allora siamo veramente nei guai. E i guai sono tanto più grandi quanto più questa somma di Business Plan è lontana dall'essere il Progetto di un nuovo Rinascimento.

Caro imprenditore, il tuo Business Plan è il progetto di futuro che desideri che tuo figlio continui? E’ anche il suo progetto di futuro? Contiene i suoi desideri di futuro e i desideri di futuro di tutti coloro che lavorano per te? E’ un documento che tutti leggono e rileggono con passione, che consigliano agli amici? Se la risposta a tutte queste domande è “no”, allora sei nei guai.

martedì 13 maggio 2014

Aspettando il 28 maggio Le tre tavolette

di
Francesco Zanotti


Il gioco delle tre tavolette è fondato su astuzia ed agilità. Ma è, appunto, un gioco che sfida e fa divertire la gente nelle fiere di paese. Poi la gente torna alle cose importanti.
Il problema è che con tre tavolette non si può fare granché! Non si costruiscono cattedrali!
Caro Imprenditore, ti senti bloccato su di un presente che ti sembra crudele, che distrugge il tuo lavoro di anni, che blocca la tua voglia di cambiare il mondo? Non pensare che questa situazione di crisi sia generata da macro eventi esterni. Se così fosse, potresti solo aspettare protezioni e prebende, perché i macro eventi esterni non li puoi gestire.
La crisi è generata dal fatto che tu disponi sono di tre tavolette cognitive che ti permettono di giocare solo a quel triste gioco di astuzia ed agilità che è la competizione.
Ma se giochi a quel gioco ti rinchiudi da solo nel recinto di qualche fiera da paese, di qualche arena competitiva molto artificiale che lascia fuori la vita.
Fuori da quella fiera triste che è la competizione c’è la vita. Un mondo che ha bisogno di costruire un nuovo futuro ed attende una tua proposta. Il tuo cuore desidera costruire questa proposta. Ma per riuscirci devi arricchire la tua mente di nuove risorse cognitive: nuovi modelli per leggere e progettare nuovi mondi. Perché con le tre tavolette di oggi non riuscirai mai ad uscire dalla fiera della competizione.
Se ragionerai sulle risorse cognitive ti accorgerai che  i macro eventi negativi che oggi ti affliggono sono generati dalla somma di tante imprese che non sono riuscite a smetterla col gioco delle tre tavolette sperando di portare il mondo in fiera. Cosa del tutto impossibile. Lascia le tre tavolette, prendi in mano nuovi strumenti: sarai costretto ad inventare nuovi giochi di vita. A costruire nuove cattedrali economiche e sociali come hai fatto nel passato.



sabato 10 maggio 2014

Aspettando il 28 maggio. Quale futuro possono leggere i giovani?

di
Francesco Zanotti


Prendete tutti i progetti di Futuro (banalmente definiti “Business Plan”) delle imprese più importanti di questo Paese: le Società degli Indici FTSE MIB e STAR della Borsa Italiana. Metteteli insieme in un Libro. Datelo ai giovani e dite loro: questo è il futuro che ci proponiamo di lasciarvi in eredità. Vi troverete un cammino verso un nuovo Rinascimento …

Ecco forse è meglio di no … quel Libro non sarebbe pieno di futuro …

giovedì 8 maggio 2014

Aspettando il 28 maggio … Esaminiamo il Piano FIAT Chrysler

di
Francesco Zanotti


Purtroppo sono d’accordo con gli scettici. Anche se  per ragioni radicalmente diverse.
Io non ho letto il Piano FIAT Chrysler. Quindi sono pronto a ricredermi se quello che indicherò come mancante (e che rende impossibile la realizzazione del Piano) poi nel Piano ci fosse. Ma dalla osservazione dei media emerge che al Piano presentato mancano tre elementi essenziali che ne pregiudicano la realizzabilità.
Infatti, ci sono i modelli, gli stabilimenti gli obiettivi. Ma mancano il mercato e l’organizzazione le persone.
Mi spiego.

Innanzitutto il mercato. Si formeranno mercati radicalmente nuovi e saranno frutto di processi emergenti. Intendo dire: si stanno scatenando processi che faranno emergere una nuova visione del trasporto sia personale che collettivo che sarà concretizzata in prodotti radicalmente diversi che saranno rappresentati da nuovi marchi. Una strategia che punti sui marchi esistenti è destinata al fallimento. La sfida è avviare e governare i processi emergenti del mercato.

Poi l’organizzazione. Quello che farà o meno il successo del Piano saranno i comportamenti concreti delle persone. Questi comportamenti fanno emergere una organizzazione informale che può essere finalizzata a far funzionare l’organizzazione formale (i processi produttivi e di vendita nel modo migliore possibile) o può essere un gigantesco freno.  Ancora una volta processi emergenti che richiedono opportune pratiche di governo perché se lasciati “da soli” non possono che generare una organizzazione informale disordinata.

Riflettendo su mercato ed organizzazione emerge un sfida di fondo: ma come si governano i processi emergenti? Quali filosofie e metodologie di Governo servono?
Di queste filosofie e metodologie di governo il mondo intero dell’automobile non sa praticamente nulla. Questo significa due cose. La prima è che il primo produttore che adotterà queste nuove filosofie e metodologie sbaraglierà gli avversari. Il secondo che FIAT Chrysler ha implicitamente dichiarato (non facendone menzione) che questo non è una sfida di suo interesse. Quindi questo produttore non sarà FIAT Chrysler.

Da ultimo: all’origine dei processi emergenti ci sono le persone.

Esse sono dotate di sistemi cognitivi che condizionano il pensare, il dire e l’agire. Anche il top management è condizionato dalle risorse cognitive di cui dispone. Se un Piano non prevede, come suo elemento costitutivo, una azione di sviluppo del patrimonio di risorse cognitive di tutti (ma del top management in particolare), anche se usasse le più avanzate metodologie di Governo, non approderebbe a nulla. 

mercoledì 7 maggio 2014

Chi fa anche i minibond... precisazione di CRIF Rating agency

di
Francesco Grande


Riceviamo, e con piacere pubblichiamo, un commento del Dott. Francesco Grande di CRIF Rating Agency all' articolo stampa apparso dopo la pubblicazione del nostro I rapporto sui minibond emessi al 14 Febbraio

Va fatta chiarezza su un punto molto importante: il Documento di Ammissione, su cui è stata imperniata l’analisi, non è l’unico documento pubblico disponibile agli stakeholder ma ad esempio – in presenza di un bond con rating pubblico – vengono pubblicati sul sito dell’Agenzia di Rating sia un comunicato stampa che un rating report all’interno del quale è possibile trovare informazioni accurate sul posizionamento competitivo dell’impresa, posizionamento strategico, previsioni economiche patrimoniali e finanziarie etc. Informazioni – pubbliche ribadiamo - che per i potenziali investitori assumono un’importanza almeno pari a quelle contenute nel Documento di Ammissione.
Ci chiediamo come sia possibile non tener conto di tutto ciò in uno studio così corposo e circostanziato. E soprattutto come sia possibile attribuire ai minibond quotati sull’Extramot PRO ed accompagnati da un rating pubblico  (Filca, Iacobucci, JSH) una valutazione in termini di ‘trasparenza finanziaria’ bassa come e talvolta addirittura di più degli altri minibond unrated.
E’ vero che le ‘mini-obbligazioni’ con rating rappresentano ad oggi la percentuale non preponderante dei titoli quotati sull’ExtraMot Pro; è vero anche, tuttavia, che non si rende giustizia a questo nuovo importante segmento di mercato se ne vengono evidenziati elementi di opacità anche quando, al contrario, il livello di informativa pubblica sull’azienda emittente è ben più alto degli standard, e ciò è reso possibile anche grazie al rating”.
Francesco Grande
Marketing & Business Development Director


Continuiamo il dialogo
di
Luciano Martinoli



Precisiamo che vi sono state alcune incomprensioni, amplificate dall'articolo della stampa ma specificate nel rapporto, riguardo le scelte metodologiche e la natura delle fonti della nostra ricerca.
Riguardo la natura si è scelto di raccogliere gli elementi da valutare da "documenti pubblici" intendendo per "pubblici" non quelli semplicemente disponibili a chiunque ne avesse fatta ricerca ma da fonti "pubbliche": Consob, Borsa Italiana. 
La scelta metodologica del "Documento di Ammissione" è inoltre dettata dall'esigenza di disporre di documenti dal formato omogeneo e, sopratutto, disponibili per tutte le emittenti, e non solo per le tre per cui era disponibile il rating. Ciò ci ha permesso di effettuare il confronto, oggetto del rapporto, e consentire valutazioni trasversali.
Rimane incomprensibile, ma di ciò va fatto addebito alle emittenti, la povertà di contenuti e indicazioni strategiche nei Documenti di Ammissione anche in presenza dei Business Plan e di conseguenti Rating pubblici. 
Questo ultimo punto, come gli altri e il rilievo fatto dal Dott. Grande, evidenzia ancora una volta come il tema della progettualità strategica, e il documento che lo descrive (Il Business Plan), siano purtroppo  tenuti in bassa considerazione dalle aziende. Esso è visto soltanto come un mero adempimento burocratico e non come oggetto dell'emissione  e, ancora più grave, non viene considerato come il progetto di futuro dell'azienda, di cui tutte dovrebbero disporre indipendentemente dalla volontà di operazioni finanziarie.

martedì 6 maggio 2014

Preparando il 28 maggio: nessun progetto di futuro!

di
Francesco Zanotti


E’ inutile insistere: il sistema imprenditoriale italiano non ha voglia di un futuro diverso dal passato. Nella maggioranza, le imprese stanno aspettando che qualche Governo Magico riesca a cambiare il mondo in modo che esse possano tornare a guadagnare come prima, facendo le stesse cose di prima.
Non ci credete? Allora date una occhiata ai Progetti di Futuro delle imprese (ai loro Business Plan): quando ci sono, sono semplici budget che descrivono come si spera andrà l’impresa dopo che qualche Governo Magico sarà riuscito a fermare il tempo sulle ore del passato.
Volete una verifica? Chiedete ad un imprenditore cosa, secondo lui, deve contenere un Progetto di Futuro (un Business Plan). Non lo sa!
E questo non vale solo per le famose PMI. Vale soprattutto per le imprese maggiori, per le banche, le assicurazioni etc.
Ma forse davvero può arrivare un Governo Magico … Ovviamente no! Avremo un futuro di sviluppo solo se costruiremo una nuova economia ed una nuova società. E questo costruire può partire solo dal basso costruendo imprese che offrano prodotti (o eroghino servizi) radicalmente diversi, producano e distribuiscano altrettanto diversamente, abbiamo un rapporto co-evolutivo con la Natura.
Ma come si fa a ricostruire una voglia matta di un futuro diverso dal presente? Parleremo di tutto questo il 28 maggio.

venerdì 2 maggio 2014

Ricordando Emilio Riva

di
Francesco Zanotti


Sul Sole 24 Ore in edicola il 1° maggio Antonio Gozzi (Presidente di Federacciai) commemora Emilio Riva da poco scomparso. Ne racconta i successi e l’amarezza profonda per come questi successi si sono trasformati in quella che Riva riteneva essere una vera e propria persecuzione.
Ovviamente il massimo rispetto sia per l’uomo che per l’imprenditore. Ma la sua storia (la gloria e la caduta) mi sembra un ologramma della storia del nostro sistema imprenditoriale.
E’ importante capire le ragioni che hanno causato la caduta per eliminarle e tornare a costruire sviluppo. Le ragioni attengono all'insufficienza delle risorse cognitive (degli imprenditori e, generalizzando, di tutta una classe dirigente), la soluzione consiste nel fornire nuove risorse cognitive agli imprenditori e a tutta la classe dirigente.

Mi spiego. Quando una impresa ha successo, significa che l’imprenditore è riuscito a sviluppare un Progetto di Futuro nel quale si sono riconosciuti (e, quindi, hanno accettato di partecipare a realizzarlo) un vasta coalizione di persone ed attori, interni ed esterni all'impresa. Per sviluppare questo progetto l’imprenditore ha usato tutte le risorse cognitive di cui disponeva “spontaneamente”. Un insieme di modelli per leggere e comprendere le persone, i mercati e la società.
Ora, il mondo non si ferma. Le persone, i mercati, la società cambiano. Meglio: evolvono. Purtroppo le risorse cognitive dell’imprenditore, no! E non è colpa sua. Non esistono sforzi né del Pubblico né del privato, per consentirgli di, continuamente, aumentare le armi cognitive di cui dispone per fare evolvere il suo progetto insieme alla società. Di più: per diventare il motore di sviluppo della società. Per far sì che il suo progetto sia costantemente un ologramma “etico ed estetico) della società futura.
Ed allora l’imprenditore non riesce neanche a vedere i cambiamenti delle persone, dei mercati delle società come occasione preziosissima di evoluzione del proprio Progetto di Futuro. Se ne accorge solo quando questi si manifestano come minacce al suo progetto originario di impresa. E la sua reazione è difensiva (qualche volta aggressiva), fino alla disperazione.
E’ un grave delitto perpetrato da tutti coloro che dovrebbero garantire all'imprenditore un continua possibilità di aggiornamento di “modelli di pensiero”. Soprattutto di quei “modelli di pensiero strategico” che sono le conoscenze e le metodologie di strategia d’impresa.
Il delitto è perpetrato con una aggravante: si spinge l’imprenditore ad una visione “minimalista” della conoscenza. Non gli si dice che la conoscenza è una miniera di modelli di pensiero che sono la sua arma progettuale fondamentale per costruire il futuro. Gli si dice che la conoscenza nobile proprio perché è esterna all'impresa. Che deve sponsorizzare per farsi perdonare il fatto che guadagna.
Il Cavalier Riva non si è dotato (soprattutto per colpa di coloro che avrebbero dovuto aiutarlo a farlo) delle risorse cognitive adatte a fare evolvere il suo progetto industriale. E così, piano piano, esso è diventato estraneo sia alla natura che alla Società.


Amici, la via dello sviluppo è solo è soltanto la via della conoscenza. La via dello sviluppo delle imprese è nell'utilizzo, a fini progettuali, delle più avanzate conoscenze e metodologie di strategia d’impresa.