"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

venerdì 31 maggio 2013

Non di soli incentivi … vivono le imprese

di
Francesco Zanotti


Il Consiglio dei Ministri di oggi dovrebbe approvare qualche incentivo per qualche settore economico. Certamente sul breve è una boccata di ossigeno, ma …
Se le imprese hanno bisogno di incentivi all'acquisto, significa che quello che vendono sta perdendo di interesse. Se ne compra meno perché interessa meno. Oppure (e le due ragioni si sommano) il mercato non riconosce ai beni prodotti il valore che serve all'impresa per sopravvivere.
Mi si può obiettare: ma è colpa della crisi! Ma è uno scambiare le cause con gli effetti.
La crisi che stiamo vivendo non è una congiuntura negativa che ogni tanto capita nell'economia. Non è stata generata dalla crisi finanziaria (anche questo è un effetto). E’ una crisi di senso: i prodotti e i modi di produzione della società industriale hanno generato il benessere attuale. Ma oggi non sono più interessanti e sostenibili.
Certo che se si inizia a valutare e comprare meno e non si sviluppa un sistema industriale ed economico diverso questo valutare e comprare meno genera un avvitamento complessivo. L’effetto si trasforma in causa.
Conclusione? Imprenditori e Top Manager immaginate futuri diversi dal vostro passato. Per farlo usate i nuove schemi cognitivi che sono forniti dalle nuova conoscenza strategico organizzative. Provateci, vedrete che funziona.

Oppure cambiamo radicalmente le regole del gioco e diciamo che le imprese non sono attori che generano soldi, ma burocrazie che devono essere mantenute.

venerdì 24 maggio 2013

Giorgio Squinzi: un piagnisteo

di
Francesco Zanotti



Una platea che applaude, sindacalisti compresi. Un sistema dei media che fa da cassa di risonanza. Di cosa? Del piagnisteo collettivo di una classe dirigente che non riesce a liberarsi di schemi cognitivi poveri. E cerca la sua sopravvivenza urlando sempre più forte quello che gli schemi cognitivi in uso permettono loro di vedere e di dire. Ma del tutto incapaci di usare nuovi schemi cognitivi che permetterebbero di trasformare velocissimamente la crisi in sviluppo. Anzi, ogni proposta di nuovi schemi cognitivi è considerata la minaccia più subdola e da contrastare. Lesa maestà, cioè: lesa classe dirigente.

Mi spiego. Le proposte che Giorgio Squinzi ha fatto ieri all'Assemblea di Confindustria sono quasi tutte richieste al Governo, direttamente o indirettamente di soldi. Le richieste alle imprese sono quelle di fare ricerca ed aumentare la produttività. Ma sono richieste retoriche perché non si indica cosa e come fare, oltre che tornare sempre al Governo: dagli sgravi fiscali al resto. Ecco perché parlo di piagnisteo.
Si dimentica, insomma, che è l’impresa che deve produrre ricchezza da distribuire secondo norme definite dalla collettività. E non lo Stato che deve puntellare un’impresa che non produce più ricchezza.

Ma veniamo a qualche dettaglio. E i dettagli li propongo in positivo: cosa mi sarebbe piaciuto sentir dire.

Mi sarebbe piaciuto sentire dire non “Difendiamo questa industria”. Ma mi sarebbe piaciuto sentire una visione di quale tipo di industria (e conseguentemente di servizi) egli vuole costruire nel futuro. Perché è oramai acclarato che questo tipo di industria ha fatto il suo tempo. Tanto è vero che troppe (e torno al discorso di prima) riescono a stare in piedi solo con stampelle sempre più robuste fornite dallo Stato.

Ma è possibile un’altra industria?
Leggete ad esempio l’intervista a Chris Bangle su Affari & Finanza del 20 maggio. Cito solo una frase “… l’auto che si guida da sola non esiste, anche se io ci ho lavorato. Oggi abbiamo un’auto normale modificata per andare da sola. Un bel business sarebbe una macchina concepita solo per questo. Ma non è quello che stanno facendo”. E’ un primo spiraglio su di una nuova industria. Pensate, poi, alle stampanti 3D ed alla loro evoluzione possibile. Pensate alle possibilità di generazione locale di energia. Intravvedete subito una nuova modalità di produrre oggetti che manderà in soffitta la gran parte delle grandi fabbriche, delle grandi unità di generazione di energia, le tipologie di materie prime utilizzate, tutto un sistema logistico.

Passiamo alla ricerca scientifica. Non sa Squinzi che è oggi essenziale dire quale scienza si vuole perseguire dopo che la visione della Big Science è caduta in una assurda autoreferenzialità che la porta a costruire visioni del Tutto, scoprendo poi che il tutto di cui parlano questa visioni è solo il 4% della materia energia dell’Universo? Di quale scienza parla e quale ricerca propone?

Mi sarebbe piaciuto sentire non un accenno retorico alla “produttività”. Ma una proposta su come aumentarla effettivamente. Mi sarebbe piaciuto sentirlo dire che è impossibile innovare veramente il modo di lavorare quando l’attuale classe manageriale si rifiuta (letteralmente) anche solo di ascoltare quanto le nuove scienze organizzative hanno scoperto e continua a dirigere ancora come Taylor auspicava. Mi sarebbe piaciuto sentire il Presidente Squinzi auspicare un grande progetto di alfabetizzazione organizzativa e di ricerca sulle organizzazioni.

Ma le imprese non ci pensano? Se lo fanno in antri segreti e poi non mettono in pratica quanto hanno scoperto la risposta è: no! Guardate ai Progetti Strategici resi disponibili dalle società quotate. Lì dovreste trovare le visioni del futuro delle imprese. Bene, invece, spesso non trovate proprio nulla. E quando trovate qualcosa … il foglio Excel come linguaggio prevalente. Numeri per estrapolare il futuro dal passato. Mi sarebbe piaciuto sentire dire al Presidente Squinzi che serviva una nuova progettualità strategica ed era importante diffondere le conoscenze per realizzarla …

In sintesi, mi sarebbe piaciuto sentire il Presidente Squinzi parlar dei Segni del Tempo Futuro, invece di chiedere allo Stato di far sopravvivere i tempi passati.

Non ho sentito nulla di tutto questo. Purtroppo.


martedì 21 maggio 2013

Una BCE che batte moneta e fornisce conoscenza


di
Francesco Zanotti


Sappiamo cosa accadrà a questa proposta: quello che accade a tutte le innovazioni profonde.
Prima derise, poi combattute, poi realizzate.
Eccola la proposta: battere moneta e fornire conoscenza.
La crisi attuale è una crisi di perdita di senso della società industriale. In particolare del suo sistema economico. Non si tratta di diventare neo-liberali o neo-rivoluzionari. Si tratta di riconoscere, da un lato, che una società che ha svolto una grande funzione storica oramai ha fatto il suo tempo.
E’ dall'altro che in mille luoghi della società attuale stanno nascendo milioni di Segni che raccontano pezzi di storia di una diversa società futura.
Limitiamoci all'economico. Le imprese industriali dovranno fornire manufatti radicalmente diversi da quelli attuali costruiti con processi produttivi altrettanto diversi. Le imprese di servizi dovranno fare altrettanto.
Per costruire un nuovo sistema economico occorre fornire alle imprese nuovi schemi concettuali (nuove risorse di conoscenza) per uscire dagli schemi tipici della società industriale e progettare nuove imprese. E fornire loro nuove risorse finanziarie.
La proposta di fornire nuove risorse di conoscenza sembra “indolore”. Lo è meno se si pensa al fatto che tutta una classe dirigente dovrà imparare cose di cui oggi non conosce nemmeno l’esistenza. Ad esempio, le metodologie e le conoscenze di strategia d’impresa.
La proposta di fornire nuove risorse finanziarie ha bisogno di essere dettagliata per mostrare tutta la sua “rivoluzionarietà”. Intendo dire che per finanziare nuovi progetti non bisogna dirottare verso di essi risorse finanziarie esistenti. Occorre battere nuova moneta. Ripeto: ogni nuovo progetto va finanziato col battere nuova moneta.
Fornendo alle imprese nuova moneta e nuova conoscenza si avvia la costruzione di un nuovo sistema economico ed una nuova società.
La moneta la deve battere la BCE. E la nuova conoscenza? Immaginate una BCE che diventa non solo chi crea moneta, ma che crea continuamente nuova conoscenza … Se crediamo che la conoscenza è un valore, ecco che anche gli scrupoli contabili svaniscono …

domenica 12 maggio 2013

Il lavoro e la CONSOB


di
Francesco Zanotti


La CONSOB potrebbe fare molto per il lavoro, ma non lo sa e non lo fa! Potrebbe fare più del Governo, senza bisogno di investimenti e con grande efficacia e tempestività. Anche perché la sua azione potrebbe essere catalizzatrice di eventi  “rafforzanti” …
Per comprendere questa tesi, occorre riprendere in mano il filo dei fondamenti.
Il lavoro “sano” può essere generato solo dallo sviluppo delle imprese. E lo sviluppo delle imprese può venire solo da loro profondi cambiamenti di identità: devono offrire prodotti e servizi diversi dagli attuali.
Dimostra questa tesi il fatto che le imprese sono tanto più in crisi quanto più quello che offrono sul mercato è banale, già visto, prodotto da troppi. Prodotti e servizi scontati che costringono a scontare. Continuamente a scontare il prezzo, intendo.
Allora occorre che le imprese siano soprattutto orientate a progettare il futuro. E, per farlo, per far sì che il loro futuro sia diverso dal loro passato, devono abbandonare gli occhiali con i quali hanno fino ad oggi guardato il mondo e usare altri occhiali, altri punti di vista. Più tecnicamente; devono usare conoscenze che non hanno mai esplorato ed usato: le conoscenze di strategia d’impresa. Sono queste conoscenze che possono permettere di valutare quanto il passato abbia esaurito la sua carica vitale e scoprire quali altri futuri sono percorribili.
Ma cosa c’entra la CONSOB?

domenica 5 maggio 2013

La PA non paga i debiti per un problema cognitivo


di
Francesco Zanotti


La nostra tesi è che noi stiamo vivendo una crisi che è generata dall'usare sistemi cognitivi inadeguati. Sembra una tesi astrusa, ma è, invece, molto pratica.
Perché la PA non paga i debiti? Perché lo Stato non ha i soldi? E no! Non lo fa perché il bilancio dello Stato viene espresso per cassa. Usando questo "schema cognitivo", si ottiene che i debiti emergono solo quando lo Stato li paga. E’ una paradosso: se si ragiona per cassa, austerità non significa non fare i debiti. Significa non pagarli. Tu Stato puoi fare tutti i debiti che vuoi nei confronti dei tuoi sudditi (non mi viene la parola cittadini), sarai lo stesso “austero”: basta che non li paghi. E puoi farlo perché hai costruito un sistema di leggi dove certamente lo Stato non è uguale ai sudditi. Si, sudditi, se lo Stato può fare quello che vuole, ma i sudditi no, sono (siamo) davvero solo sudditi!

venerdì 3 maggio 2013

La sconoscenza


di
Francesco Zanotti



Oggi sul Sole 24 Ore appare un articolo di Alessandro Plateroti dal titolo: “All'impresa non bastano i tassi”.
Articolo pregevole dal punto di vista finanziario. Fatto da chi di finanza se ne intende.
Ma sbaglia sulla pietra angolare.
Egli sostiene che è necessario che qualcuno sappia valutare chi merita di essere sostenuto con la finanza e chi no. Ebbene, oggi chi si occupa di finanza non ha gli strumenti necessari per fare queste valutazioni.
E, quindi, si rischia di trovare il modo di far giungere risorse finanziarie alle imprese, ma senza saper discriminare tra chi le butterà via e chi le userà per costruire sviluppo.

Dott. Plateroti, è un tema banale? Vale la pena di parlarne?

Prima di rispondermi, faccia una verifica.

Prenda un testo moderno di strategia d’impresa (es: Images of Strategy), prenda la rivista di riferimento di chi si occupa di strategia d’impresa (lo Strategic Management Journal) e confronti le conoscenze che “raccontano” con le conoscenze che vengono usate per valutare gli affidamenti, per disegnare progetti di ristrutturazione del debito, per valutare imprese. Scoprirà che nessuna di esse viene usata.

Aggiunga un’altra osservazione: usando queste fonti è possibile anche aiutare le imprese a disegnare nuovi progetti strategici per inventarsi nuove identità. Perché non è possibile attendere che vi sia una ripresa di questo sistema industriale: occorre rivoluzionarlo.

Dopo verifica e riflessione non potrà non aggiungersi a noi nel dichiarare che davvero il problema fondamentale che abbiamo di fronte è la “sconoscenza”.

Non mi dilungo ulteriormente perché tutti questi temi sono stati affrontati abbondantemente nei nostri blog.

mercoledì 1 maggio 2013

Un Primo maggio purtroppo solo ridistributivo


di
Francesco Zanotti

Oggi Primo maggio: il lavoro.
Ascoltiamo la voce di Confindustria: pagamenti della pubblica Amministrazione, riduzione del costo del lavoro, investimenti in infrastrutture.
Ascoltiamo Susanna Camusso: redistribuiamo!
Ascoltiamo gli artigiani: facilitiamo il credito.
Bene supponete che tutti queste richieste vengano esaudite. Ipotesi quasi impossibile anche perché Confindustria vuole grandi infrastrutture e Camusso vuole ristrutturare città e territorio. Ma supponete anche che la BCE garantisca a tutti liquidità per tutto.
Ecco io credo che non avremo ancora risolto nulla.
Il problema è che una parte crescente del nostro sistema industriale costruisce prodotti che non hanno più storia e li produce consumando risorse naturali in modo insostenibile. Una crescente parte del nostro sistema industriale non produce più valore economico, sociale, culturale, ambientale. Conseguentemente, rischia di perdere senso tutto il sistema di servizi che lo supporta e lo Stato che si nutre del valore prodotto dalle imprese industriali e di servizi.
Allora, mentre si cerca di fare tutte le cose che tutti desiderano, occorre avviare un grande sforzo progettuale ed ogni livello. E perché non sia uno sforzo vano, occorre fornire a tutti i “progettatori” (cioè proprio a tutti i cittadini) nuove risorse di conoscenza. Perché la progettualità attuale è solo capace di rivendicazioni. Che, anche se giustissime, non bastano.
Lo dico più esplicitamente: è la classe dirigente politica, imprenditoriale e sindacale che si deve dotare di nuove risorse cognitive.