"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

venerdì 27 ottobre 2017

Ma la banca è una "impresa"?

Le analisi dei giornali sulla recente riammissione in borsa di MPS fa sorgere tale dubbio a un uomo della strada quale io sono.



Il quesito mi è sorto spontaneo dopo la lettura dell'analisi apparsa sul sole24ore del 26 ottobre (L'idea del terzo polo). L'articolo tratta le ipotesi di uscita dello Stato, che arriverà a possedere poco meno del 70%,  dal capitale della banca e che potrà avvenire in tre possibili forme.
Esse sono: la vendita della propria quota in borsa, la cessione ad un altro gruppo bancario o la fusione con un altro istituto domestico. Tutte e tre sono, in misura diversa, condizionate da alcuni fattori. Il primo è quello delle "valutazioni di mercato al momento della way out". Chi e cosa le determinerà?

lunedì 23 ottobre 2017

Google e Facebook: troppo grandi per non preoccuparsi


I due colossi stanno continuando a crescere, realizzando ricavi, utili e capitalizzazione di borsa sempre maggiori. In USA, e non solo, crescono le preoccupazioni per la loro capacità di turbare la vita politica e sociale. Timori fondati o ingiustificato desiderio di controllo da parte delle autorità?

Gli Stati Uniti non sono certo il paese dove è inibita la libera iniziativa. E' il luogo, però, dove per primi hanno compreso il pericolo dei monopoli e per primi lo hanno fronteggiato. La prima legge per limitare i danni dei cartelli e dei monopoli, lo Sherman Antitrust Act, è datata 1890. Da allora, a fasi alterne, vi è sempre stato un susseguirsi di azioni di contenimento, ma anche allentamento, dell'azione delle corporation le quali se da un lato contribuivano alla prosperità del paese dall'altro, nella loro foga di crescita senza limiti, ne potevano compromettere l'indipendenza e la stabilità. I fenomeni Google e Facebook però hanno alcune caratteristiche che le rendono più insidiose, e difficilmente controllabili, dei giganti dell'economia brick & mortar.

martedì 17 ottobre 2017

L’Economia: meno “triste” ma sempre presuntuosa.


Il premio Nobel per l’Economia a Richard Thaler rappresenta un ulteriore passo della disciplina verso quelle “scienze umane” dalle quali si allontanò poco dopo il lavoro fondante di Adam Smith (La Ricchezza delle Nazioni). Ciononostante ha ancora strada da percorrere per rinunciare alla presunzione, mica tanto implicita, di conoscere sempre ciò che è meglio per ognuno di noi. 

Il premio a Thaler è l’ultimo colpo, in ordine di tempo, a quell’idea di razionalità, incarnata dalla metafora dell’homo oeconomicus, che è stata finora centrale nell’analisi economica. Tale idea ha mostrato ripetutamente tutti i suoi limiti a causa delle sue deludenti prestazioni in ambito predittivo. Da diverso tempo allora l’economia si è rivolta ad altre discipline, soprattutto psicologia, per trovare modi più efficaci e convincenti di spiegare il comportamento umano nell’ambito delle scelte economiche e, così facendo, cercare di prevederlo.
Se, come è stato detto in un articolo di qualche giorno fa, il premio rallegra la “scienza triste”, come fu definita da Thomas Carlyle, è ancora lunga la strada affinchè rinunci ad essere una “scienza presuntuosa”. 

giovedì 12 ottobre 2017

Laplace è l’Intelligenza artificiale


Sembra che il principale utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (IA) nel mondo degli affari sia come tecnologia predittiva. Una tale assunzione, però, poggia su una visione del mondo “laplaciana”, smentita dalla realtà e dalle conoscenze scientifiche.

Laplace credeva fermamente nel determinismo causale: “Possiamo considerare lo stato attuale dell'universo come l'effetto del suo passato e la causa del suo futuro. Un intelletto che ad un determinato istante dovesse conoscere tutte le forze che mettono in moto la natura, e tutte le posizioni di tutti gli oggetti di cui la natura è composta, se questo intelletto fosse inoltre sufficientemente ampio da sottoporre questi dati ad analisi, esso racchiuderebbe in un'unica formula i movimenti dei corpi più grandi dell'universo e quelli degli atomi più piccoli; per un tale intelletto nulla sarebbe incerto ed il futuro proprio come il passato sarebbe evidente davanti ai suoi occhi” (dal suo Essai philosophique sur les probabilités).

martedì 10 ottobre 2017

Ab aeterno


Circolano ancora tesi che le attività imprenditoriali siano istituzioni necessarie ed eterne e che la società le debba sostenere ad ogni costo. Ma non dovrebbe essere il contrario, ovvero che sono le imprese che devono servire alla società nel suo complesso?

Lo spunto viene dall’articolo del sole24ore che riporta la notizia della chiusura di due importanti stabilimenti automobilistici in Australia con la conseguente perdita di posti di lavoro. In aggiunta vi è la dichiarazione di Marchionne che afferma “presto la pressione di nuovi attori sarà inesorabile, specie in un mondo conservatore e lento a reagire come quello dell’auto…nel mercato di massa il marchio non sarà più così importante”.

venerdì 6 ottobre 2017

Gli NPL e il teorema del lampione


La recente consultazione sugli NPL, lanciata da BCE e aperta fino a inizi dicembre, ha scatenato una ridda di polemiche, preoccupazioni e indignazione solo su alcuni aspetti del problema. Altri, ben più importanti, non sono stato oggetto di analisi. Una ulteriore conferma del "teorema del lampione".

E' Credit Suisse che, in una nota, ci ha azzeccato: "L’intento della Bce è di evitare la creazione di un elevato stock di Npl per il futuro". Peccato però che la Banca Centrale si sia limitata agli effetti del loro accumulo definendo solo i termini di tolleranza e rendendoli anche più penalizzanti.
Poteva fare qualcosa di più, ad esempio essendo più precisa a proposito di come si creano gli NPL e disciplinando i comportamenti per evitare il loro formarsi?

mercoledì 4 ottobre 2017

In economia causa ed effetto non esistono


A fronte di recenti segnali positivi sull'economia del nostro paese, è partita una gara di celebrazioni da parte di chi ha realizzato o reclamato interventi i quali, ex post, vengono presentati come la loro causa. Dall'altra parte dell'Atlantico si ragiona invece su evidenze che dimostrano il contrario. 

In una lettera del Presidente di Confindustria, pubblicata sul sole24ore qualche giorno fa, Vincenzo Boccia sottolinea la bontà di "scelte ben precise di politica economica che hanno avviato quello che possiamo chiamare l’inizio di un circolo virtuoso dell’economia: più investimenti privati, più export e quindi più occupazione. Attivando così anche la domanda."

Più avanti il ragionamento è reso più esplicito indicando "la strada da continuare a seguire anche nella capacità di raccontare in termini oggettivi quanto sta accadendo: cause, strumenti di politica economica, effetti, ovvero più investimenti, più export, più occupazione."

Ma è davvero così?